Campagna antiviolenza Società

La violenza domestica ai tempi del Coronavirus

Per molte donne restare a casa può essere fatale a causa della violenza domestica. L’approfondimento di Donna in Affari con l’intervista esclusiva alla criminologa Roberta Bruzzone

La violenza domestica non si ferma per il Covid-19, anzi. Secondo l’Osservatorio Interreligioso sulle violenze contro le donne, il rischio di un aumento della violenza maschile domestica è alto e sempre più concreto. La ridotta mobilità, la costrizione forzata ad una convivenza h 24 non fa che esasperare comportamenti violenti e abusanti. Mette in serio pericolo vite umane, in casa per salvaguardare quelle alle prese con il coronavirus.

Da casa rifugio a casa prigione
Stiamo vivendo un tempo drammatico. “Siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme.” Tuonano forti le parole del Santo Padre nel momento più epocale della storia dell’umanità. Siamo costretti nelle nostre case, in una convivenza continua e inaspettata, utile per contrastare questo virus bastardo che sta fermando il mondo ma mentre per alcuni la casa diventa rifugio, luogo di ritrovata serenità e lentezza con i propri cari, per altri si trasforma in una prigione, in una soffocante e lenta agonia.

La violenza domestica
L’isolamento è una delle caratteristiche più comuni delle relazioni abusanti. Le vittime di violenza domestica, sessuale, fisica e psicologica, ora sono ancora più vittime. È vero che siamo tutti sulla stessa barca, ma a qualcuna è stato imposto – a ragion veduta – lo spazio di una gabbia in cui il pericolo è pane quotidiano. E la convivenza forzata con chi agisce violenza, potrebbe durare parecchio.

Abbiamo cercato di capire a fondo la situazione, anche per confortare le donne e le vittime di violenza sul fatto che gli aiuti ci sono, nonostante la quarantena.

I Centri antiviolenza
L’Associazione D.i.Re. (Donne in rete contro la violenza) informa che i centri antiviolenza si sono riorganizzati nel massimo rispetto delle disposizioni da Coronavirus, ma non hanno mai smesso di essere operativi. Via chat o tramite telefono, le operatrici non lasciano da sole le vittime e garantiscono l’immediato intervento nei casi di assoluta necessità.

Intervista alla criminologa Roberta Bruzzone
Per approfondire meglio l’argomento abbiamo intervistato Roberta Bruzzone, nota criminologa e psicologa forense italiana.

Questa reclusione forzata in casa mette a dura prova anche i caratteri e le psicologie più stabili. Dalla noia all’isolamento, per chi mette in atto atteggiamenti maltrattanti nei confronti della propria compagna o dei componenti della propria sfera famigliare, sono pretesti in più per agire con violenza. Cosa succede in alcune case?
“Entrando nella testa dei soggetti che mettono in campo comportamenti maltrattanti e abusanti, posso ipotizzare che, in questo momento, la tentazione di scaricare la propria frustrazione sulla vittima che hanno in esclusiva a disposizione h24, che sia la partner o i figli, è una tentazione a cui non sanno rinunciare. Non parliamo solo di violenza sessuale, ma anche di una moltitudine di comportamenti più subdoli di violenza psicologica che consente a certi soggetti di scaricare sistematicamente la loro frustrazione. Questo va a creare un clima di tensione e uno spietato controllo. In questo momento particolare, temo che chi già aveva problematiche di violenza in famiglia o chi in qualche modo stava cominciando a sperimentare uno scenario di questo genere, abbia assistito ad un peggioramento notevole. È qualcosa che ci colpisce e che ci lascia sgomenti perché, con questa emergenza da coronavirus, è più difficile chiedere aiuto. Adesso non è così banale chiamare il 112 o il 1522 quando hai il tuo aguzzino così vicino, nella stanza accanto, che non vede l’ora di fartela pagare. Molte donne, con la scusa di andare a fare la spesa, andare in farmacia o banalmente per scendere a buttare la spazzatura, se questo viene loro consentito, ne approfittano per lanciare segnali o chiedere aiuto.”

Come intervenire in questi casi?
“È necessario insistere il più possibile a spronare le donne a segnalare certi comportamenti, a chiedere aiuto e a raccontare cosa sta accedendo in casa. Non è facile ma ci sono strumenti agili che possono andare in loro soccorso. Se fosse possibile avere a disposizione uno smartphone, c’è la App 1522 antiviolenza e antistalking. Attraverso questa applicazione, primo e valido strumento si aiuto, si possono attivare le operatrici del sistema e mettere in campo interventi di emergenza a tutela delle donne in difficoltà.  Capisco anche che la gravità dell’emergenza sanitaria ha contribuito a scoraggiare le donne vittime di violenza. In un contesto come questo, anche la preoccupazione per la propria salute crea un’altra storia, legata a sensi di colpa con i quali le vittime già convivono. Questa è anche la leva psicologica che il maltrattante utilizza per raggiungere il suo scopo. Una segnalazione di violenza potrebbe scatenare un allontanamento suo o del maltrattante dalla propria abitazione, mettendo a rischio la salute di entrambi. Sono meccanismi psicologici delicatissimi, amplificati da questa emergenza globale. Occorre stare sempre più vicino a queste donne e ricordare loro che, se hanno bisogno di aiuto, chi di dovere non è in quarantena ed è pronto ad intervenire.”
Da segnalare anche l’interessante campagna lanciata da “Staffetta democratica” #mascherina 1522. Un nome in codice per aiutare le vittime di violenza durante l’emergenza coronavirus. É un grido di aiuto che sarà raccolto dalle farmacie e da qualsiasi presidio sanitario, facendo scattare l’intervento delle forze dell’ordine. In Italia, consentirà alle vittime di denunciare l’abuso senza dover fare neanche una telefonata.

Dottoressa Bruzzone, quando a subire vessazioni o soprusi sono i minori, all’interno della propria famiglia, come ci si deve comportare?
“C’è poco da fare, oggi la problematica riguarda anche i minori che subiscono qualsiasi forma di violenza in ambito famigliare.  Tutta la loro vita, compresi gli impegni scolastici, si svolge all’interno delle mura domestiche. Sono davvero in trappola. Per loro è ancora più difficile riuscire a chiedere aiuto. È quindi fondamentale che la figura famigliare che rappresenti l’ultimo baluardo a tutela della salute di questi minori, si attivi in tempi rapidissimi. Diversamente, usciremo da questa quarantena, supereremo l’emergenza sanitaria ma ci troveremo con una epidemia di problematiche psichiatriche e molti soggetti ne usciranno profondamente traumatizzati.”

Dottoressa Bruzzone, come vede il domani per la nostra società?
“Credo che la nostra normalità, come ce la ricordiamo, è qualcosa che difficilmente recupereremo. Questa legata all’emergenza sanitaria è un’esperienza unica, senza precedenti. Avviene in un momento particolare in cui, per fortuna, abbiamo tantissimi strumenti, come i social, che ci consentono di non perdere di vista il concetto di comunità, anche senza frequentarci personalmente. Occorre fare appello ad una buona comunicazione e a non cadere nella trappola delle fake news. Nel nostro domani, vedo cambiamenti importanti nello stile relazionale, nel modo di approcciarsi alla vita. Mi auguro che questo momento storico ci porti a riflettere sulla nostra precedente quotidianità, e a concentrarci sulle cose veramente importanti.”

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