Politica e donne

Donne al governo dell’Italia

Donne al governo dell’Italia

La seconda conferenza della Fondazione Nilde Iotti

Ad un anno dalla nascita della Fondazione Nilde Iotti, donne di ogni categoria e Paese si sono incontrate per un secondo convegno nazionale, dal titolo “Le donne e il governo del Paese”, nell’Auletta dei Gruppi Parlamentari, a Roma, per discutere sull’apporto che siano in grado di fornire all’Italia in questo preciso momento storico segnato da crisi profonda, non solo economica, all’indomani del governo Berlusconi.

Due giorni, il 26 e 27 aprile, di approfondimenti e discussioni sul ruolo della donna all’interno della società attuale, in cui, ancora una volta, ci si chiede a che punto sia la “libertà femminile” e soprattutto quale sia il “quid” in più che la diversità femminile possa fornire al governo del Paese.

Studentesse, storiche, studiose, giornaliste, rappresentanti delle istituzioni e della politica, si sono confrontate su vari temi: dal concetto di democrazia, al welfare, alle pari opportunità, al lavoro, alla famiglia, alla bioetica, alle proposte di riforme, per offrire nuove idee e progetti, tenendo conto dell’equità e dello sviluppo, al fine collettivo di uscire dalla radicata crisi odierna che investe ogni settore, in primis la società. “La rivolta della dignità femminile” ha espresso Livia Turco, Presidente della Fondazione Nilde Iotti, “contro l’uso degradato del corpo femminile e contro lo scambio sesso-denaro-potere che ha deteriorato le nostre istituzioni ed ha azzerato l’autonomia politica delle donne, è ciò che ha segnato la fine di Berlusconi e del berlusconismo”.

Si fa appello alla “nuova umanità” delle donne che metta in campo “un’arte del governare le cui parole-chiave siano: responsabilità, legami sociali, capacità di comprendere i problemi altrui e di condividerli, fare squadra, costruire alleanze, esercitare il potere come abilità di migliorare la vita dei cittadini”.

Le donne chiedono di essere protagoniste della nuova era che si sta aprendo, tenendo in viva considerazione quella che si è appena chiusa, facendo un bilancio del ventennio trascorso, dove ha regnato “l’ossessione del corpo”, ha spiegato Olivia Guaraldo dell’Università di Verona. “I modelli attuali delle quindicenni” ha detto la filosofa, “coincidono con la metonimizzazione del corpo, che deve esternarsi atletico, un po’ mascolinizzato; diventa necessario essere belle, magre e perfette. Un modello, questo, a cui si è aggiunta l’imprenditorialità dei soggetti, autonomi e introiettati, senza legami e/o dipendenze, che si ergono a onnipotenti. L’essere imprenditrici di se stesse rappresenta un’autonomia tutta declinata in senso economico, dove si scambia la vera libertà con il liberismo, che ha sì un potere trasformativo, ma solo di retrocessione”.
Dal 13 febbraio in poi, giorno in cui si è creata una fortissima mobilitazione civile femminile, le donne, secondo Olivia Guaraldo, si sono ribellate a questo insano modello, a favore invece di “una loro voglia di libertà e partecipazione, perché proprio su queste si gioca il futuro della democrazia”.

Donne e lavoro

Il convegno ha affrontato molti temi, tra cui quello dell’occupazione femminile in Italia. Significativa la relazione di Cecilia Guerra, Sottosegretario del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.  L’inattività femminile è arrivata a toccare il 48,9%. “Le donne” ha spiegato il Sottosegretario, “non occupano posti di vertice; la qualità della loro retribuzione è inferiore a quella maschile, a pari lavoro, e il titolo di studio non paga come per gli uomini”. Oltretutto le donne hanno un carico di lavoro maggiore rispetto a quello degli uomini, perché devono occuparsi della cura dei figli e degli anziani. Nella relazione si specifica anche che le interruzioni lavorative per il sesso femminile avvengono a seguito di matrimoni, gravidanze o altri motivi legati alla famiglia, per problemi di inconciliabilità della vita lavorativa con quella familiare. Per non parlare poi delle circa 800 mila madri che hanno dichiarato di esser state messe in condizione di doversi dimettere o sono state licenziate, a seguito di una gravidanza. Nel nord Italia, aggiunge la Guerra, solo quattro madri su dieci riprendono l’attività e il tasso di occupazione femminile è fortemente condizionato dal numero dei figli, oltre all’incidenza del part-time involontario femminile che nel 2009, in Italia, riguardava il 42,7% delle lavoratrici…

Riforme necessarie

Sono necessarie delle riforme, anche costituzionali, per far sì che si giunga all’agognata democrazia paritaria. E la stessa Nilde Iotti si è battuta per queste, “in particolare” ha spiegato la prof.ssa della Sapienza, Claudia Mancina, “per la trasformazione del Senato in Camera delle Regioni, dicendo che le diffidenze diffuse a sinistra contro l’idea stessa di riformare la Costituzione sono mal riposte. Peraltro la Costituzione prevede, all’articolo 138, procedure definite per la sua modifica: ciò significa che i Costituenti consideravano possibile e normale che si rendessero opportuni interventi in questo senso”.
La prof.ssa Mancina ha parlato poi della necessità di interventi che portino a un “riequilibrio della rappresentanza di genere nelle istituzioni, sia nazionali sia regionali”.
“Vi sono norme” ha detto Mancina “che stabiliscono l’obbligo di inserire le donne nelle liste elettorali, a pena dell’inammissibilità della lista o di sanzioni economiche”. Una necessità, questa, che dovrebbero avere gli stessi partiti politici all’interno dei propri statuti per favorire “la partecipazione delle donne alla vita pubblica”.

Le politiche di genere

I lavori si sono poi orientati verso il tema della conciliazione o del conflitto fra le politiche rivolte al genere e le politiche rivolte all’inclusione dei gruppi culturalmente marginali.
La prof.ssa Elisabetta Galeotti,  dell’Università del Piemonte orientale, ha elaborato un lungo studio facendo riferimento ai casi più estremi, “come i matrimoni forzati o la mutilazione genitale” oppure ai casi meno eclatanti, “tipo l’uso del velo, più o meno completo, che, come è noto, incontra l’opposizione dei vari settori del femminismo”.
Basandosi sulla concezione di Rawls, secondo cui bisogna riconoscere che “esistono più visioni del mondo, religiose e non, nelle nostre società e che la convivenza politica deve prodursi entro il contesto pluralistico e non uniformarlo su una concezione definita vera, autentica, corretta”, la prof.ssa Galeotti ha portato anche esempi di vissuto personale, dove “alcuni problemi sociali seri” ha spiegato “non sono risolvibili con interventi legislativi, bensì, casomai, con un lavoro sociale dal basso, dalle associazioni, dai gruppi femministi”.

L’ultima sessione del convegno si è incentrata sulla questione delle “frontiere della democrazia: la bioetica, i diritti, la decisione pubblica”.
Giuditta Brunelli, docente di Istituzioni di Diritto pubblico nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Ferrara, ha esposto una relazione in cui ha evidenziato le opportune differenze che riguardano quelli che sommariamente sono definiti “temi bioetici”. Ha distinto “le questioni bioetiche in senso proprio, con preciso riferimento al bìos: la vita che nasce, la vita che si spegne, la vita che può essere manipolata; le questioni relative all’estensione dei diritti civili”, includendo tra queste il matrimonio omosessuale: “non si tratta” ha detto “di affermare un nuovo e inedito diritto, ma di riconoscere e dare forma giuridica a una precisa e diffusa realtà fattuale”. Infine, ha incluso le “questioni collegate alla regolazione della convivenza multiculturale, con riferimento a quelle comunità etniche di minoranza che praticano talora gravi discriminazioni a danno di donne e minori (si pensi alle mutilazioni genitali femminili)”.

Dunque, come aveva scritto Giorgio Napolitano nella lettera di benvenuto letta da Livia Turco all’apertura dei lavori del convegno, “solo accrescendo il ruolo che le donne potranno svolgere nel mondo del lavoro e nelle imprese si riuscirà a corrispondere alla necessità di tornare a crescere. Le donne sono chiamate oggi più che mai ad agire e pesare non solo nella sfera economica, ma anche e soprattutto nel mondo politico e nella vita civile, per stimolare il necessario rinnovamento”.

Daniela Auciello

 

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