Politica e donne

Nobel per la pace a 3 donne

Nobel per la pace a 3 donne

La decisione della giuria del più prestigioso premio al mondo, il Nobel, ha scelto 3 donne per attribuire il più importante dei premi, quello per la pace. Un segno di come i tempi stiano cambiando e di come ci si accorga sempre più delle opere compiute dal mondo femminile

A vincere il Nobel sono state Ellen Johnson Sirleaf, la prima donna a ricoprire una carica presidenziale in uno Stato africano: la Liberia; Leymah Gbowee, pacifista liberiana; Tawakkul Karman, yemenita attivista per i diritti civili.

Tre donne che combattono per i diritti di tutte in territori difficili, dove le arcaiche culture che insanguinano quei Paesi tuttora in atto impediscono il progredire della vita civile soprattutto per le donne. Hanno vinto il Nobel con la seguente motivazione: “for their non-violent struggle for the safety of women and for women’s rights to full participation in peace-building work” (“per la loro battaglia non violenta a favore della sicurezza delle donne e del loro diritto alla piena partecipazione nell’opera di costruzione della pace”).

Pace, diritti umani, democrazia sono i punti di forza di queste donne che, grazie a questo premio, si spera amplifichino il loro messaggio. E non parliamo solo del loro Paese o degli altri impegnati in lotte etniche e guerre fratricide ma anche della nostra civilissima comunità. È infatti ora che nei processi decisionali riguardanti la prevenzione e la gestione dei conflitti si ascolti l’opinione delle donne e le si coinvolga attivamente.

Riportiamo anche il parere della segretaria confederale della Cisl, Liliana Ocmin, che dice, commentando il Nobel appena assegnato: “è un riconoscimento importante non solo per quante come loro si impegnano e lottano per la pace, i diritti umani e la democrazia, ma anche un richiamo alla comunità internazionale per un maggiore coinvolgimento delle donne nei processi decisionali nel campo della prevenzione e gestione dei conflitti”.

Ellen Johnson Sirleaf

Nata il 29 ottobre 1938, a Monrovia, la Presidente della Liberia è stata eletta nel 2005 dopo un’intensa carriera politica e un impegno civile a favore delle donne durato decenni.

Portabandiera di tutte le donne africane, è la prima donna di colore al mondo ad essere stata eletta come presidente di una nazione e la prima donna ad essere eletta con questa carica in Africa. Soprannominata la “Signora di ferro” o la “Thatcher africana”, dopo essersi diplomata a Monrovia, ha frequentato l’università del Colorado laureandosi in economia ed ha preso un master in pubblica amministrazione ad Harvard nel 1971.

Tornata in Liberia, iniziò la propria carriera politica come assistente del Ministro delle Finanze e nel 1978 divenne lei stessa Ministro delle Finanze. A causa degli sconvolgimenti politici e militari che seguirono a quel periodo, lasciò il Paese e andò a lavorare per una banca a Nairobi. Tornò nel 1985 in occasione delle elezioni del Senato, e in quell’occasione accusò pubblicamente il regime militare che l’aveva costretta ad esiliare. Ciò le comportò una condanna a 10 anni di prigione, ma venne rilasciata prima e iniziò a lavorare come vicepresidente della Equator bank di Washington e si trasferì nella capitale degli USA. Tra il 1992 e il 1997 fu Direttore dell’Ufficio regionale per l’Africa del Programma di Sviluppo dell’ONU. Tornò in Liberia nel 1997, come rappresentante della Banca Mondiale e della Citibank in Africa, impegnandosi politicamente nello Unity Party.

Negli anni prima delle elezioni fu presidente della Commissione liberiana per il Buon Governo. Si candidò alle elezioni del 2005, vincendole, e dal 2006 si è insediata come Presidente della Liberia. Ellen Johnson Sirleaf ha sempre combattuto per la parità delle donne: è membro fondatore dell’istituto Internazionale per le Donne nella Leadership Politica e ha scritto, tra gli altri, il libro “Donne, guerra e pace: la valutazione di esperti indipendenti sull’impatto del conflitto armato sulle donne e il ruolo delle donne nella costruzione della pace”, come coautrice in un progetto del Fondo di Sviluppo per le Donne delle Nazioni Unite.

Prima del Nobel per la pace, aveva già vinto numerosi altri premi, tra i quali, nel 1988, quello per la Libertà di Parola, intestato a Roosevelt, e quello per la Leadership internazionale intestato a Bunche.

Leymah Gbowee

L’altra donna liberiana vincitrice del Premio Nobel per la pace, è la pacifista trentanovenne Leymah Gbowee. Una leader per quanto riguarda il movimento non violento per i diritti civili delle donne, che ha iniziato il suo impegno all’età di 17 anni innanzitutto contro la guerra liberiana.

Anche lei nata a Monrovia, ma nel 1972, ha studiato all’Università della Virginia ed è rientrata nel suo Paese subito dopo l’inizio della prima guerra civile, nel 1989. In quel frangente iniziò ad impegnarsi nelle attività umanitarie e in seguito fondò la WIPNET (Women in Peacebuilding Network – rete di donne per la costruzione della pace).

Nel 2002 ha fondato il movimento delle donne liberiane per la pace, al quale – caso rarissimo – riuscì a far aderire sia donne cristiane che musulmane. Tutte le appartenenti al movimento erano riconoscibili per la veste bianca che indossavano, simbolo della loro lotta non violenta. Esse infatti organizzarono preghiere comuni, manifestazioni e sit-in per premere affinché si trovasse una soluzione pacifica alla guerra liberiana.
Ebbero un ruolo importante nella fine dei combattimenti civili nel 2003 e furono di supporto all’elezione della Presidente Sirleaf, insignita quest’anno del Nobel con lei.

Attualmente Leymah Gbowee è direttrice esecutiva della Women Peace and Security Network Africa, l’associazione che si batte per aiutare le donne a risolvere i conflitti che ha sede in Ghana. Inoltre fa parte della Commissione per la verità e la riconciliazione della Nigeria. Il suo Programma WIPNET ha coinvolto l’intera Africa Occidentale.

Tawakkul Karman

È la terza donna insignita del Premio Nobel per la pace di quest’anno. Nata a febbraio del 1979 nello Yemen, fa parte del gruppo yemenita per la riforma. Impegnata in politica attivamente, dal 2005 guida il movimento Giornaliste senza catene, un gruppo umanitario, di difesa dei diritti umani, da lei creato.

Figlia del leader dei Fratelli Musulmani, il ministro degli affari giuridici yemenita, osò togliersi il velo alla conferenza sui diritti umani del 2004 esortando tutte le altre donne a fare altrettanto. Da allora si è impegnata per difendere la libertà di pensiero e di espressione. Per queste sue “libertà” venne denunciata e le venne vietato di creare giornali o radio per diffondere il suo pensiero.

Dal 2007 al 2010 espresse la propria ribellione partecipando a manifestazioni e sit-in davanti il palazzo governativo. Quando quest’anno scoppiarono le sommosse popolari, organizzò raduni di studenti per protestare contro il dittatore e il suo governo. Venne arrestata ma liberata quasi subito e ne approfittò per lanciare un appello all’espressione di “un giorno d’ira” per il 3 febbraio, come fecero gli egiziani. La arrestarono nuovamente il 17 marzo durante una manifestazione.

Durante gli ultimi mesi ha scritto un articolo sulla rivoluzione mai compiuta delle Yemen per un noto giornale americano, attaccando gli stessi USA perché sostengono il regime e lavorano per il mantenimento dello status quo. Nell’articolo invita gli statunitensi a sostenere il movimento democratico yemenita smettendo di dare fondi per la sicurezza di “un regime che in realtà ha ucciso più donne e bambini dei terroristi”. Una donna formidabile dunque che si ribella all’oppressione e si batte per l’applicazione delle regole umanitarie internazionali e sui diritti di libertà e autodeterminazione di un popolo e delle sue donne.
Il premio Nobel
Istituito nel 1901, il Nobel è un premio internazionale amministrato dalla fondazione Nobel che ha sede a Stoccolma, in Svezia. Esso consiste in una medaglia, un diploma personale e un notevole importo in denaro.
Molte istituzioni decidono insieme chi va insignito di tale premio, che è ormai considerato il più prestigioso al mondo. A finanziarlo è la fondazione Nobel, un’istituzione privata creata nel 1900 in memoria di Alfred Nobel.

A selezionare i vincitori sono:
The Royal Swedish Academy (premi per la fisica, la chimica e le scienze economiche);
The Nobel Assembly at Karolinska Institutet (per la fisiologia e la medicina);
The Swedish Academy (per la letteratura);
The Norwegian Nobel Committee – commissione eletta dal Parlamento norvegese (premio per la pace).

 

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