COMUNICAZIONE

“Saluti e baci”: dalle vecchie cartoline postali al postcrossing

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La tecnologia della comunicazione digitale sta trasformando abitudini decennali legate al viaggio e alla socialità

A cura di Americo Bazzoffia, libero docente universitario e consulente in comunicazione strategica integrata

Passeggiando in una grande città o guardando un vecchio film ci accorgiamo che con l’avvento della telefonia cellulare e degli smartphone, sono scomparse dal paesaggio urbano le cabine del telefono. Oggi ci muoviamo, ci spostiamo da una città all’altra, da un quartiere all’altro per appuntamenti, incontri, ecc. e siamo sempre raggiungibili, e possiamo raggiungere sempre tutti, grazie ai telefonini. Se c’è un imprevisto o un cambio di programma, non abbiamo alcun problema perché con il telefonino siamo sempre in grado di avvisare o essere avvisati su eventuali contrattempi.

Nell’era della prima rivoluzione telematica, viaggiare o spostarsi sta assumendo percezioni e connotati molto diversi. Ce ne accorgiamo in particolare se osserviamo quali erano le nostre “vecchie abitudini” da esseri “analogici” oppure ce ne accorgiamo anche se controlliamo gli oggetti che progressivamente stanno scomparendo, come per l’appunto le cabine del telefono.
Uno di questi oggetti, nostalgici e sociologicamente interessanti, che sta cadendo in disuso e progressivamente scomparendo, è la cartolina postale.

La prima cartolina postale fu la Correspondenz-Karte emessa dalle poste austriache il 1º ottobre 1869. Fu inventata dal professore di economia Herrmann Emmanuel dell’accademia militare di Wiener Stadt, per una motivazione puramente economica: egli aveva l’intento di sostituire, per la breve corrispondenza, le lettere che avevano una tariffa più onerosa.
Herrmann scrisse un lungo articolo sul “Neue Freie Presse” intitolandolo “Nuovo mezzo di corrispondenza postale” con il quale attirò l’attenzione del direttore generale delle poste austriache, il barone Od-Maly. Il 25 settembre 1869 Od-Maly ottenne il decreto di emissione delle cartoline postali che apparve nel “Bollettino delle leggi dell’Impero”, con il quale si fissava la data di emissione nel primo ottobre. Si trattava di un cartoncino color avorio: su un lato, destinato all’indirizzo del destinatario, era impresso il francobollo, mentre l’altro, privo di fregi, conteneva il messaggio che non doveva superare le 20 parole.

Successivamente, nel 1870, in Francia, il libraio Bernardeau de Sillé-le -Guillaume fu il primo che ebbe l’idea di ornare di disegni e figure le cartoline inventando così i precursori delle cartoline illustrate.
Nel 1872 per la prima volta le cartoline illustrate vennero utilizzate per propagandare le bellezze turistiche di un Paese, la Svizzera, grazie all’idea del tedesco Franz Borich, che raccolse un enorme successo e una lunga serie di imitatori.

Il 23 giugno 1873 con legge n. 1442 anche l’Italia introduceva la “Cartolina postale di Stato” che rappresenta un oggetto nuovo nel panorama dei servizi postali italiani.
Da allora la cartolina postale ha assunto significati e ritualità specifiche: da bambini insieme agli intramontabili francobolli rappresentava una prima forma economica di collezionismo; poi si entrava nell’età adulta ricevendo una “cartolina”, quella “militare”, si mostrava la propria esuberanza con le “cartoline erotiche” o la propria opulenza inviando “cartoline paesaggistiche” dai più svariati angoli del mondo. Infine, banalmente, una “cartolina” era fonte di “rassicurazioni” perché avevamo la certezza che una raccomandata era arrivata a destinazione.

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C’è tutta una sociologia della cartolina collegata a riti e comportamenti collettivi. Addirittura la cartolina postale è – o meglio era – talmente collegata ai nostri comportamenti che trova collocazione anche nel Galateo: “La cartolina è un mezzo rapido e conciso per dare una notizia di non grande importanza, o per ricordarci agli amici. Chi è in viaggio, o partecipa ad una gita, si compiace di mandare agli amici un saluto dai luoghi nuovi che attraversa. Questo saluto però deve partire da un sentimento d’affetto o di amicizia, e non dalla vanità di far sapere che si fa un bel viaggio o che ci si trova in un luogo elegante e mondano”.
L’uso infatti più comune delle cartoline postali illustrate era quello di inviarle come messaggio di saluto a parenti e amici dai luoghi di villeggiatura o che si attraversavano durante un lungo viaggio. C’era chi (soprattutto giovani coppie in viaggio di nozze) nell’invio della cartolina, utilizzava una tempistica scientifica – spedendola sempre nei primi giorni di vacanza – affinché potesse arrivare ai destinatari prima del proprio rientro a casa.

Oggi invece cosa sta accadendo? Da alcuni anni, soprattutto con la diffusione di social networks, non avvertiamo più il bisogno di acquistare e spedire cartoline postali. In un strano ricorso storico, così come la cartolina sostituì la lettera (perché considerata mezzo più economico), le foto delle nostre vacanze su Facebook, Istagram, ecc. sostituiscono le ormai vetuste e costose cartoline cartacee.
Per gli incalliti internauti dei social networks ormai sta entrando in disuso perfino la famigerata domanda settembrina: “Dove sei stato in vacanza ?” o la sua variante “Cosa hai fatto questa estate?”. Non lo chiediamo più non per disinteresse, ma semplicemente perché lo sappiamo già. Nell’arco dell’estate abbiamo potuto vedere pubblicato sui profili dei nostri amici decine di immagini di paradisi esotici e nostrani, quelle immagini le abbiamo taggate, commentate, condivise con altri, e poi ri-commentate con i diretti interessati, con amici, parenti e semplici conoscenti nel “villaggio globale” dei social networks. In questo modo la vacanza si è consumata in “tempo reale” e più o meno collettivamente (ormai nemmeno in viaggio di nozze alcuni giovani sposi si possono esentare dal non vivere collettivamente il loro viaggio più privato).

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In un tale contesto, rapido, immediato, interattivo, collettivo una qualsiasi cartolina postale cartacea, apparirebbe così scontatamente desemantizzata, priva di significato e di attualità, vetusta, scarsamente interattiva e collettivamente poco divertente e utile. Pertanto già dagli ultimi due decenni del XX secolo la rivoluzione nei mezzi di comunicazione sta producendo un cambiamento profondo nella funzione sociale della cartolina. In particolare dagli anni novanta del XX secolo, dopo poco più di un secolo dalla loro invenzione, le cartoline postali hanno cominciato a decadere nel loro uso come scambio di saluti, soppiantate prima dagli SMS e dalle e-mail e poi, con l’avvento dei social networks, hanno intrapreso una logorante agonia.
Anche la versione “trendy” e giovanile – la “promocard”- presente in Pub e Discoteche per fini pubblicitari è ormai al suo epilogo.

Ma i nostalgici delle cartoline non devono disperare. Anche per i fenomeni comunicativi vige l’imperativo del settecentesco postulato di Antoine-Laurent de Lavoisier: “nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma” o meglio “…tutto si digitalizza”. È nata così nel luglio del 2005 “Postcrossing” da una idea del portoghese Paulo Magalhães.
Amando collezionare cartoline e sapendo di altri con il suo stesso hobby, nel suo tempo libero Paulo creò il sito ospitandolo su un vecchio computer di casa. Il progetto ebbe un successo inaspettato, diffondendosi ben presto anche in altri Paesi. Da allora la crescita di Postcrossing è stata rapidissima: a tre anni dalla nascita poteva contare su 50.000 membri di 182 Paesi diversi, oggi ha superato la soglia di 572.000 membri provenienti da 215 Paesi e le cartoline inviate e quindi ricevute grazie al progetto, risultano essere già più di 31.636.000.
Ma come funziona ? Lo slogan di Postcrossing recita “send a postcard and receive a postcard back from a random person somewhere in the world! ” e l’idea di fondo del progetto è proprio che per ogni cartolina che un membro spedisce ne riceverà una da un altro utente (o postcrosser) a caso da qualche parte del mondo.
Una volta che ci si è registrati sul sito, è possibile richiedere di spedire una cartolina, e si riceverà un messaggio con l’indirizzo postale di un altro membro ed un codice identificativo univoco da inserire sulla cartolina (postcard ID). Spedendo la cartolina è importante scrivere il proprio postcard ID su di essa, in questo modo chi la riceverà potrà registrarla sul sito, mentre chi ha inviato la cartolina ne riceverà un’altra da una qualsiasi parte della terra da un altro postcrosser (con un altro post card ID).
Non è possibile sapere chi sarà ad inviare la cartolina o da quale Paese provenga, per cui quello che si riceverà sarà una sorpresa. Si può decidere invece se ricevere cartoline solo dei propri connazionali oppure no; inoltre è possibile, compilando il proprio profilo, dare delle indicazioni sul tipo di cartoline preferite (ad esempio paesaggi, monumenti, animali, ecc…) in modo che chi deve spedirla abbia qualche indicazione.
Può capitare, ovviamente, che alcune della cartoline spedite non arrivino mai a destinazione… ma poco importa, il sistema informatico consente si poter ritentare dopo 60 giorni.

È questa una delle modalità in cui materiale e digitale possono coesistere, possono integrarsi e forse far sopravvivere le vecchie cartoline illustrate postali. Collezionisti, nostalgici ed estimatori siete avvisati.

“Tanti cari saluti, Americo Bazzoffia”

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