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Agricoltura e acqua alimentare. Il ruolo etico delle imprese di settore

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Agricoltura e acqua alimentare. Il ruolo etico delle imprese di settore

L’acqua nel ciclo di produzione del cibo ha un ruolo insostituibile. Si tratta della cosiddetta acqua alimentare (food-water) ed è al centro dell’imprenditoria agricola dove non si parla di “consumo” di acqua ma di “uso” dell’acqua per uno specifico fine: la produzione del nostro cibo

Su questo tema si è dibattuto il 28 novembre presso la sede dell’INEA (Istituto Nazionale dell’Economia Agraria) attraverso il seminario “Water and Food security: Food-Water and Food Supply Value Chains” organizzato dall’Istituto in collaborazione con la Fondazione Simone Cesaretti.

 

In agricoltura, l’uso sostenibile della risorsa idrica deve conciliarsi con l’esigenza di sicurezza e qualità alimentare necessarie alla produzione agricola. Il settore dell’agroalimentare va valorizzato per essere uno tra i più attrattivi in termini sia economici sia di forza lavoro e inserito in un contesto adeguato, che è quello della Green-Economy, l’economia verde. Infatti, come ha spiegato il Presidente dell’INEA, Tiziano Zigiotto, “le tematiche legate alla cosiddetta acqua alimentare e all’impronta idrica sono di grande interesse per il mondo agricolo, in quanto evidenziano l’importanza dell’acqua nelle produzioni alimentari, così come il ruolo che possono avere i produttori negli sforzi in atto sull’uso sostenibile della risorsa idrica. Altrettanto importante è la corretta conoscenza e comunicazione sul tema  al consumatore, evitando visioni distorte e poco realistiche del ruolo dell’agricoltura nell’uso dell’acqua. Per tale ragione è importante lanciare il tema anche nel mondo agricolo e avviare un confronto tra i principali attori del settore sul ruolo degli agricoltori e dei produttori, la comunità scientifica e la società civile”.

Il seminario è stato aperto dalla relazione di Tony Allan del King’s College di Londra (che alleghiamo all’articolo), nella quale il professore ha evidenziato l’importanza del ruolo degli agricoltori e dei produttori come attori fondamentali per il risparmio idrico e per le tecniche di “water accountability”, che riguardano le regole di reporting e di rendicontazione che le aziende possono utilizzare per valutare i volumi di acqua utilizzati con l’obiettivo di avviare eventuali azioni di risparmio idrico e di aumentare la trasparenza nei confronti dei consumatori, delle amministrazioni e della società civile. Il prof. Allan ha, inoltre, trattato il tema dell’uso dell’acqua per l’agricoltura richiamando anche il concetto di acqua virtuale, che rappresenta l’acqua necessaria a produrre i cibi, i beni e i servizi che si consumano quotidianamente.

agricolturaAntonio Massarutto, dell’Università di Udine ha evidenziato che, da un punto di vista economico, concetti come quelli di impronta idrica e acqua virtuale e simili hanno un significato neutro in quanto un elevato consumo di acqua non ha, di per sé, una connotazione negativa o positiva. La connotazione dipende dalla misura in cui un determinato uso comporta un sacrificio di qualche altra dimensione. Per questa ragione la disponibilità della risorsa va valutata istante per istante, e un impatto rilevante in termini economici si verifica solo ed esclusivamente se c’è competizione tra i diversi usi. Quindi, usare tanta acqua laddove questa è disponibile in quantità sufficiente a soddisfare tutti gli usi, sia quelli antropici sia ecosistemici, non può essere considerato un disvalore.
 
Massimo Gargano dell’ANBI  (l’Associazione nazionale dei consorzi di bonifica) ha ricordato che l’irrigazione svolge un ruolo cruciale per un’agricoltura inserita nel mercato globale, in quanto garantisce la regolarità della produzione, rendendola meno vincolata dall’andamento delle stagioni. Il minore rischio legato alla stagionalità permette scelte colturali più specializzate e una resa produttiva più elevata.
Le filiere agroalimentari del “Made in Italy” dipendono in modo cruciale dalla regolare fornitura di produzione, buona parte delle quali irrigue, essendo vincolate dai rispettivi disciplinari all’uso di materie prime prodotte in loco. Quindi un uso più sostenibile della risorsa idrica deve conciliarsi con l’esigenza di sicurezza e qualità alimentare e di produzione agricola ma, in un’ottica di economia verde, la sostenibilità va affiancata una sempre più spinta valorizzazione dell’agroalimentare che produce un importante indotto in quanto rappresenta uno dei settori più fertili e attrattivi in termini economici, di forza lavoro e di presidio del territorio.
Pertanto è necessario ricorrere a tecnologie che permettano di fornire indicazioni agli agricoltori sul preciso momento di intervento irriguo ed il volume di adacquata, basandosi su dati del bilancio idrico suolo/pianta/atmosfera e sulla convenienza economica dell’intervento irriguo.
Uno di questi dati è l’Irriframe, messo a punto proprio dall’ANBI e già disponibile a livello nazionale.

Tra gli interventi del Ministero dell’ambiente, Giorgio Pineschi ha evidenziato la necessità di implementare la normativa europea in materia di acqua quale strumento principale integrando anche la tutela quantitativa della risorsa idrica così come suggerito dai documenti della Commissione sulla water scarsity.
Sugli aspetti prettamente ambientali l’intervento di Vanessa Ranieri, del WWF, ha evidenziato la necessità di tutelare le acque dolci per il loro ruolo nel mantenimento della biodiversità, oltre che per la sussistenza umana, e l’importanza di definire un quadro normativo e di pianificazione preciso non solo per tutelare le risorse idriche ma anche per gli stessi agricoltori che devono poter programmare l’attività aziendale e i relativi obiettivi e vincoli nel lungo termine in base alle disponibilità idriche.

Sandro Dernini, della FAO, ha espresso alcune considerazioni sui sistemi alimentari sostenibili, con particolare riferimento alle necessità idriche per il sostentamento delle popolazioni del Sud del mondo contrapposte ai modelli di consumo nel resto del mondo, caratterizzati paradossalmente da forme di malnutrizione per eccesso e per scarsa qualità nutrizionale degli alimenti.
 
Presenti anche le associazioni di categoria.
Marco Benati, di Confagricoltura, ha evidenziato che indicatori come l’impronta idrica vadano attentamente rapportati alle specificità territoriali soprattutto laddove l’agricoltura svolge un ruolo essenziale di mantenimento e conservazione del territorio.
Giuseppe Cornacchia, della CIA, ha spiegato che gli agricoltori possono comunque ulteriormente contribuire alla tutela delle risorse idriche impegnandosi in azioni di salvaguardia e risparmio: quelli che lo fanno vanno tutelati e valorizzati e in tal senso un ruolo fondamentale giocano la comunicazione e la consapevolezza della società civile.
Infine, come rappresentante di un settore sotto accusa in quanto ritenuto grande utilizzatore di acqua, è intervenuto Francois Tomei, di Assocarni. Egli ha ribadito che senz’altro è necessario un impegno sul risparmio idrico, misurato facendo ricorso a indicatori come l’impronta idrica, ma è determinante un corretto uso dei risultati nella comunicazione ai consumatori, in quanto ad oggi non pochi sono gli esempi di informazioni distorte, anche a fini commerciali, soprattutto in relazione alle carni bovine. La comunicazione può di fatto influenzare le scelte dei consumatori ma non deve essere fatta su basi informative non completamente corrette.
 
In chiusura della giornata è intervenuto Giuseppe Blasi del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, che ha lodato l’iniziativa di organizzare un seminario che tocca argomenti particolarmente attuali nella politica nazionale ed europea, soprattutto in quanto a giorni si definirà l’accordo di partenariato con gli obiettivi strategici della futura programmazione. I concetti chiave che ha evidenziato sono, da un lato, lo sforzo che da anni ormai l’agricoltura ha intrapreso vincolando gli investimenti del Piano irriguo nazionale al miglioramento dell’efficienza delle reti esistenti (che comporta un risparmio nell’uso dell’acqua) sia a livello strutturale che gestionale (con sistemi di monitoraggio come il Sigrian), per cui non si deve più parlare di contrapposizione tra ambiente e agricoltura, mettendo il settore costantemente sotto accusa. Da un altro lato ha evidenziato che la stessa agricoltura forse dovrebbe migliorare la capacità di comunicazione agli altri settori e alla società civile sugli sforzi intrapresi.
L’occasione di confronto e collaborazione tra agricoltura e ambiente può venire già ora con la definizione dell’Accordo di partenariato nella cui bozza però ad oggi sono impegnati sugli obiettivi ambientali solo fondi dell’agricoltura. In tal senso è fondamentale che anche gli altri fondi partecipino alle politiche ambientali.

 

pdf Scarica la relazione del prof. Allan

pdf Scarica il documento Sustainable diets and-water footprint

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