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Assemblea Confindustria: proposte e commenti

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Assemblea Confindustria: proposte e commenti

Il discorso del Presidente Squinzi, senza peli sulla lingua, ha provocato diversi commenti a caldo. Nessuno però contrario, anche se la verità può dare fastidio…

 

 

 

 

Anzitutto rileviamo che, pur restando sempre una minoranza, le donne dell’industria quest’anno sono aumentate. Un’assemblea tenutasi il 29 maggio con 3.000 partecipanti e, sul palco accanto al presidente Giorgio Squinzi: la Ministra dell’Industria Federica Guidi con le Vicepresidenti Diana Bracco, Antonella Mansi e Lisa Ferrarini nonché Marcella Panucci, Direttore generale, e Licia Mattioli, Presidente del Comitato internazionalizzazione. In prima fila altre donne di rilievo: la Ministra della difesa Roberta Pinotti, la Presidente di ENI ed ex presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, la Vicepresidente del Senato Valeria Fedeli, e la senatrice Linda lanzillotta. Sedute tra i primi posti anche Luisa Todini, Presidente di Poste Italiane SpA, e Patrizia Grieco, Presidente di Enel. 

Ciò premesso, passiamo a sottolineare i punti portanti del discorso del Presidente Squinzi che ha messo in luce i tanti problemi che le aziende italiane – e non solo quelle industriali – è costretta ad affrontare a causa di tante politiche sbagliate, a partire da quelle di austerità che alla fin fine non hanno portato proprio alcun risultato positivo: “Le politiche di austerità non hanno prodotto nessun risultato per la ripresa dell’economia e per il lavoro. Infatti la crescita c’è ma non in Europa”. Anzi, il Presidente Squinzi ha legato proprio queste scelte ai “segni evidenti di malessere per l’Europa”.

giorgio-squinziUna proposta importante che riteniamo veramente significativa e da prendere in considerazione con la massima serietà è quella di legare i salari ai risultati aziendali. Squinzi ricorda che con i sindacati “abbiamo sottoscritto un importante accordo sulla rappresentanza per l’esigibilità dei contratti. È la precondizione per proseguire il cammino verso la modernizzazione delle relazioni industriali. Dobbiamo andare avanti nel processo di decentramento della contrattazione collettiva, che si riscontra in tutta Europa e che in Italia è governato dal Contratto nazionale di categoria. La contrattazione però non è un dogma astratto. Ha senso compiuto se crea valore per l’impresa e per i lavoratori. Per questo dobbiamo favorire la contrattazione aziendale virtuosa, che lega i salari ai risultati aziendali, evitando di sommare costi a costi”. Per favorire questo processo sarebbe di grande utilità una legislazione contributiva e fiscale che premi, in modo significativo e strutturale, il decentramento contrattuale. Anzi, occorre privilegiare la natura dei salari, piuttosto che la loro fonte e consentire di decontribuire e detassare il salario di produttività, anche se nasce dall’autonoma decisione dell’imprenditore”. 

Infatti, come ben spiega Squinzi, “la riforma della contrattazione collettiva è di vitale importanza per i lavoratori come per le imprese. Nel mondo siamo l’unico Paese che ha una dinamica del costo del lavoro del tutto slegata dalle condizioni generali dell’economia e dell’andamento della produttività”.

 

La Ministra Guidi ha posto l’accento sull’importanza di una questione chiave per l’economia italiana, e quindi per il lavoro e il benessere di tutti: basta con la criminalizzazione del profitto. La questione non è secondaria, poiché se un’impresa è in salute e guadagna, non licenzia i propri dipendenti e, al contrario, assume ed aumenta salari e stipendi. Si tratta di avviare un circolo virtuoso positivo per tutti.

In particolare, la Ministra ha detto: “nel momento in cui si produce ricchezza, occupazione, benessere, l’impresa si trasforma in un’attività di ampio significato etico. Anche perché – è bene ricordarlo – in un’economia di mercato l’occupazione la generano solo le imprese. E non ho mai conosciuto imprese sane che assumano perché viene dato loro un incentivo”.

Secondo la ministra è ora di “dire basta alla dilagante cultura anti-imprenditoriale. Basta alla criminalizzazione del profitto”, è questa la prima battaglia di natura culturale da combattere, “anche perché la semplice verità è che solo un imprenditore che fa profitti può investire, crescere e dare occupazione”.

 

L’ottimismo tutto italiano di essere ormai usciti dalla crisi è secondo Squinzi una chimera e ricorda che, mentre l’ex Ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni aveva detto che ormai si vedeva la luce in fondo al tunnel, “noi più modestamente e pragmaticamente avevamo guardato i grandi numeri e detto che i segnali erano contraddittori. E i dati PIL sul primo trimestre sono arrivati a gelare l’ottimismo”.

Il punto è che “senza riforme è impossibile agganciare la crescita. Temo però che anche quest’anno la crescita che vorremmo vedere non ci sarà. E, assieme alla crescita, non ci sarà il lavoro. Questa è per me la sofferenza più grande, come imprenditore e come cittadino”. 

Squinzi si rivolge direttamente al Governo dicendo “sulla scheda uscita dall’urna c’è scritto: fate le riforme, ne abbiamo bisogno per ricreare lavoro, reddito, coesione sociale. Non deludeteci”. Parlando ai sindacati invece ha detto “il tempo delle eterne liturgie è trascorso. Guardiamo al mondo. Non chiudiamoci conservativamente nel nostro familiare, ma ristretto orizzonte domestico”.

Sentendosi chiamata in causa, la ministra Guida ha spiegato però che il Governo sta mettendo a punto ”interventi mirati” per l’industria e la competitività delle piccole e medie imprese. Tali interventi verranno presentati in consiglio dei ministri entro il 20 giugno: “nel pacchetto di norme vi saranno misure a favore del rafforzamento patrimoniale delle imprese poiché serve ‘una strategia che punti alla loro ricapitalizzazione. Le imprese italiane sono molto indebitate e le banche, nella cornice di una vigilanza che si sta facendo europea, avranno maggiori difficoltà a sostenere questi livelli di indebitamento. Non possiamo pensare di uscirne chiedendo solo più accesso al credito”.

 

Particolarmente soddisfatto per questo intervento si è dimostrato il presidente dell’ABI, Antonio Patuelli, il quale ha spiegato che le banche faranno un grande sforzo per dare credito, ma “il grande sforzo delle banche italiane per rafforzare il patrimonio non servirà solo a superare brillantemente gli stress test ma anche a ridare credito all’economia italiana, così come già è stato evidenziato dalla forte ripresa dei mutui nel primo trimestre”. E a chi cercava di tirargli fuori un commento più “appassionato” il presidente Patuelli ha risposto di “non aver visto nessuna critica nei confronti delle banche”.

Gli ha fatto eco Carlo Messina, amministratore delegato di Impresa San Paolo, dichiarando che “è sicuramente importante quello che ha detto Squinzi e qui c’è una disponibilità da parte delle banche a fare un lavoro di squadra con le imprese per far riprendere l’economia reale del Paese. E, visto che si sta tornando ai consumi, questo è il momento ideale per poter ripartire insieme, imprese e banche, e noi faremo la nostra parte”.

 

Non è solo da Patuelli e Messina che sono giunti i commenti al discorso del presidente di Confindustria. Luca Cordero di Montezemolo, presidente di Ferrari, ha detto: “io credo che Confindustria sia davanti alla necessità di uscire un po’ dalla situazione di eccessiva lentezza, troppa burocrazia. Credo che in questo senso ci sia un progetto. Forse tutta una serie di rituali nel 2014 sono superati. Dobbiamo spingere in questa direzione”. 

 

E, essendo stati tirati più volte in ballo, anche i sindacati hanno avuto una reazione. Raffaele Bonanni, segretario generale CISL, ha dichiarato: “la ripresa passa per l’occupazione e l’occupazione si ha se l’economia è più solida e per averla bisogna favorire gli investimenti. Va bene riformare le norme sul lavoro ma la questione centrale è occuparsi dell’energia, delle infrastrutture, delle tasse e dei servizi. Su questo, Governo centrale e locali devono focalizzare la loro iniziativa, il resto è chiacchiera”’. 

Attualmente 6 milioni di persone si trovano fuori dal mercato del lavoro e ciò, ha aggiunto Bonanni, “è frutto di un’economia che boccheggia perché non è custodita da 20 anni. Ecco perché speriamo che, ora che sono finite le elezioni, la politica si occupi magari in silenzio dell’economia, perché dall’economia viene l’occupazione”.

E anche Bonanni critica la politica di austerity: “l’austerità fallisce quando non c’è un progetto di sviluppo dietro. Di sola austerità si muore. L’austerità può esserci a condizione che a latere ci sia qualcosa che muove davvero l’economia”. 

 

Dal canto proprio, il Segretario generale della UIL, Luigi Angeletti, ha commentato in particolare l’intervento della Ministra Guidi dicendo che è stato “molto circostanziato: mi sembra che sappia quali sono le cose da fare perché l’economia italiana si riprenda”. E ha aggiunto: “noi abbiamo ripetutamente chiesto la detassazione sugli aumenti legati alla produttività. Quello che non ci piace è la detassazione estesa ai salari dati unilateralmente”. 

D’altro canto, commentando la relazione di Squinzi, lo stesso Angeletti ha dichiarato: “sembra di lavorare per gli stessi obiettivi. Le troppe leggi e i troppi regolamenti in Italia sono criminogeni e bisogna lavorare per aumentare gli investimenti e per far crescere l’occupazione. Ci sono ovviamente cose che non condividiamo come quella di prevedere sgravi fiscali anche per i salari dati unilateralmente dalle imprese. Questo non ci piace particolarmente”.

 

Anche il presidente di Confartigianato, Giorgio Merletti, ha rilasciato una dichiarazione in merito. Nel suo caso ha commentato positivamente in particolare la difesa del Made in Italy, mentre alla ministra Guidi ha chiesto più impegno per ridurre i costi dell’energia per le piccole imprese.

“Ci fa piacere” ha detto “aver trovato nel Presidente di Confindustria Giorgio Squinzi un sostenitore nella battaglia che Confartigianato conduce da anni per difendere e valorizzare la manifattura Made in Italy. Noi lo facciamo da sempre, mantenendo la nostra produzione ben radicata nel territorio italiano. Ci auguriamo che questa sia la strada sulla quale costruire lo straordinario futuro possibile del nostro Paese”. 

Per quanto riguarda l’intervento del Ministro per lo Sviluppo Economico Federica Guidi, il Presidente Merletti rileva: “siamo curiosi di comprendere il riferimento del Ministro alla riduzione di presunti privilegi delle imprese individuali. Quanto poi alla diminuzione dei costi dell’energia, rimaniamo in attesa di segnali precisi sugli interventi per abbassare davvero gli oneri a carico delle piccole imprese. Ci auguriamo che i suggerimenti citati dal Ministro per migliorare i provvedimenti allo studio del Governo si riferiscano alla necessità di incidere su quell’ampia platea di piccoli imprenditori che, finora, a causa di un sistema squilibrato di oneri fiscali e parafiscali sul costo dell’energia, hanno pagato l’elettricità anche per gli energivori”. 

Contemporaneamente all’assemblea di Confindustria, alla Camera veniva presentata un’indagine conoscitiva bicamerale sulla semplificazione. Poiché si tratta di un altro punto di grande interesse per le imprese e importante per il rilancio dell’economia, riportiamo un commento della Presidente Laura Boldrini al riguardo: “c’è uno stretto legame tra semplificazione, trasparenza e democrazia”. Da qui nasce la necessità di elaborare una proposta di legge che applichi il documento conclusivo emerso dall’indagine conoscitiva presentata alla Camera dei Deputati: “un documento sintetico e molto efficace, approvato all’unanimità, che mette a nudo la capacità tutta italiana di complicare le cose ma che è utile anche per fornire le linee guida per risultati migliorativi”.

La presidente Boldrini ha spiegato che la semplificazione corrisponde ad avere più trasparenza, democrazia ma anche più possibilità di crescita. E aggiunge: “leggere un testo normativo non può essere un percorso a ostacoli: bisogna migliorare il linguaggio e le tecniche per scrivere le norme; bisogna sostituire i mille adempimenti burocratici con procedure più snelle e controlli e verifiche sul campo”.

Attualmente è in discussione il nuovo Regolamento della Camera, che migliorerà la qualità delle leggi, “ad esempio limitando l’uso dei maxi emendamenti”.

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