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Assunzione disabili: niente più certificazione

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Assunzione disabili: niente più certificazione

Scompare l’obbligo di certificazione per l’assunzione dei disabili nelle imprese sia pubbliche che private. “Le modifiche al Codice sui contratti per semplificare le procedure amministrative non aiuteranno più i disabili ad entrare nel mondo del lavoro” è il timore delle associazioni dei disabili che il 23 giugno scenderanno in piazza

 

È preoccupata la Federazione associazioni disabili (FAND) in merito alle modifiche introdotte – ed entrate in vigore dal 14 maggio per quanto riguarda il Decreto Sviluppo – in merito al “Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture” (D. Lgsl. 12 aprile 2006, n. 163) per ottenere una semplificazione delle procedure amministrative delle aziende nella partecipazione a gare d’appalto. Tra gli “snellimenti” infatti anche quello che interessa la legge 68/99 che specifica le “Norme per il diritto al lavoro dei disabili”. Cancellato l’articolo 17 di tale legge che tutelava l’assunzione obbligatoria dei disabili all’interno di aziende private e pubbliche e che così citava:
“(Obbligo di certificazione) 1. Le imprese, sia pubbliche sia private, qualora partecipino a bandi per appalti pubblici o intrattengano rapporti convenzionali o di concessione con pubbliche amministrazioni, sono tenute a presentare preventivamente alle stesse la dichiarazione del legale rappresentante che attesti di essere in regola con le norme che disciplinano il diritto al lavoro dei disabili, nonché apposita certificazione rilasciata dagli uffici competenti dalla quale risulti l’ottemperanza alle norme della presente legge, pena l’esclusione.”

Basta dunque un’autocertificazione delle imprese stesse, basata sulla semplice fiducia e che, a quanto afferma il presidente nazionale della FAND, Giovanni Pagano, non aiuta affatto l’inserimento dei disabili nel mondo del lavoro: si è trattato di “un semplificare le regole a vantaggio di una parte e a scapito del dibattito parlamentare. La vecchia documentazione garantiva di più la disabilità”.

E a questo punto il presidente annuncia che il prossimo 23 giugno le associazioni dei disabili e del volontariato si sono date appuntamento in piazza Montecitorio per far sentire la propria voce “sperando di ottenere qualcosa”, conclude Pagano. La manifestazione di giugno, inoltre, mirerà a ripristinare il Fondo per la non autosufficienza e per le Politiche Sociali, che ha subìto negli ultimi anni forti tagli: “rappresentano circa il 20% dei servizi nel Nord Italia, il 30% nel Centro ed il 50% nel Sud. Tante persone si ritroveranno senza i servizi assistenziali dei quali dovrebbero godere. Si tratta di una contrazione delle già scarse risorse che vengono destinate al welfare socio-assistenziale, che garantisce la de-istituzionalizzazione e la vita indipendente”.

Punta su un discorso più generale, invece, il segretario confederale della Cisl, Pietro Cerrito: “Ribadire con il Decreto Sviluppo la modifica nella certificazione degli obblighi della Legge 68/99, liberando le imprese dall’obbligo di dimostrare di essere in regola con il collocamento obbligatorio dei disabili nell’ambito delle gare con la  pubblica amministrazione” afferma il segretario, “non cambia nella sostanza la situazione attuale. Come CISL siamo convinti che la domanda pubblica debba avere un ruolo centrale nel necessario rilancio dei tassi di occupazione delle persone con disabilità…”. E prosegue dichiarando che “appare iniquo agire dal lato della semplificazione delle procedure per le imprese, lasciando le persone con disabilità in balia di un sistema di riconoscimento delle invalidità e dell’handicap ancora farraginoso e di difficoltà crescenti per l’accesso al mercato del lavoro. Se si interviene in una direzione” conclude Cerrito “sarebbe auspicabile intervenire contestualmente nell’altra”.
Ma qualche passo in avanti è già stato fatto. E la novità arriva dal Nord: l’assessora al Lavoro della Regione Friuli Venezia Giulia, Angela Brandi, ha approvato un regolamento in risposta alla cancellazione dell’articolo 17:  “I datori di lavoro privati e gli enti pubblici economici della Regione Friuli, che assumeranno a tempo indeterminato lavoratori disabili, potranno usufruire di specifici incentivi regionali, quantificati e assegnati in base al regolamento regionale stesso, approvato in data 26 maggio”.

Si tratterà di variare i contributi a seconda della ridotta capacità lavorativa del soggetto: si raggiungerà fino al “60% del costo salariale annuo lordo in caso di handicap superiore al 79 per cento o di minorazioni ascritte fra prima e terza categoria”. Per coloro, invece, che abbiano una meno ridotta capacità lavorativa, si toccherà il 25% della copertura annua. Inoltre questi incentivi andranno ad aggiungersi ai “contributi previsti da altre leggi statali o regionali che non vietino tale possibilità, sempreché non superino complessivamente il 100  per cento dei costi effettivi”.

 

Daniela Auciello

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