Diritti Lavoro

Gli indicatori dello sfruttamento dei lavoratori

Cosa rivela una situazione di sfruttamento dei lavoratori? Per rispondere a questa domanda la Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro ha realizzato un particolare approfondimento

Nell’approfondimento sugli indici rivelatori dello sfruttamento dei lavoratori, la Fondazione studi Consulenti del Lavoro ha considerato le sentenze della Corte di Cassazione emesse dal 2015 a oggi. Grazie a tale analisi si possono illustrare le caratteristiche tipiche dello sfruttamento dei lavoratori.

Cosa è segnalato come sfruttamento dei lavoratori
In base all’analisi delle sentenze della Corte, gli indici rivelatori dello sfruttamento del lavoratori sono molteplici e tra questi segnaliamo: il trasporto dei lavoratori su veicoli privi di sistemi di sicurezza, costretti a viaggiare in piedi o seduti a terra; la protrazione del lavoro per l’intera giornata senza pause; il lavoro settimanale/mensile senza giorni di riposo o ferie; il lavoro in nero; la prestazione dell’attività lavorativa sotto minaccia di licenziamento; gli ambienti insalubri; la mancata retribuzione per intero.

Cosa stabilisce la Legge in merito allo sfruttamento dei lavoratori
Secondo l’art. 603 bis, comma 3, del Codice penale, gli indici rivelatori di sfruttamento dei lavoratori rientrano quando sussistano una o più delle seguenti condizioni:

  • “la reiterata corresponsione di retribuzioni in modo palesemente difforme dai contratti collettivi nazionali o territoriali stipulati dalle organizzazioni sindacali più rappresentative a livello nazionale, o comunque sproporzionato rispetto alla quantità e qualità del lavoro prestato”;
  • “la reiterata violazione della normativa relativa all’orario di lavoro, ai periodi di riposo, al riposo settimanale, all’aspettativa obbligatoria, alle ferie”;
  • “la sussistenza di violazioni delle norme in materia di sicurezza e igiene nei luoghi di lavoro”;
  • “la sottoposizione del lavoratore a condizioni di lavoro, a metodi di sorveglianza o a situazioni alloggiative degradanti”.

Sentenze sullo sfruttamento dei lavoratori
Come spiegano i consulenti del lavoro, la Corte di Cassazione, chiamata a decidere su ricorsi presentati in materia di misure cautelari personali o reali (sequestri preventivi), ha evidenziato gli elementi che ha reputato quali “rivelatori” dello sfruttamento. In base alle sentenze, dal 2015 a oggi, la Corte ha ritenuto elementi da considerare nell’ambito dello sfruttamento dei lavoratori i seguenti:

  • “il mancato riconoscimento degli stessi diritti garantiti agli operai nazionali, con particolare riguardo allo svolgimento di un numero di ore di lavoro di gran lunga superiore alla regola delle otto ore giornaliere”;
  • “la mancata retribuzione per l’intero, essendo corrisposta la metà della paga”;
  • “la mancata previsione di ferie”
  • “i lavoratori venivano trasportati sui veicoli, all’interno di cassoni sporchi e privi di qualunque mezzo di sicurezza, senza posti a sedere e dunque costretti a viaggiare in piedi o seduti a terra, con indumenti inidonei al lavoro nei campi”;
  • “il lavoro si protraeva per l’intera giornata, senza giorni di riposo o ferie”;
  • “la paga era bassissima”;
  • “si trattava di lavoro «in nero», come accertato dall’INPS”;
  • “l’attività lavorativa veniva prestata sotto minaccia di licenziamento e che le condizioni ambientali in cui erano costretti a vivere erano di totale degrado dal punto di vista degli spazi abitativi e delle condizioni igieniche”.

Le sentenze più attuali
Andando avanti nel tempo, la Corte ha integrato i requisiti dello sfruttamento dei lavoratori in tale modo, ovvero tenendo conto del fatto che:

  • “i lavoratori prestassero attività lavorativa che, tenuto conto anche delle ore di viaggio, si protraeva dalle 12 alle 18 ore giornaliere, per 7 giorni alla settimana, con tempi di recupero che non consentivano neppure l’espletamento delle normali incombenze domestiche”;
  • “le persone offese erano sotto costante minaccia di licenziamento (ossia di perdere la loro unica fonte di sostentamento)” alla quale “si accompagnava, per un verso, la sistematica corresponsione di retribuzioni palesemente inferiori a quanto previsto dalla normativa e dai contratti e, comunque, del tutto sproporzionate alle reali prestazioni lavorative effettuate e, per altro verso, la costante violazione delle norme in tema di riposo settimanale e di orario di lavoro e le condizioni di lavoro e di trasporto pericolose e degradanti”;
  • “i lavoratori non erano neppure liberi di recarsi autonomamente, all’occorrenza, presso i servizi igienici, dovendo utilizzare, previa autorizzazione, la scheda magnetica in possesso” dell’indagato, il quale “così poteva ‘monitorare’ l’utilizzo del bagno da parte dei braccianti”

Altre condizioni di sfruttamento dei lavoratori
In base ad altre pronunce della Corte, le condizioni di sfruttamento dei lavoratori  devono essere individuate negli “orari di lavoro assai gravosi”, nelle “assenze di pause e permessi”, nella “assenza di contratti stipulati dai lavoratori”, nel “fatto che i lavoratori siano costretti ad accettare il prelievo” di danaro “dalla loro esigua paga e a farsi trasportare in condizioni affatto disumane sui campi di lavoro”.  Inoltre, si ha sfruttamento ai sensi della norma ex articolo 603-bis del codice penale ogni qualvolta i lavoratori – soprattutto stranieri – avendo necessità di “un contratto di assunzione, anche per regolarizzare la propria presenza sul territorio italiano” siano “costretti a pagare per ottenere l’assunzione, ad accettare retribuzioni non corrispondenti a quanto dovuto, ed a subire la compressione dei diritti sindacali, sotto la minaccia del licenziamento (come nel caso degli scioperi, la cui partecipazione venga sanzionata con la perdita del lavoro)”.

Approfittare dello stato di bisogno è sfruttamento dei lavoratori
L’articolo 603-bis del Codice Penale, come modificato dalla legge 199/16, punisce chiunque recluta manodopera allo scopo di destinarla al lavoro presso terzi in condizioni di sfruttamento, sul solo presupposto dello stato di bisogno dei lavoratori e senza che sia richiesta, per l’integrazione della fattispecie, una finalità di lucro. Tale condizione ricorre quando il prestatore d’opera si trovi costretto ad accettare condizioni degradanti di lavoro dettate “dalla necessità di mantenere e formare la prole in patria”. In pratica “il datore di lavoro sfrutta lo stato di bisogno – di cui ha piena consapevolezza – per guadagnare condizioni contrattuali di tutto favore per se stesso, a scapito della parte debole”.

Lo sfruttamento dei lavoratori agricoli
Per quanto riguarda i lavori agricoli, lo sfruttamento dei lavoratori è da rilevarsi nelle “penose condizioni personali e di lavoro subite dai braccianti agricoli”, nella “minima paga oraria”, nell’“orario lavorativo giornaliero (sino a 18-20 ore senza riposo settimanale e con una pausa di appena 30 minuti)”, nella “carenza di servizi igienici nei campi”, nelle “minacce ed aggressioni subite dai ‘caporali’ in caso di prestazioni lavorative non soddisfacenti”, nella “estrema miseria delle baracche adibite ad abitazioni”, nei “canoni di locazione trattenuti direttamente dalle buste paga”, nel “divieto di portare con sé telefoni cellulari”. Tutte condizioni considerate “ai limiti della disumanità”.

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