Fare rete, un’opportunità per le imprese e per i professionisti. Il convegno Confassociazioni
di Serena Selvarolo
“Reti d’impresa e di professionisti: quali orizzonti, quale futuro” questo il titolo del convegno organizzato da Confassociazioni lo scorso 10 novembre presso Palazzo Altieri a Roma. Il concetto di rete rappresenta una delle parole chiavi del nostro tempo, nella sfera sociale e sempre di più in quella lavorativa ed economica: una leva fondamentale di sviluppo per il futuro del nostro Paese.
Confederazione delle Associazioni Professionali, Confassociazioni, è il soggetto di rappresentanza unitaria delle federazioni, dei coordinamenti e delle associazioni che esercitano attività professionali non organizzate in ordini e collegi, in Italia e in Europa. Nata nel 2013, raggruppa oggi 201 organizzazioni professionali e 355mila professionisti. Il suo fine è la tutela e la promozione del sistema professionale associativo, valorizzandone il ruolo nel sistema costituzionale, legislativo, economico e sociale italiano e nei corrispondenti ambiti europei.
“Confassociazioni è già progettata per fare la rete delle reti” ha affermato il suo presidente, Angelo Deiana. “Essendo un’associazione professionale siamo già una piccola rete, la nostra logica è di rappresentanza for profit, mettere insieme professioni diverse che sedendosi allo stesso tavolo devono raggiungere l’obiettivo, non solo di farsi rappresentare, ma di creare tanti punti di contatto quanti i professionisti presenti”.
L’importanza, prosegue Deiana nel suo intervento di apertura, è di “riuscire a capire come funziona il meccanismo di rete, la messa a disposizione di tempo dei partecipanti, l’investimento nella rete di obiettivi comuni e soprattutto di reputazione e di etica”.
Fulvio D’Alvia, direttore Retimpresa Confindustria è intervenuto a seguire facendo leva sulla presenza massiccia di microimprese in Italia. Il nostro tessuto imprenditoriale è, infatti, composto da quest’ultime per il 95,1% cui segue un 4,3% di piccole imprese, uno 0,5% di medie e uno 0,1% di grandi (Fonte: Istat). “Bisogna spingere le imprese a crescere e un modo sono appunto le reti” afferma D’Alvia. “Le imprese hanno l’esigenza di collaborare tra loro, affermando il superamento del localismo distrettuale, l’aggregazione su programmi e progetti. In pratica per fare cose che da soli non si possono fare”.
La filosofia alla base delle reti d’impresa – continua D’Alvia – può essere estesa anche ai professionisti. I singoli, infatti, pur non essendo imprese e quindi impossibilitati a sottoscrivere un contratto di rete (CDR), possono comunque fare molto attraverso diverse azioni:
- realizzare un contratto di collaborazione tra professionisti;
- costituire tra loro una società di professionisti, il nuovo soggetto potrà invece sottoscrivere un CDR come, ad esempio, una società di ingegneria;
- instaurare un rapporto di consulenza con il CDR, come nel caso del ruolo del manager di rete;
- svolgere, in quanto persona fisica, la funzione di Organo comune del CDR.
Una rete d’imprese non è altro che un insieme di persone che condividono stessi obiettivi e soprattutto lo stesso modus operandi ed è per questo che per realizzare una rete di successo non possono mancare aspetti come la fiducia e l’etica, come ha precisato Claudio Antonelli vice presidente Confassociazioni con delega all’Etica e Cultura professionale.
“La rete si basa su un concetto di fiducia che nasce da una reputazione, a sua volta costituita da storie e comportamenti corretti, perché ispirati dall’etica professionale. Senza etica” ha aggiunto Antonelli “non c’è professionalità, senza professionalità non c’è rete, quindi l’etica è indispensabile per la rete e con l’etica si può fare meglio”.
Sul ruolo fondamentale di chi deve gestire le fila di una rete d’impresa è intervenuto invece Giancarlo Taglia, Manager di Rete Buon Gusto Veneto. La nuova figura professionale del manager di rete permette la sopravvivenza di quest’ultima attraverso una formazione costante e duratura nel tempo; coordina le attività operative, gestendo la comunicazione tra gli addetti alla Rete e rappresentandola nei confronti del territorio e della business community – afferma Taglia.
Le competenze manageriali che questa figura deve avere sono le seguenti:
- negoziazione
- integrazione e gestione conflitti
- capacità di relazione e mediazione
- problem solving
- promozione e sviluppo commerciale
Mentre queste le difficoltà da affrontare e gli stimoli da cui partire:
- condivisione di un linguaggio interno comune
- comunicazione esterna omogenea
- conflitti generazionali
- visione troppo settoriale
- diffidenza iniziale e poca apertura alle novità
Anche il mondo bancario vede con interesse le reti d’impresa. Paolino Donnarumma, responsabile Sviluppo e alleanze Banco Popolare, assicura che “il settore bancario vede le reti come qualcosa di estremamente positivo. Il Banco Popolare dedica, infatti, alle aziende interessate alle reti d’impresa una gamma completa di prodotti e servizi”.
Presente in sala anche la vice presidente di Confassociazioni con delega alle Pari Opportunità, Federica De Pasquale, che nell’intervista rilasciata a Donna in Affari ha dichiarato: “Confassociazioni, avendo un’organizzazione che raggruppa professionalità che sono a loro volta organizzate su base associativa, ha sempre ragionato in un’ottica di rete d’impresa, reti strutturate però in particolare sui singoli professionisti. In merito al mondo femminile, la struttura della rete è ottimale perché aiuta le donne a entrare nel mercato del lavoro con le loro singole professionalità e a non sentirsi isolate. Il trend femminile nelle imprese, per quanto concerne il periodo di crisi, è sempre stato positivo, la maggioranza di imprese che non hanno chiuso sono prevalentemente sono quelle gestite da donne, così come nelle singole professioni il risultato è confermato”.
Le maggiori difficoltà – continua De Pasquale – riguardano il sempre più caldo tema della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, nel caso della donna professionista o imprenditrice infatti le tutele e le agevolazioni sono praticamente assenti, pur versando regolarmente contributi, spesso molto cospicui, alla gestione separata dell’INPS. Proprio riguardo a questo Confassociazioni, tramite la sua vice presidente, ha proposto, i primi di novembre, in Commissione lavoro alla Camera dei Deputati un’iniziativa che consiste nella previsione di un fondo interno all’INPS alimentato in automatico da una quota parte dell’aliquota del 27% oggi prevista; da tale fondo potranno usufruire solo ed esclusivamente le donne e gli uomini liberi professionisti senza una cassa previdenziale alle spalle. La proposta ha avuto un largo consenso delle parlamentari presenti in audizione e dallo stesso presidente della Commissione Lavoro, Cesare Damiano.
Nell’intervista (vedi il video) rilasciata dal Presidente di Confassociazioni, Angelo Deiana auspica che si possa rivedere quanto prima la normativa contrattuale che non consente attualmente ai singoli professionisti non iscritti al registro delle imprese di costituirsi in una rete. Confassociazioni crede inoltre nel ruolo fondamentale delle donne, che Deiana definisce “il salto paragdimatico dei prossimi dieci anni” e per questo sono diverse le iniziative specifiche messe in campo dalla confederazione per le professioniste che hanno, come tutte le donne lavoratrici, un problema di conciliazione, di maternità e malattia e di tutele meno forte di quelle appartenenti al lavoro dipendente “e su questo” dice Deiana “ci stiamo battendo nell’attuale legge di stabilità, perché siamo convinti che sia uno degli orizzonti più importanti”.
http://vimeo.com/146544445