COMUNICAZIONE

Viaggio al centro dell’animazione 3D per la comunicazione d’impresa

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Quando la fantasia supera la realtà

A cura di Americo Bazzoffia, libero docente universitario e consulente in comunicazione strategica integrata

Osservando recenti campagne pubblicitarie il lettore si sarà certamente accorto che le tecniche di animazione computerizzate sono sempre più presenti negli spot. La pubblicità, infatti, attinge a piene mani a tutte le innovazioni tecnologiche offerte dai software informatici per rendere sempre più stupefacenti i propri messaggi commerciali.

Frutto della “star strategy” (J. Seguela) e della sua degenerazione in “pubblicità spettacolo”, successivamente il computer agevola i creativi per rendere i propri commercial sempre più unici e sorprendenti. Spessissimo si tratta di piccoli interventi su quanto girato, in altri casi si tratta di animazioni (deformazioni, cambi di colore o di morfologia del materiale, luci e riflessi, ecc. ) applicati ad elementi grafici presenti negli spot come scritte e marchi.
Forse solo un occhio esperto – o comunque molto curioso – può rendersi conto che ciò che sta osservando nello spot è frutto di un sapiente e lungo lavoro in computer graphics.

Ma ci sono dei casi in cui l’azienda necessita che “la fantasia superi la realtà”. Si tratta di particolari condizioni in cui ad esempio si vogliono mostrare i processi produttivi senza per questo attingere a documentaristiche e banali riprese degli stabilimenti o delle catene di montaggio. Infatti, a volte, pur volendo rassicurare il consumatore sulla bontà, la genuinità o l’esattezza e precisione dei processi produttivi e realizzativi dei prodotti, si ritiene che mostrare stabilimenti, magazzini, operai a lavoro, catene produttive, ecc. possa essere inappropriato, banale, freddo quando addirittura impossibile.
In tutti questi casi, e ogni qualvolta lo si ritiene necessario, è indispensabile per aziende ed agenzie pubblicitarie ricorrere alla computer animation.

Computer Animation

Spesso non si tratta di piccoli interventi grafici e di piccoli trucchi visivi ma della costruzione integrale di mondi e personaggi fantastici che possano impressionare, suggestionare ed emozionare il consumatore per persuaderlo ad acquistare il prodotto pubblicizzato.

Il consumatore in realtà, proseguendo nell’esempio sopra riportato, non sta guardando nello spot la vera “fabbrica” di produzione, gli operai o i robots a lavoro, ma un surrogato digitale che a volte è verosimile, altre volte è completamente generato dalla creatività e dalla fantasia. Come i miti ancestrali, le narrazioni di fantasia sono utili in questi spot a spiegare, illustrare, dare rassicurazioni ed indicazioni di fenomeni reali. E come i miti riescono a rimanerci dentro, suggestionandoci, e lasciando nella nostra psiche cognizioni ed impressioni positive talmente ben definite e cesellate che probabilmente nessuna visita reale negli stabilimenti avrebbe potuto mai insinuare nella nostra mente.

animazioni-3dIn alcuni di questi casi la narrazione e la regia dello spot ricorda infatti una sorta di percorso guidato nella fabbrica, come nel caso del recentissimo spot del parmigiano Parmareggio dove una famiglia di topini visita una fabbrica di fantasia da cui si evince inequivocabilmente che l’azienda lavora e grattugia il parmigiano “quasi” come a casa.
In altri casi, la catena di produzione e chi vi opera vengono sostituiti da astrusi marchingegni che, attraverso la computer graphics, riescono a montare e assemblare il prodotto in modo avvincente come nel caso dello spot della Audi A4.

In altri casi ancora, non volendo o non potendo svelare la ricetta e i processi da cui scaturisce il prodotto, la computer animation agevola – e non poco – la realizzazione dello spot riuscendo a creare mondi di pura fantasia in cui si muovono e agiscono personaggi inventati. Come si può riscontrare ad esempio nello spot della Coca Cola che “svela” il luogo della ricetta segreta della celebre bevanda. Si tratta di un viaggio fantastico, di 30 secondi, avvincente e suggestivo, che ci rivela che la ricetta segreta della Coca Cola è “scritta su un chicco di riso che si trova dentro una bottiglia nascosta in una conchiglia dentro una vecchia borsetta nascosta in un antico forziere inca che si trova sul ponte di una nave pirata ingoiata da una balena preistorica intrappolata in un lago formato all’interno di un vulcano estinto sorvegliato da un lemore gigante e sputa fuoco a due teste su di un isola sperduta”. Certo lo spot poteva essere realizzato anche in studi cinematografici con costumi e scenografie, ma l’effetto sarebbe stato meno avvincente e probabilmente i costi non competitivi.

Infine, la computer graphics negli spot è essenziale e particolarmente utile perché consente di mostrare ciò che all’occhio umano è celato, ossia come agisce il prodotto (es. un farmaco, un preparato erboristico o un cibo particolare) nel nostro corpo. Anche qui spesso troviamo, inseriti in uno spot, brevi frammenti di computer animation in cui uomini e donne diventano “magicamente” trasparenti, oppure si riesce ad entrare dentro il corpo umano ed osservare processi biologici ed addirittura molecolari.
Ma esistono casi, come lo spot dell’acqua Nestlé Vera in cui – per dimostrare i benefici effetti sull’organismo – il corpo si fa trasparente e si trasforma con sbalorditivi effetti digitali in mondi immaginifici o, come nel caso specifico, in un incantevole parco giochi acquatico.

Ma come nascono le animazioni in 3D?

Tutto inizia, come nella più tipica tradizione illustrativa, da un disegno in cui si definiscono i tratti salienti di personaggi fantastici e le ambientazioni. Da ciò se ne ricava uno storyboard cartaceo, ossia l’intero filmato viene rappresentato da singoli frame disegnati come singole vignette di un fumetto. Successivamente il team della produzione seguirà lo storyboard come un sarto ricalca il modello.

Utilizzando programmi informatici estremamente sofisticati, gli animatori iniziano a costruire digitalmente i personaggi che dovranno muoversi all’interno dello spot.
La prima fase è costituita dalla costruzione di una sorta di “scheletro” che si adatta alle fattezze del personaggio; a ciò si aggiunge una struttura “a gabbia” con gli ingombri del personaggio ed infine si aggiunge il colore, il vestiario, e vengono definite le texture dei vari materiali che comporranno il personaggio.
Successivamente – attraverso altri software – vengono realizzati i movimenti delle labbra, adattati ai testi che il personaggio dovrà esporre nello spot, in modo estremamente dettagliato, arrivando a far modificare i movimenti delle labbra sillaba per sillaba, come avverrebbe nella realtà.
Contemporaneamente, altri animatori si occupano degli effetti di luce e ombra sul corpo ed intorno al personaggio, generando la profondità tridimensionale dello stesso e donando effetti sempre più realistici.

In seguito vengono disegnate e realizzate le ambientazioni prospettiche e tridimensionali al cui interno sono posti i personaggi e si viene così a creare una “prima bozza” di tutte le animazioni che costituiranno il filmato finale.
Vengono quindi assoldati doppiatori, musicisti e tecnici del suono e del mix per realizzare tutti gli aspetti audio del film. Il pre-montato dell’animazione viene a questo punto definitivamente sincronizzato con la parte audio e arricchito di texture sempre più realistiche e dettagliate dando la sensazione che ciò che stiamo vedendo sia “reale”.

Il team e il lavoro che c’è dietro a 30 secondi di un filmato 3D è dunque estremamente complesso e articolato e necessita di professionisti, computer e software specifici. Tutto ciò è assolutamente indispensabile se desideriamo che nello spot la fantasia superi la realtà.

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