Diritti Lavoro

Occupazione femminile in Italia, è record

Livelli da record per l’occupazione femminile in Italia raggiunti a gennaio 2024, i dati Istati analizzati dai consulenti del lavoro

A trainare la crescita dell’occupazione femminile in Italia sono le donne di età over 50, in particolare quelle di età 55-64 anni, che sono aumentate significativamente (284.000 occupate in più tra il 2019 e il 2023).

Boom dell’occupazione femminile in Italia
I dati recentemente divulgati dall’Istat, relativi a gennaio 2024, segnano un ulteriore record per l’occupazione femminile. Il trend positivo della crescita dell’occupazione femminile in Italia si è avviato nella ripresa postpandemica. Il numero delle occupate ha infatti raggiunto i 10 milioni e 95.000 occupate, con un tasso di occupazione che, con un nuovo balzo in avanti, arriva a quota 53, mentre quello di disoccupazione scende all’8,2.

 

Occupazione femminile in Italia per fasce d’età
A trainare la crescita, le fasce d’età più adulte, in particolare le 55-64enni, che hanno registrato un incremento di 284mila occupate (+15,1%) tra il 2019 e il 2023 ma accanto a loro anche le giovanissime donne: se per le 25-34enni l’occupazione aumenta del 2,4%, tra le under 25 la crescita è del 6,6%.

Tendenze dell’occupazione femminile in Italia al 2024
I dati sono emersi dall’analisi della Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro realizzata sui recenti dati Istat, dal titolo “Tendenze dell’occupazione femminile in Italia al 2024”, arricchita di un focus sull’impatto delle dinamiche demografiche sul mercato del lavoro femminile.

L’altra faccia della medaglia
Malgrado il generale innalzamento dei livelli dell’occupazione femminile in Italia di giovani e adulte, si registra però una diminuzione rilevante nelle fasce d’età centrali: tra le 35-44enni l’occupazione cala del 7,9%, si tratta di 200.000 occupate in meno. Secondo gli analisti della Fondazione Studi, questo dato è dovuto agli effetti dei processi demografici in atto: con la sola esclusione della classe 55-64 anni, la popolazione femminile è infatti diminuita in tutte le fasce d’età considerate, in particolare quella compresa tra i 35 e i 44 anni (-12%). Il calo demografico ha portato a un’accelerazione dei processi di invecchiamento della forza lavoro, dovuta al rapido slittamento in avanti delle lavoratrici più adulte.

I lavori che “vanno”
Rispetto ai comparti che stanno assumendo donne, a trainare la ripresa ci sono: i servizi di informazione e comunicazione (+19,4%), sanità e istruzione (+4,4%) settore turistico. Segna un saldo occupazionale positivo anche il comparto industriale, spinto dalle ottime performance delle costruzioni.

Le condizioni di lavoro
La crescita occupazionale è accompagnata anche da un miglioramento della condizione professionale e contrattuale delle donne. In crescita, infatti, il lavoro qualificato a tempo indeterminato, in particolare tra le giovani (+8,3% tra il 2019 e il 2023). Da segnalare anche la crescita del numero delle occupate tra le professioni qualificate e tecniche, in particolare nell’ultimo anno (+6% tra il 2022 e il 2023).

La geografia dell’occupazione femminile in Italia
A livello territoriale, il Mezzogiorno fa da volano alla crescita occupazionale post pandemica. Qui si registra, infatti, un aumento del 2,5% del numero di occupate, contro l’1,2% del Nord Ovest e lo 0,1% del Centro. Risultati incoraggianti che non possono, tuttavia, nascondere le disparità regionali: a fronte delle ottime performance di Puglia (+8,4%) e Abruzzo (+6%) e in parte Sicilia (+4,2%), vi sono la Campania (-2,2%) e la Sardegna (-1,1%) che a tre anni dalla pandemia non hanno ancora recuperato i livelli pre-Covid.

Il commento dei Consulenti del lavoro
“L’aumento dell’occupazione femminile in Italia deve essere un obiettivo da perseguire sensibilizzando maggiormente le imprese ad adottare politiche che favoriscano opportunità professionali e di inclusione delle donne in azienda” ha dichiarato il presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, Rosario De Luca. “Bisogna, inoltre, rafforzare tutti gli strumenti che possono garantire alle lavoratrici la conciliazione tra la vita privata e la vita lavorativa. Ma c’è anche bisogno di educare al lavoro come fattore imprescindibile di indipendenza economica e di libertà” ha concluso.

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