In Italia la parità di genere è ancora una chimera? Le donne riunite a Firenze per affrontare la questione, lanciando idee e proposte per eliminare il Gender Gap
di Lisa Baracchi
L’Italia è al 69esimo posto nella classifica del Global Gender Gap Report. La comparazione riguarda 142 paesi confrontati in base al divario di genere presente in ambiti che vanno dall’economia alla partecipazione politica, dall’istruzione alla salute.
“Alla parità di genere è legata la competitività di una nazione” spiega Paola Sciocchetti da Firenze. “L’Italia è indietro soprattutto per la partecipazione al lavoro e la parità di stipendio. Abbiamo bisogno di valorizzare le competenze femminili, dalla maggiore attenzione alle esigenze sociali alla grande capacità di problem solving che sono proprie delle donne”. Si parte da qui per parlare del “Futuro che ci (a)spetta”, nell’auditorium Sant’Apollonia a Firenze, tappa toscana degli Stati Generali delle donne che stanno facendo il giro dell’Italia per raccogliere idee e proposte da suggerire alle agende politiche fino ad arrivare alla “Conferenza mondiale delle donne” che si terrà a settembre all’Expo a Milano.
Idee e proposte che hanno una premessa condivisa dalle animatrici dell’iniziativa, come spiega Isa Maggi, coordinatrice nazionale: “Siamo sempre più convinte che le donne non sono le reginette del focolare anche se continuano a sostenere un welfare che non c’è, non devono essere «protette» o «assistite» o fatte oggetto di leggi speciali”.
E allora avanti con la discussione: il primo tema riguarda le giovani donne, le under 30, in continuo cambiamento per la flessibilità richiesta sul lavoro e anche sul piano dei rapporti personali, giovani donne che vogliono “essere prese sul serio”, come dice Anna Calò: “Anche se la Regione Toscana con il progetto Giovani Sì ha fatto molto per la nostra generazione manca ancora molto da fare: manca soprattutto un collegamento tra università e mondo del lavoro”.
C’è l’intervento anche di un ragazzo, Gianmarco Panerati, vicepresidente del Parlamento degli Studenti della Toscana che chiede un tour degli Stati generali delle donne anche nelle scuole: “Per parlare dei diritti di tutti e per spiegare che il futuro si fa insieme, uomini e donne”, propone.
Nel settore della comunicazione la presenza femminile è ancora ben poco rappresentata ma, dice Claudia Firenze, “anche in un settore che è ostile e ancora pieno di messaggi sessisti, si può portare il nostro punto di vista” e mostra un suo lavoro, lo spot di Avis incentrato sulle emozioni della “prima volta”.
C’è spazio anche per parlare di fisco, con la proposta di Laura Lodigiani che chiede “una semplificazione a misura di donna, un’aliquota unica al 15%”.
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Il tavolo di lavoro sugli stili di vita tocca vari argomenti come lo stress al femminile che sfocia in aggressività, ma colpisce l’intervento di Vittoria Doretti, dirigente della Asl 9 da Grosseto guida la rivoluzione del “codice rosa” nei pronto soccorso e spiega come la “violenza domestica uccide più della mafia”: “Un tema difficile che ha un costo enorme sulla società, ma che ancora viene trattato con superficialità dalle istituzioni, si ha ancora la percezione che il pool di magistrati che si occupa di violenza di genere abbia meno importanza di quello che si occupa di abusi edilizi”.
Rosa non è il colore di una stanza del pronto soccorso, e non è un servizio dedicato alle donne, ma a tutte le vittime di violenza domestica che hanno bisogno di assistenza e sono circa 400 all’anno i casi trattati a Grosseto, una delle province italiane considerate più “tranquille”.
In prima fila nell’auditorium Sant’Apollonia c’è una sedia lasciata vuota a proposito: è “Un posto occupato”, spiega all’inizio dei lavori Sciocchetti: gli Sgd aderiscono all’iniziativa pensata perché “ciascuna di quelle donne, prima che un marito, un ex, un amante, uno sconosciuto decidesse di porre fine alla sua vita, occupava un posto a teatro, sul tram, a scuola, in metropolitana, nella società. Questo posto vogliamo riservarlo a loro, affinché la quotidianità non lo sommerga”.