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Economia: in Toscana la crescita c’è ma è lenta

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Lo scorso anno il Pil toscano è cresciuto del +1,1% superando quello nazionale (+ 0,8%) ma servono maggiori investimenti per consolidare la ripresa

di Giuditta Boeti, giornalista

Nel 2015 mentre il Pil italiano cresceva di un + 0,8% quello toscano raggiungeva il +1,1%. Ad aumentare è stato anche il saldo attivo tra occupati e disoccupati con un +1,5%, ovvero 8 mila unità, ma per tornare ai livelli pre-crisi servirebbero in Toscana altri 34.000 occupati. 

Dai dati dell’Istituto regionale per la programmazione economica della Toscana emerge infatti che pur in una situazione di crescita generale, l’occupazione offre un andamento diversificato: a fronte dei 23mila posti nuovi del 2015 (+1,3%), il numero dei lavoratori autonomi cala, falcidiando in particolare imprenditori, coadiuvanti famigliari e collaboratori, ma aumentano le libere professioni.

Nel lavoro dipendente crescono nettamente i contratti a tempo indeterminato rispetto a quelli a tempo determinato, aiutati da un lato dalle nuove regole del mercato del lavoro, dall’altro dalla decontribuzione per i nuovi assunti. Tuttavia restano senza lavoro circa 75 mila persone in più di quelle del 2008; il tasso di disoccupazione, che nella fase pre-crisi si attestava intorno al 5%, è ora al 9,2. L’incidenza della disoccupazione di lunga durata (di chi cerca di un impiego da più di un anno) è ancora molto alta (48%), anche se inferiore di circa 5 punti al picco raggiunto nel 2014. Un giovane su cinque (20%) di età inferiore a 29 anni non è né occupato né in formazione (Neet) mentre nel 2008 erano il 13%.

Dall’analisi dell’Irpet emerge che la ripresa osservata nel 2015 dovrebbe confermarsi anche nel corso del 2016 con un tasso di crescita del Pil ancora dell’1,1%. Nello stesso periodo l’Italia dovrebbe assestarsi al +0,7% mostrando così, ancora una volta, un migliore dinamismo regionale rispetto a quello nazionale. Secondo gli studiosi dell’Istituto regionale per la programmazione economica della Toscana il risultato che si prefigura per il triennio 2016-2018 conferma il ritorno alla crescita stabile per la Toscana, seppur a ritmo modesto, in linea con quanto accadrà alle regioni più sviluppate d’Italia.

La ripresa per essere sostenuta avrebbe bisogno di investimenti ma “dal 2008 ad oggi in Italia sono mancati 600 miliardi di investimenti e 45 nella nostra regione” ha detto il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi. “In Toscana la situazione è buona se ci paragoniamo al resto del Paese per crescita e riduzione della disoccupazione, ma se guardiamo al resto dell’Europa non c’è da stare tranquilli. Servono maggiori investimenti pubblici e privati”.

“Accanto a maggiori investimenti” ha aggiunto Rossi “ritengo indispensabile abbattere il cuneo fiscale e ridurre il costo del lavoro così da tornare ad assumere, ed in particolare ad assumere giovani. È poi necessario – così come la Regione ha fatto – non disperdere le risorse, ma concedere aiuti e finanziamenti a quelle aziende che sono sane e si mostrano più dinamiche, cioè che realizzano piani di sviluppo, investono nelle tecnologie e nella ricerca, e assumono. Nella crisi l’Italia e la Toscana hanno perso molto in capitale e lavoro e se vogliamo un’uscita duratura dalla crisi occorre ricostruire il capitale e creare più posti di lavoro”.

Minore austerity e più investimenti dunque appaiono le parole d’ordine perché – dicono Leonardo Ghezzi e Nicola Sciclone relatori delle ricerche Irpet – l’imposizione di una politica economica improntata alla restrizioni e con scarsi investimenti ha forse migliorato i conti pubblici ma ha rappresentato un freno alla crescita, sottratto risorse al sistema economico e non ha migliorato il rapporto debito-Pil.
Se invece fosse stato possibile aumentare la spesa pubblica la crescita sarebbe aumentata e di conseguenza sarebbe diminuito il rapporto debito-Pil.

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