Pubblicata un’indagine Eurispes che mostra come questo fenomeno sia dilagante e coinvolga nel ruolo di vittime soprattutto le donne
Un’indagine effettuata su un campione rappresentativo della popolazione (1.097 cittadini) nel periodo tra il 13 dicembre 2013 e il 4 gennaio 2014 affronta il fenomeno dello Stalking in Italia. Un crimine che si perpetra ultimamente soprattutto utilizzando le nuove tecnologie e in particolare all’interno dei social network, Facebook in testa.
Alla domanda diretta “le è capitato di essere vittima di stalking” il 9,9% ha risposto positivamente, di questi la componente femminile rappresenta il 64%. Quando invece è stata posta una domanda indiretta, “non sensibile” come la precedente e quindi con un tasso di risposta atteso più elevato, la percentuale di quanti hanno affermato di conoscere qualcuno rimasto vittima di stalking è aumentata fino al 20,9%. Questo significa che 2 intervistati su 5 hanno avuto conoscenza, anche se indiretta, di casi di stalking. Così spiega l’Eurispes, aggiungendo che i risultati della ricerca dimostrano che, anche se sta crescendo la consapevolezza delle donne rispetto al tema della violenza psicologica, denunciare non è facile. Infatti il dato Eurispes proiettato sulla popolazione stride fortemente con quello delle denunce raccolte nel corso degli ultimi anni, “proprio perché il reato non viene denunciato nella maggior parte dei casi”.
Ma quanto è vasto il fenomeno dello stalking? Secondo l’Eurispes, proiettando sulla popolazione dai 18 anni un su il dato del 9,9% di quanti, uomini e donne, hanno subito stalking, si giungerebbe ad un valore numerico indicativo, ma comunque impressionante, della portata di questo fenomeno: almeno 5 milioni di persone. Ma le denunce sono meno, molto meno. Secondo quanto reso noto dal Ministero dell’Interno, dall’entrata in vigore della legge 38/2009 al luglio 2014, sono state 51.079 le denunce per stalking, nel 77,56% ad esserne vittima è stata una donna. Nell’ultimo anno, dal 1° agosto 2013 al 31 luglio 2014, il numero delle denunce è stato pari a 10.703, vittime anche in questo caso soprattutto le donne (77,96%), con un andamento in crescita rispetto all’anno precedente (9.116 denunce, di cui il 77,3% effettuate da donne).
A seguito di queste – poche rispetto al fenomeno reale – denunce, ci sono stati 1.125 ammonimenti del questore, 189 allontanamenti e 5.890 divieti di avvicinamento.
Cos’è lo stalking
Il significato del termine stalking (dal verbo inglese to stalk) letteralmente indica l’inseguimento furtivo di chi sta dando la caccia a una preda. Lo si può definire come un braccare, cacciare in appostamento, mutuandolo dal linguaggio venatorio.
Il primo a dare una definizione di stalking, nell’accezione odierna fu Meloy (1998) che definì lo stalking come un comportamento ostinato di ossessivo inseguimento o molestia nei confronti di una persona che quindi si sente minacciata, mentre secondo Tjaden e Thoennes (1998) lo stalking si riferisce generalmente al comportamento molesto o minaccioso che un individuo adotta in maniera ripetitiva, come il seguire una persona, comparire all’improvviso in casa sua o nel suo posto di lavoro, compiere molestie telefoniche, lasciare messaggi scritti o oggetti, danneggiare le proprietà della vittima.
Si tratta di una persecuzione psicologica, con tanto di molestia verbale e minacce, che solo da pochi decenni ha trovato la giusta collocazione nella coscienza collettiva e negli ordinamenti giuridici di molti paesi che hanno iniziato a perseguirlo come reato.
Lo stalker
L’autore del reato spesso è un amante, un ex marito, un ex fidanzato, ma anche un amico, un collega o un datore di lavoro. A volte può essere semplicemente uno squilibrato che ha scelto una persona qualsiasi identificandola come oggetto del proprio desiderio, alla stregua di un oggetto da possedere.
La maggior parte delle persone sottovaluta l’importanza di molti episodi di stalking, magari proprio perché conosce lo stalker e si fida di lui, scambiando i suoi gesti per un eccesso di interesse, un interessamento “bonario”. Per questa ragione chi viene di fatto perseguitato non vi presta troppa attenzione e soprattutto non pensa a denunciare l’autore di queste azioni. Con il tempo però il ripetersi degli atti di “appostamento” o controllo, di ricerca del continuo contatto, inizia a diventare un vero e proprio fastidio fino ad arrivare a inibire il regolare svolgimento della vita quotidiana, a spaventare e, in certi casi, il finale può risolversi in un epilogo drammatico.
I dati del Ministero dell’Interno indicano che tra luglio 2013 e agosto 2014 ci sono stati 153 casi di omicidio volontario in ambito familiare, “dove a rischio sono le relazioni di coppia, messe in discussione spesso da una separazione”. Stalking e femminicidio sono a volte considerati due facce della stessa medaglia, dal momento che molti dei fatti di cronaca parlano di tragedie annunciate, di storie di donne che non avevano denunciato gli atteggiamenti persecutori subiti o che invece, pur avendoli denunciati con forza, sono rimaste inascoltate… e indifese.
A commentare i dati dell’Eurspes è l’avv. Andrea Catizone, che dirige l’Osservatorio sulle Famiglie: “i cambiamenti profondi che hanno stravolto le relazioni tra gli individui nella nostra società e l’uso massiccio di tecnologie nella vita di ogni giorno non sempre hanno prodotto fenomeni controllabili o virtuosi. Il forte individualismo e l’assenza di un sentire comune sono alla base di fenomeni sociali in cui ciascuno si costruisce le proprie regole e in cui ognuno si sente legittimato a soddisfare i propri desideri, le proprie passioni e anche le proprie patologie o perversioni anche attraverso l’annientamento del prossimo. Questa logica autoritaria e padronale è alla base del fenomeno dello stalking in cui un soggetto, la maggior parte maschile, non potendo sottomettere un’altra persona, decide di condizionarne l’esistenza mettendo in essere atti che compromettono pesantemente il suo normale svolgimento. Il rapporto familiare, o il legame sentimentale alla base del rapporto tra lo stalker e la vittima spesso costituiscono un vero e proprio ostacolo alle possibili denunce da parte di quest’ultima. A ciò si aggiunga l’assenza di misure adeguate e immediate che tutelino le vittime successivamente alla denuncia presso le Autorità competenti”.
Secondo l’avv. Catizone, occorre combattere lo stalking perseguendo diverse strade: “certamente una grande campagna di sensibilizzazione che faccia comprendere a chiunque quali sono i comportamenti inquadrabili nella fattispecie dello stalking fornendo gli strumenti per individuare il limite di accettazione di atti persecutori provenienti dai familiari, parenti o anche colleghi di lavoro. Ma serve anche un grande impegno da parte dello Stato nel predisporre misure adeguate a proteggere le donne che hanno il coraggio di denunciare lo stalker anche per non pregiudicare ulteriormente una situazione di per sé assai precaria”. (D.M.)