Percorsi di studi e possibilità di impiego. Come affrontare il Digital Gender Gap
di Cristina Mazzani, giornalista
Una strana schizofrenia pare affliggere le studentesse dei nostri giorni che, pur rendendosi conto del fatto che maggiori opportunità professionali si aprono nel settore tecnologico, continuano a orientarsi verso studi umanistico-sociali.
Le materie tecniche spaventano? Le donne preferiscono dedicarsi ad altri settori? Non è più possibile porsi dubbi di questo tipo, non dobbiamo dimenticare che ormai il digitale è protagonista in qualsiasi comparto, pensiamo per esempio alla moda.
È una delle riflessioni scaturite durante l’incontro, che si è tenuto a Milano lo scorso 8 marzo, in cui sono stati presentati i risultati della ricerca ‘Digital gender gap: valorizzare il talento femminile nel settore tecnologico’ condotta da NetConsulting cube per CA Technologies e Fondazione Sodalitas.
“Oggi” ha dichiarato Michele Lamartina, amministratore delegato di CA Technologies Italia aprendo i lavori “il 90% delle posizioni lavorative richiede know how tecnologico e possiamo affermare che l’Application economy coinvolga un numero molto alto di lavoratori, ma non sono abbastanza. Nell’Unione Europea entro il 2020 si registrerà un deficit di 825.000 risorse con competenze tecnologiche. Si tratta di un problema che può rivelarsi una grande opportunità per i giovani, che però devono saper scegliere correttamente l’indirizzo di studi per formarsi secondo le prospettive occupazionali che si stanno aprendo”.
Proprio per supportare la società da questo punto di vista, CA Technologies, società multinazionale attiva nel mondo del software, per il terzo anno consecutivo conferma la propria collaborazione al progetto promosso in Italia da Sodalitas (ha tra l’altro deciso di esportarlo anche nelle proprie sedi di Francia, Spagna e Germania) denominato Deploy your Talents – Stepping up the Stem (Science, Technology, Engineering & Mathematics) agenda for Europe.
Questa iniziativa promossa da Csr Europe, il principale network europeo impegnato a promuovere la responsabilità sociale all’interno delle imprese, e lanciata nel nostro Paese da Fondazione Sodalitas, ha l’obiettivo di sensibilizzare gli studenti, soprattutto le ragazze, sul valore della formazione nelle materie.
“Per questa edizione” ha aggiunto Giuseppe Sgroi, tra i consiglieri di indirizzo di Fondazione Sodalitas “sono state pensate tre nuove iniziative, ossia momenti di condivisione tra scuola e impresa, giornate di affiancamento in azienda e, inoltre, il programma è stato inserito nel contesto delle giornate di alternanza scuola/lavoro del piano Buona Scuola”.
Un divario di genere ancora molto elevato
Rivolgendo la propria survey a tre campioni diversi, l’analisi di NetConsulting cube ha offerto punti di vista differenti che però, combinati, hanno delineato un quadro ancora abbastanza negativo dal punto di vista della parità di genere, anche se migliore rispetto al passato, una notizia da cui quindi si possono trarre spunti di ottimismo.
La web survey è stata compiuta su cinquanta Cio (Chief information officer), sessanta responsabili risorse umane e oltre 200 studenti.
Nella ricerca emergono in generale, da parte dei manager di impresa, da un lato una oggettiva difficoltà nel recruiting di donne preparate dal punto di vista tecnico-scientifico e, dall’altro, un forte stereotipo di genere, ancora troppo sentito dal campione totale, ma soprattutto dalle donne stesse. Secondo queste ultime, sono proprio gli stereotipi di genere associati alle poche competenze tecnico-scientifiche (76,5%) la principale causa della minore presenza di donne in ambito Ict, mentre per gli uomini è la cultura aziendale a rappresentare il principale ostacolo (40,9%).
Risultano curiosi – se non preoccupanti – invece i comportamenti e le scelte delle studentesse che oggi, ancora troppo spesso, non ritengono a loro adeguate le discipline tecnico-scientifiche, preferendo indirizzi umanistico-sociali (è interessato alle prime materie il 19,1% del campione femminile, rispetto al 32,7% di quello maschile).
Più nello specifico, le differenze appaiono marcate se si osserva che gli studenti maschi sono in generale più orientati verso un percorso di studi Stem – indicando al primo posto delle probabili scelte la laurea in Chimica (29,3%) – mentre oltre la metà (53%) del campione femminile è orientato al proseguire studi umanistici o se in ambito Stem, all’interno della facoltà di Medicina (32,2%).
E questo nonostante, in merito al futuro percorso professionale, il 39,9% degli studenti nel loro complesso ritiene che il settore in cui vi saranno maggiori opportunità professionali sarà proprio quello tecnologico, seguito da quello farmaceutico (35,6%) e chimico (29,8%).
Un dato positivo, e di buon auspicio per il futuro, si può leggere nel fatto che sul tema del divario di genere in ambito Stem, gli studenti mostrano di non avere preconcetti. L’88,7% degli studenti, sia maschi sia femmine, non ritiene che le donne siano meno portate verso le materie tecnico-scientifiche rispetto agli uomini e il 78% non pensa che per una donna sia più difficile intraprendere una carriera in campo scientifico-tecnologico rispetto a un uomo.
La ricerca offre molteplici altri dati; tra questi, vi sono quelli che ribadiscono il contributo specifico portato dalle donne nelle organizzazioni (e in questo caso sono soprattutto i responsabili human resources a riconoscerle) ossia quelle spiccate capacità di problem solving (75%), di multitasking (62,5%) di gestione dei rapporti interpersonali e di team working (45,8%), oltre che una maggiore creatività e propensione all’innovazione (41,7%).
Tutte qualità che favoriscono quel team working tanto celebrato, quella collaborazione promossa tra l’altro proprio dalle tecnologie che avvicinano, abbattendo la barriera della distanza. E allora, permettendomi una piccola nota basata su esperienza personale, possiamo almeno sperare che l’aumentare della presenza delle donne in azienda sia inversamente proporzionale al numero delle ore spese in riunioni…