Famiglia o carriera? Nessuna scelta estrema con il baby parking
Non portarsi il lavoro a casa, ma portarsi i figli al lavoro. È questa l’essenza del baby parking che arriva ora anche in Italia. Un esempio eccellente è in Puglia, alla Base Protection di Barletta
All’estero sono diffusi da molti anni ormai, in Italia invece sono una novità ma soprattutto una grande opportunità per tutte quelle donne che, per i più svariati motivi, non possono fare affidamento sui nidi pubblici e privati né sull’aiuto dei nonni.
Tra carriera e famiglia spesso la donna è costretta a rinunciare alla prima per dedicarsi alla seconda. Spesso, ma non sempre e non in tempi recenti, in cui stanno prendendo piede sempre più all’interno delle aziende delle aree attrezzate ad hoc per ospitare i figli dei/delle dipendenti, durante i loro turni lavorativi.
Ribattezzati come “baby parking”, da Nord a Sud rappresentano la frontiera 2.0 di alcune aziende che hanno capito che il successo e il “rendimento” passano anche per la serenità dei lavoratori. È il caso della Base Protection Srl di Barletta (BAT provincia), azienda del settore calzaturiero specializzata in ricerca, sviluppo e design delle calzature professionali anti-infortunio.
Da qualche mese infatti un’ala dell’azienda accoglie i figli delle lavoratrici (le donne sono il 35% in azienda). Merito però dell’intuito di un uomo: l’amministratore delegato Antonio Diterlizzi. All’indomani dell’assenza per maternità di una delle persone con un ruolo importante in azienda Diterlizzi giunge ad un’importante conclusione. Ce lo racconta Daniela Stolfi, direttore commerciale della Base Protection e neo mamma: “l’ingegner Diterlizzi ha pensato al suo team, che ha un’alta percentuale di lavoratrici; ha pensato a una soluzione per far star tranquille le neo mamme e favorirle in modo che continuino a lavorare pur vivendo questo momento di estrema importanza”.
Da queste premesse si è arrivati, ad ottobre 2010, all’inaugurazione del baby parking.
“Non è ancora un nido aziendale: è uno spazio dedicato al gioco attrezzato dell’azienda, dove hanno libero accesso tutti i figli dei dipendenti, anche degli uomini ovviamente. L’idea è quella di avere un vero e proprio nido, con la possibilità di portare i bambini in azienda subito dopo i quattro mesi” prosegue Daniela.
Le incertezze del passato per lei non sono svanite, ora sa di aver fatto la scelta giusta, sia di continuare a lavorare, sia di essere diventata mamma di una bambina che ora ha 22 mesi. “Ho sempre sognato di fare il mestiere che faccio: rinunciarvi dopo aver conseguito una laurea e fatto tanti sacrifici avrebbe danneggiato me stessa, ma anche mia figlia. Ora, finalmente, sono serena”.
Roberta Genghi