Diritti

Gli Stati Generali delle Donne. Lavoro al primo posto

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stati-generali-donneOltre duecento donne riunite in un summit al Parlamento Europeo. A Roma si sono svolti gli Stati Generali delle donne. Un’occasione per parlare di lavoro, declinato all’interno delle tematiche dell’Expo 2015

di Dominella Trunfio

Inizia presto il tavolo dei lavori degli Stati Generali delle donne nella Capitale perché tantissimi sono i temi da affrontare: imprese e start-up, innovazione e tecnologie, democrazia paritaria, donne e politica e tanto altro, tutti legati dal filo conduttore del lavoro. Un fiume di sinergie al femminile composto da imprenditrici, artigiane, docenti universitarie, libere professioniste, politiche e cittadine provenienti da tutte le Regioni italiane per confrontarsi e discutere in vista di Expo 2015 e della Conferenza mondiale delle donne “Pechino vent’anni dopo” prevista per settembre prossimo a Milano.

Proposta di base emersa dalla giornata quella di creare una nuova economia di valori: non più conciliazione ma affermazione dei propri diritti perché le donne, in tempi di crisi, possono dare il loro contributo per rialzare il destino italiano. «Gli Stati Generali sono nati per questo motivo» dice Isa Maggi ideatrice e organizzatrice del movimento «e rappresentano un confronto spontaneo, aperto al pubblico e itinerante. Gli incontri, infatti, partono da Roma ma, si svolgeranno in tutta l’Italia dove raccoglieremo buone pratiche, proposte e suggerimenti su diversi temi con raccolta e pubblicazione online per tutto il 2015».

A Donna in Affari, Isa Maggi racconta il percorso che ha portato alla nascita degli Stati Generali. «Due anni fa» spiega «abbiamo lanciato il format “Donne che resistono”, con lo scopo di raccogliere le testimonianze di coloro, soprattutto imprenditrici, che nonostante la crisi vanno avanti. I dati di settembre 2014 di Unioncamere mostrano come le donne grazie ad imprese piccole e vivaci, che non sono indebitate e non hanno bisogno di grandi investimenti resistono e con le loro attività creano una variabile importante nel percorso italiano, ancor di più se lo si rapporta al contesto europeo».

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Secondo step, quello di raccontare le “Donne che ce l’hanno fatta”, quelle cioè che sono riuscite attraverso il loro percorso di vita a superare il cosiddetto pavimento di fango. «Fra tutte» continua Maggi «cito Debora, imprenditrice e giovane mamma che ha scelto di investire sull’agricoltura biologica creando la sua piccola azienda. Oltre che un esempio sul piano lavorativo, la sua storia mostra come sia possibile riorganizzarsi al meglio quando si decide di avere dei figli».

Dopo i due format la decisione di creare gli Stati Generali delle donne, un movimento che viene dal basso e che attraverso la comunione di idee ha come scopo quello di elaborare un documento da presentare alla politica, nello specifico al Presidente del Consiglio, alle Regioni, alle Istituzioni e alla Commissione europea. «Una sintesi molto breve in cui scriveremo proposte progettuali» aggiunge l’organizzatrice «perché non possiamo più dialogare sui massimi sistemi, è ora di passare all’azione. Dobbiamo allontanarci da mere ricette finanziarie e ripartire da interventi legislativi ed economici che abbiamo alla base valori etici che possano costruire un’economia sociale davvero sostenibile nel rispetto delle esigenze e politiche di gender».

Per integrare il documento oltre che sul lavoro, sono state avanzate proposte su integrazione, educazione, progetti europei, leadership, accesso al credito, comunicazione, fragilità economica e sociale e sport. A livello politico, una fra tutte, spicca la richiesta di una scelta al femminile come Presidente della Repubblica.
«Sono stati tantissimi gli interventi programmati e quelli poi ascoltati dal pubblico, una forte adesione che vede la giornata romana come un punto di partenza. Le donne che hanno partecipato» conclude Maggi «sono volitive, il nostro saper fare è spirito di servizio a favore della società in tutti i settori con nuove soluzioni partecipative».

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