Lavoro, tasse, diritti, istruzione, riforme: cosa ci attende nel 2014
Il 23 dicembre il Presidente Enrico Letta ha rilasciato la tradizionale conferenza di fine anno del presidente del Consiglio. Qualche bilancio e tanti progetti in campo per il 2014: lavoro, fisco, giustizia le prime riforme all’ordine del giorno, cui seguiranno quelle istituzionali come la fine del bicameralismo perfetto, l’abolizione delle Province dal testo costituzionale, il referendum per le grandi modifiche
Il Presidente Letta ha dichiarato che quello che sta finendo, il 2013, deve essere considerato l’anno in cui la parte più dura della crisi è terminata e si può passare, dal 2014, alla fase di “riabilitazione”, in cui si comincia a recuperare quanto si è perso in termini di crescita economica, di fiducia, di tempo per l’attuazione delle riforme.
La conferenza di fine anno è un appuntamento tradizionale al quale ogni Presidente del Consiglio partecipa per fare – davanti ai giornalisti italiani e stranieri – un bilancio delle attività svolte dal Governo ma soprattutto per dare informazioni su quanto ha intenzione di fare nell’anno successivo.
A organizzare tale conferenza è l’Ordine dei Giornalisti, ed è stato proprio il Presidente dell’Ordine, Vincenzo Iacopino, ad aprirla, con un breve discorso introduttivo di cui riportiamo di seguito uno stralcio in video:
Potete ascoltare il resto dell’intervento del Presidente Iacopino nel seguente file audio:
Ascolta qui l’intervista audio
Il Presidente del Consiglio, Enrico Letta, ha voluto iniziare esprimendo subito il cuore della riflessione di fine anno: il punto che ci consegna questo anno 2013 è che l’Italia, in un colpo, ha recuperato 30 anni del calendario, perché il 2013 ha rappresentato la svolta generazionale. Il mondo ci ha sempre visto come un Paese non in grado di produrre una leadership di quarantenni, come nel resto del Globo. Abbiamo invece dimostrato di saper cambiare, con una svolta senza precedenti nella storia repubblicana – a parte l’immediato dopoguerra quando la generazione “anziana” era stata spazzata via dalla guerra. I gruppi dirigenti fino a questo anno erano sempre formati da sessantenni o settantenni. Ora le cose sono diverse, la svolta generazionale è arrivata e questa generazione, oggi messa alla prova, non può assolutamente fallire.
Il presidente Letta ha voluto lanciare un messaggio ottimista: l’Italia ce la farà perché la crisi è dietro le spalle e, anche se le tensioni politiche sembrano essere al massimo, l’anno prossimo le nostre istituzioni si riformeranno in modo compiuto e potremo parlare di dati economici ben diversi dagli attuali.
Dopo questa iniezione di ottimismo i giornalisti hanno iniziato a presentare le proprie domande e la prima interesserà le lettrici e i lettori del nostro giornale: se l’obiettivo è la crescita senza intaccare i conti pubblici, vuol dire che si utilizzeranno le risorse extra provenienti dalla spending review e dalla lotta all’evasione fiscale, ma a chi si destineranno tali risorse?
Il Presidente Letta ha risposto (potete ascoltarne l’audioregistrazione) con due principali argomenti: lavoro e stabilità. Nel primo caso ha ricordato di aver sempre detto di voler creare un fondo per poter abbassare la tassazione, sia quella riguardante il lavoratore che il datore; nel secondo caso ha spiegato chiaramente quale sia il peso della mancanza di stabilità nel nostro sistema economico. Se il resto del mondo ci considera poco stabili dal punto di vista politico, perde la fiducia e ci compra il debito pubblico solo a costo di interessi altissimi; se al contrario vede un governo stabile, che può realizzare quanto si è prefisso, allora compra il debito pubblico a interessi più bassi. A causa dell’instabilità si pagano miliardi di euro ogni anno solo di interessi, ma durante il 2013 il costo di tali interessi è stato “solo” di 83 miliardi di euro, dal momento che il mondo ci ha visti più stabili. In questo modo sono stati risparmiati oltre 5 miliardi di euro; è quello che Letta definisce il “dividendo della stabilità”.
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Un’altra domanda la cui risposta può essere utile alle nostre lettrici e ai nostri lettori è quella relativa all’IMU. Domanda che è stata per il presidente Letta l’occasione per annunciare i provvedimenti che verranno definiti a gennaio riguardanti le riforme fiscali, che andranno dalle norme antielusione a quelle di riscossione, passando per la riforma tanto attesa del catasto. Sempre a gennaio, i Ministri affronteranno anche altri temi scottanti, come quello dell’antiriciclaggio, del rientro dei capitali italiani dall’estero, del contrasto all’illegalità e della lotta alla criminalità organizzata.
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Quello che il Governo Letta ha intenzione di fare è stipulare un “contratto di programma” con tutte le forze politiche che vorranno sostenere il Governo. Tale accordo verrà siglato nel mese di gennaio e conterrà vari punti di riforme da attuare durante questa legislatura:
- fiscalità meno pesante sul mercato del lavoro, da realizzarsi entro il 2014;
- riforme istituzionali per snellire le procedure burocratiche;
- riforme costituzionali per eliminare le Province;
- Riforma per cancellare il bicameralismo perfetto (in cui entrambe le Camere hanno gli stessi pieni poteri di fare le leggi, effettuare il controllo, votare la fiducia, ecc.);
- Giustizia: affinché arrivino capitali dall’estero perché gli investitori trovano un clima favorevole e non oscurato dalla criminalità e dall’illegalità.
Riguardo alla giustizia, e collegandola ai diritti civili, il Presidente ha aggiunto, rispondendo ad ulteriori domande dei giornalisti presenti, che parlare di amnistia o indulto non spetta al Governo bensì al Parlamento ma che, facendo riferimento alle carceri stracolme, si può pensare a nuove norme sulla custodia cautelare, dal momento che oltre il 30% dei detenuti è in attesa di giudizio. Letta ha fatto riferimento alla possibilità degli arresti domiciliari e a quella del braccialetto elettronico.
Collegato all’argomento dei diritti civili non poteva mancare la domanda sugli sbarchi dei clandestini e sulla situazione dei Centri di accoglienza profughi. Le cifre sono agghiaccianti: nel 2013 gli sbarchi si sono più che triplicati e i centri di accoglienza non reggono gli attuali 16mila rifugiati che contengono. L’abbondanza di pratiche burocratiche che si è costretti a seguire fa sì che la permanenza si prolunghi, dunque il Presidente del Consiglio ha parlato dei passi fatti per affrontare la situazione con il progetto Mare Nostrum, di controllo delle “navi della morte” per rilevare e bloccare i “commercianti di esseri umani” e soccorrere chi ha bisogno di aiuto. Ha fatto anche riferimento al supporto dell’Unione Europea, grazie ai programmi Frontex ed Eurosur ma ha ribadito che “altri passi dobbiamo farli noi”. Tra questi, in primis, la revisione dei centri di accoglienza e della loro burocrazia.
Sono stati tanti gli argomenti toccati dal Presidente Letta in occasione di questa conferenza stampa di fine anno, dall’europeismo alla politica estera nei confronti di Iran e Palestina/Israele; dal conflitto di interessi alla nuova legge elettorale; ma le priorità per il 2014 saranno: l’istruzione e la lotta alla povertà delle famiglie causata dalla crisi, ad esempio con un supporto già sperimentato che ha dato buoni risultati: il bonus bebé. E, tra gli altri interventi collegati, la riforma dell’ISEE e quello sugli esodati.
Il Presidente ha infine tenuto a ribadire, in chiusura di conferenza, che non sarà mai un Primo Ministro “tecnico”, perché, per il bene del Paese, vanno fatte delle scelte politiche: non c’è bisogno di tecnocrazia ma di leadership politica e soprattutto di assunzioni di responsabilità.
Una ricetta? Imparare a dire molti no, perché rispondendo sempre di sì a tutti si porta il Paese al disastro.