I decisori pubblici avranno uno strumento in più per operare scelte in materia di lavoro. L’Isfol, Istituto per lo Sviluppo della Formazione professionale dei Lavoratori, si è trasformato e ha dato vita, il 1° dicembre, all’Inapp, l’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche
Il nuovo ente, vigilato dal Ministero del Lavoro, manterrà alcune caratteristiche del precedente, ma amplierà il proprio raggio di azione includendo – accanto a formazione, istruzione e servizi per il lavoro – anche le politiche sociali, previdenziali ed economiche, con focus su povertà, disabilità ed inclusione sociale. Non solo: attraverso le cosiddette “valutazioni controfattuali”, l’istituto andrà a indagare gli eventuali, ipotetici effetti di una mancata riforma, fornendo dati che permettono di stimare l’opportunità delle scelte politiche.
“Inapp” ha detto il neo presidente, Stefano Sacchi, in occasione della presentazione alla stampa del nuovo ente “si rivolge a due referenti: da un lato, la comunità politica nazionale e internazionale, con scambi e con adozione di standard comuni di ricerca; dall’altro, il mondo della pratica e del policy making.”
Inapp riporterà l’Italia nella più grande indagine europea sui cittadini del nostro continente, lo European Social Survey. Si tratta di un programma internazionale di ricerca accademica che registra i cambiamenti delle situazioni sociali in Europa, introducendo indicatori basati sulle percezioni e sulle valutazioni dei cittadini in merito ad aspetti chiave del proprio Paese.
Particolare attenzione, inoltre, sarà rivolta al mondo femminile, come ha precisato il presidente Sacchi a Donna in Affari. “Vorremmo studiare vari tipi d’interventi per incrementare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro, che, come sappiamo, è drammaticamente bassa in Italia. Noi pensiamo che sia un grosso problema e che l’economia italiana potrebbe crescere molto di più con l’inclusione delle donne nel mercato del lavoro. Nel prossimo anno e mezzo, pensiamo di studiare il potenziale impatto e la fattibilità di interventi diversi: da quelli sulla tassazione alle politiche per la conciliazione, per poi offrirli ai decisori pubblici. Questo sarà certamente un ambito d’intervento dell’istituto.”
Le osservazioni di Inapp daranno modo ai decisori pubblici di valutare non solo le proprie politiche, ma anche quelle di segno opposto. Le valutazioni controfattuali, infatti, tracciano uno scenario ipotetico contrario a quello reale, rispondendo alla domanda: “Cosa sarebbe accaduto se il politico non avesse effettuato quella scelta?”
A tale proposito, il presidente ha fornito alcune anticipazioni in merito a ricerche che il nuovo istituto porterà a compimento nei prossimi mesi: la valutazione del Jobs Act; gli esiti della riforma delle pensioni sulle assunzioni programmate; gli effetti della contrattazione decentrata.
La valutazione controfattuale dell’impatto del Jobs Act sulle assunzioni a tempo indeterminato mette in luce la differenza tra quelle effettuate grazie alla riforma e quelle ipotizzate. Senza la riforma, l’incidenza del tempo indeterminato sul totale dei nuovi avviamenti sarebbe scesa dal 16% del 2014 al 15% del 2015, mentre con la riforma è salita al 26%.
“Le analisi controfattuali” ha sottolineato Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera “ci aiutano a dare una lettura più politica degli effetti che le scelte producono. Purtroppo in Italia, per quanto riguarda il lavoro e l’occupazione, siamo di fronte a una situazione molto difficile da leggere e l’istituto, fornendo al decisore politico delle chiavi di lettura diverse, sicuramente potrà aiutarlo.” Le analisi oggi a disposizione, infatti, sono spesso disomogenee e riguardano ambiti diversi; sono quindi di difficile interpretazione e comportano costi in termini economici e di tempo.
“Quanto al tema del contratto a tutele crescenti” ha proseguito Damiano “non c’è dubbio che, con l’avvento del Jobs Act, ci sia stata una spinta all’occupazione e che senza quell’intervento non avremmo avuto l’incremento del 6% di nuovi avviamenti. Confermo l’impatto positivo della riforma sul mercato del lavoro e la probabile relazione tra l’effetto degli incentivi e la spinta all’occupazione. La domanda che mi faccio è: cosa cambierà quando l’Inapp farà l’analisi relativa all’occupazione nel 2017, con la scomparsa degli incentivi? Io temo che siano l’architrave che sorregge tutto.”
Ulteriore indagine è quella che riguarda la riforma delle pensioni effettuata dal Governo Monti, definita da Cesare Damiano “devastante”. Dall’indagine RIL 2015 (Rilevazione longitudinale su imprese e lavoro) effettuata su un campione di 30 mila imprese, rappresentativo di 1,6 milioni di imprese e 10 milioni di dipendenti, risulta come la riforma Fornero abbia indotto il 2,3% delle imprese con almeno un dipendente, a rinunciare, nel 2013-2014, alle assunzioni previste; la percentuale sale nelle grandi imprese al 15%. L’istituto ha quantificato le mancate assunzioni di tale periodo in 35 mila. Dati che fanno riflettere.
L’analisi preliminare sugli effetti della contrattazione decentrata, inoltre, ha rilevato che la stipula dei contratti di prossimità si accompagna a un incremento della probabilità di effettuare investimenti (+8,5%) e ad un aumento degli scioperi (+5,5%).
“Ho fiducia nella possibilità di rigenerazione delle funzioni di questo istituto” ha detto Maurizio Sacconi, presidente della Commissione Lavoro del Senato “e, soprattutto, condivido l’esigenza dei decisori e delle parti sociali di avere uno strumento di monitoraggio e di valutazione.”
Due novità, secondo Sacconi, potranno dare molto da fare all’Inapp: l’assegno di ricollocazione e la nuova stagione contrattuale aperta dai metalmeccanici. Il primo, potrà essere uno strumento utile per dare al lavoratore inoccupato o disoccupato la possibilità di scegliere l’offerta più idonea a ricollocarlo. Nel secondo caso, si avrà un contratto radicalmente nuovo, quello sussidiario, che introdurrà il diritto all’occupazione e all’apprendimento.