Domenica 12 ottobre è stata la 64^ giornata dedicata ai lavoratori vittime di incidenti. Le morti bianche aumentano giorno dopo giorno: solo nel mese di luglio – periodo festivo – ci sono stati ben 100 infortuni mortali
Negli ultimi tre anni l’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering ha registrato 1.515 vittime in ambiente di lavoro ordinario. “Ci auguriamo che questa giornata porti la politica, gli enti di controllo e la magistratura ad una concreta riflessione per non dover più parlare ogni giorno di vittime del lavoro” dichiara l’ing. Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio, in occasione di questa giornata che ha coinvolto, con iniziative e manifestazioni per la sicurezza sul lavoro, 50.000 persone in tutto il Paese. Scopo della giornata è quello di suscitare interesse attivo da parte degli enti responsabili della prevenzione e della tutela dei lavoratori.
L’iniziativa è nata per volere dell’ANMIL (Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro) per consentire una riflessione collettiva su un’emergenza che non conosce tregua. Basti pensare che, se nel solo mese di luglio gli infortuni mortali sono stati 100 (ad esclusione di quelli “in itinere”, ovvero le cui vittime sono gravi e potrebbero morire), nei primi sette mesi del 2014 sono stati 431 i decessi sul lavoro nel nostro Paese. E purtroppo – come spiega l’ing. Rossato – i dati diventano ancor più inquietanti osservando le rilevazioni del nostro Osservatorio degli ultimi tre anni: dal 2011 al 2013 sono state 1.515 le vittime registrate nel solo ambiente ordinario.
I dati dell’Osservatorio indicano che nella maggior parte dei casi gli infortunati avevano un’età compresa tra i 45 e i 54 anni (354 vittime nel triennio), insieme agli ultrasessantacinquenni (346). Ed è proprio quest’ultima fascia d’età la più coinvolta dal dramma nel settore agricolo: nel 2013 il 48,6% dei lavoratori (101), 2012 il 43% (77 casi) e nel 2011 il 42,5% (93 casi).
La principale causa di morte in agricoltura è il “ribaltamento di veicolo/mezzo in movimento” (124 nel 2013, 84 casi nel 2012, 101 nel 2011), nello specifico, molto spesso si tratta del ribaltamento di un trattore con 119 casi nel 2013 (su un totale di 130 casi avvenuti per ribaltamento), 79 casi nel 2012 (su un totale di 97 casi), 97 casi nel 2011 (su un totale di 121).
Un aumento preoccupante e significativo sullo stato dei veicoli agricoli. Spesso, infatti, gli incidenti si verificano a causa dell’inadeguatezza dei vecchi mezzi agricoli utilizzati per lo svolgimento dell’attività; mezzi che non sono stati sottoposti ad adeguamenti e alle più recenti indicazioni di settore.
Guarda l’intervista al dott. Raffaele Gauriniello della Procura di Torino in merito agli infortuni sul lavoro.
A rischio è anche il settore delle “Costruzioni”, anche se, in termini assoluti, ha subito una forte diminuzione dei casi nell’ultimo anno: 84 casi nel 2013, 120 casi nel 2012 e 122 nel 2011; ma è probabile che il decremento registrato sia dovuto alla crisi economica che ha colpito il mercato dell’edilizia.
La causa di morte più frequente in questo settore è la “caduta di persona dall’alto” (42 casi nel 2013, 64 nel 2012 e 61 nel 2011). Gli infortuni più numerosi sono conseguenti a cadute da altezza compresa tra 1 e 10 metri; confermando che non servono grandi altezze per morire e segno che non sono state adottate le misure di sicurezza previste per tale tipologia di lavoro.
In base alle informazioni disponibili sulle morti per caduta dall’alto, il lavoratore non aveva indossato dispositivi di protezione individuale adeguati. Questo fenomeno ha dimostrato la scarsissima attenzione ancora oggi posta alla corretta “progettazione” del lavoro in quota, il quale deve prevedere “adeguate opere provvisionali e/o dispositivi di sicurezza di trattenuta al fine di tutelare i lavoratori”.
Le donne decedute sul lavoro nel 2013 sono state 19, mai così tante negli ultimi quattro anni; più che raddoppiate rispetto al 2012 quando erano 9.
Analizzando le modalità con cui si perviene all’infortunio mortale, è possibile rilevare spesso una grave carenza di cultura della sicurezza. Non è mai sufficiente ripetere che questo aspetto impatta non solo sulla sensibilità del lavoratore in merito ai rischi, ma anche e soprattutto sull’errata scelta delle modalità esecutive del lavoro (procedure) e, più in generale sulla non corretta progettazione del lavoro (per esempio, in merito alla scelta delle attrezzature adeguate, di idonei apprestamenti e di dispositivi di protezione), trascurando completamente la preventiva predisposizione di idonee misure necessarie a salvaguardare la sicurezza di chi opera.
L’appello di Mauro Rossato è rivolto agli amministratori del nostro Paese e tutti gli operatori della prevenzione degli infortuni sul lavoro, ed è quello di investire sulla continua formazione dei lavoratori, a tutti i livelli aziendali, senza trascurare lo studio delle modalità con le quali si giunge all’infortunio per aiutare i tecnici impegnati nella valutazione dei rischi e nella riduzione degli infortuni. Accogliendo così anche uno degli appelli più accorati ed autorevoli di questi giorni: il procuratore torinese Raffaele Guariniello, noto per le sue inchieste sulla sicurezza, ha infatti invitato il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ad inserire la sicurezza sul lavoro tra le priorità del suo esecutivo. “Speriamo che la 64° Giornata Nazionale per le Vittime degli Incidenti sul lavoro possa tradursi davvero in risposte concrete sul fronte della sicurezza dei lavoratori”. (D.M.)