Fisco e norme

Sicurezza elettrica in casa: 8 milioni le abitazioni italiane non a norma

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Sicurezza elettrica in casa: 8 milioni le abitazioni italiane non a norma

Gli impianti elettrici vanno adeguati alle norme sulla sicurezza e per aiutare le famiglie a farlo si vuol proporre allo Stato di dare un contributo pubblico per la loro rottamazione e sostituzione.

Ciò permetterebbe di evitare tanti incidenti, eliminare il sommerso e fare da volano alle imprese del settore. Realizzato dal Censis per la Fondazione Opificium e per il Consiglio nazionale dei Periti industriali e dei Periti industriali laureati, il “libro bianco sulla sicurezza elettrica domestica”.

A causa di impianti ormai obsoleti si verificano ben 241.000 incidenti ogni anno, che provocano ferite mediamente a 42.000 persone. Il costo per la collettività di tali danni a persone e cose pesa sul bilancio statale per 204.000.000 di euro. Inoltre, le riparazioni “in nero”, ovvero che non vengono fatturate, rappresentano una perdita per il fisco pari a 572.000.000 di euro.

Danni fisici alle persone ma anche danni economici sono quelli che vengono causati dalla scarsa attenzione ai problemi della sicurezza all’interno delle abitazioni. Circa 4 milioni sono gli incidenti che ogni anno provocano feriti – soprattutto donne – all’interno di quel luogo sicuro che dovrebbe essere la propria casa. Di questi milioni di incidenti, 241 mila sono quelli originati da cause elettriche. Tra questi circa 6.500 sono tanto gravi da costringere a una visita medica spesso seguita da un ricovero ospedaliero. Inoltre, tra gli incidenti causati da impianti elettrici vecchi e non a norma di legge, sono 41 mila quelli che causano danni all’abitazione. E un incidente su dieci causa un incendio.

Non si può soprassedere pertanto su un problema tanto serio che va affrontato con celerità e partecipazione pubblica. Considerando anche, in seconda battuta, che gli incidenti domestici provocati da cause elettriche costano alla collettività 204 milioni di euro l’anno, di cui 71 a carico dello Stato e 133 a carico delle famiglie. Tra spese di ristrutturazione dell’abitazione, sostituzione di apparecchiature, spese mediche, interventi dei vigili del fuoco, ogni incidente ci costa 840 euro, dove quel “ci” sta per “a noi tutti”. Dunque occorre iniziare a vedere le persone che non si preoccupano della propria sicurezza anche come un peso economico sociale, cosa utile da sapere in tempi di crisi come questo.

Gli impianti elettrici delle case italiane infatti sono spesso insicuri e nulla o troppo poco si fa per la prevenzione. Sono oltre 8 milioni (precisamente 8.157.000) le abitazioni non a norma, cioè senza impianto a terra e/o interruttore differenziale e altri accorgimenti considerati necessari, e rappresentano quasi il 40% delle abitazioni totali sul nostro territorio nazionale. Tra l’altro anche tra quelle a norma, quasi i due terzi non sono in regola a tutti gli effetti in quanto non hanno il certificato di conformità. Per questa ragione al 26% degli italiani capitano spesso interruzioni di corrente nella propria casa, a volte con cortocircuiti.
Purtroppo però quasi la totalità degli italiani (l’83%) pensa che il proprio impianto elettrico sia completamente a norma e di conseguenza non si rende conto nemmeno del pericolo. In questo modo, si trascurano i controlli e non ci si rivolge a tecnici esperti, che si chiamano solo in casi estremi. Secondo l’indagine realizzata dal Censis, il 45,1% delle persone non fa nulla per verificare lo stato di funzionamento del proprio impianto elettrico e il 40% chiama un tecnico o un elettricista quando si verificano problemi.

Il “fai da te” provoca spesso guai: si stima che ogni anno in Italia vengano effettuati 1 milione e 400 mila interventi sugli impianti elettrici di cui il 12% direttamente dal proprietario o un suo amico o parente e il 21% da una piccola impresa non specializzata e priva delle competenze necessarie. Quando si chiama un professionista – nel 67% dei casi – raramente però (una volta su tre) si richiede la fattura per evitare di pagare l’IVA. Secondo i calcoli gli interventi effettuati sviluppano un giro d’affari di ben 5 miliardi di euro, di cui la metà completamente sommerso, il che causa un mancato gettito per l’erario di 572 milioni di euro.

Per aiutare le persone a sostenere i costi di messa a norma o di miglioramento dei propri impianti elettrici, si vorrebbe l’introduzione di un contributo pubblico, che potrebbe fare da volano per la “rottamazione” dei vecchi impianti. Ciò anche allo scopo di far maturare una cultura della sicurezza domestica e ridurre i rischi per la collettività dovuti alla presenza di impianti non a norma.
Secondo le stime, un’agevolazione pari al 45% dei costi per il miglioramento o il rifacimento dell’impianto elettrico comporterebbe un aumento di due milioni di interventi da parte delle famiglie, con una conseguente riduzione di oltre 3.500 infortuni l’anno e un risparmio di costi sociali pari a 1 milione di euro. Il volume economico derivante, sarebbe di quasi 6 miliardi di euro l’anno, che porterebbero tra l’altro a una crescita del numero delle imprese del comparto (si stima di 2.800 unità) e a un aumento dell’occupazione (+ 9 mila addetti). Per non parlare del gettito fiscale, che aumenterebbe di 505 milioni di euro.

Questi dati, contenuti nel “libro bianco sulla sicurezza elettrica domestica” realizzato dal Censis, sono stati presentati la scorsa settimana alla Fiera di Milano dal direttore generale del Censis, Giuseppe Roma, e dal presidente del CNPI (Consiglio Nazionale Periti Industriali e Periti industriali laureati, promotore del progetto) Giuseppe Jogna.

 

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