Diritti Lavoro

7° Rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale

Resi pubblici i dati dell’ultimo Rapporto sul welfare aziendale che mostrano il forte desiderio dei lavoratori italiani di… lavorare meno

Il nuovo paradosso italiano è che il nostro mercato del lavoro è molto dinamico per la voglia di lavorare di meno; secondo il 7° Rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale infatti, ridurre il tempo di lavoro è l’obiettivo per il futuro del 67,7% degli occupati italiani, con le dimissioni e la ricerca di un nuovo lavoro dove si lavori meno del precedente in cima alla lista di tale dinamismo.

Gli occupati in Italia
Sono 23,1 milioni gli occupati in Italia nel 2022: il dato più alto di sempre e, tra il 2019 e il 2023 (dati aggiornati fino al terzo trimestre) sono aumentati del 5% quelli con contratto a tempo indeterminato e calati del 4,5% quelli con contratto a termine. Inoltre, non c’è alcuna fuga dal lavoro quanto piuttosto una corsa verso lavori migliori: infatti i dati Inps indicano che il tasso di ricollocazione a tre mesi dei dimessi volontari con meno di 60 anni è stato del 67%, quindi più alto rispetto agli anni precedenti. Confrontando tali dati con i desiderata dei lavoratori italiani emerge che la loro priorità è lavorare meno: il 67,7% degli occupati italiani in futuro vorrebbe ridurre il tempo dedicato al lavoro. La ricerca realizzata dal Censis e contenuta nel 7° Rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale, in collaborazione con Eudaimon, leader nei servizi per il welfare aziendale, mostra che a desiderare di lavorare meno è il 65,5% dei giovani, il 66,9% degli adulti e il 69,6% degli over 50. Già oggi il 30,5% degli occupati (il 34,7% tra i giovani) dichiara di impegnarsi nel lavoro lo stretto necessario, rifiutando gli straordinari, le chiamate o le mail fuori dall’orario di lavoro ed eseguendo solo quel che gli compete per mansione.

Conciliazione tempi di vita e di lavoro? Appare come un falso problema ma…
Secondo i dati dell’indagine svolta, per il 52,1% degli occupati il lavoro attualmente influenza meno la vita privata rispetto al passato, perché si dedica ad attività e ha valori che reputa più importanti. Condivide tale condizione il 54,2% dei giovani, il 50,1% degli adulti e il 52,6% degli anziani. Quasi il 28% ha rinunciato a un lavoro migliore di quello attuale perché la sede era troppo distante dalla propria abitazione. Ma la ricerca ha anche approfondito la condizione delle lavoratrici madri. Innanzitutto il tasso di occupazione delle donne con figli è del 58,6% mentre quello degli uomini con figli dell’89,3%. Il divario a scapito delle donne è di -30,7 punti percentuali, mentre in Germania è pari a -17,4, in Francia a -14,4, in Spagna a -19 e in Grecia a -29,1. L’arrivo dei figli rilancia – purtroppo – il modello tradizionale di famiglia, con l’antica divisione per genere dei compiti. Questo ha comportato che nel 2022 le dimissioni e risoluzioni consensuali dal lavoro relative a genitori con figli sino a un anno di età abbiano coinvolto 44,7 mila madri e 16,7 mila padri. Riguardo alle ragioni delle dimissioni, il 41,7% delle madri e il 2,8% dei padri si sono dimessi per difficoltà a conciliare il lavoro con la cura dei figli a causa della carenza dei servizi di cura, e il 21,9% delle madri e il 4,3% dei padri per difficoltà nel conciliare lavoro e cura dei figli a cause di problematiche legate al lavoro in azienda. Le dimissioni e risoluzioni consensuali di lavoratori genitori con figli fino a un anno erano 39.738 nel 2017 e sono oltre 61.000 nel 2022.

Il welfare aziendale
Buona l’attenzione delle aziende alle vulnerabilità specifiche dei lavoratori, meno al loro benessere generale. Reputano adeguata l’attenzione aziendale il 61,5% degli occupati in relazione alle esigenze dai lavoratori con figli, il 71% a quelle delle donne che rientrano dalla maternità, il 62,9% alle esigenze delle persone con una salute fragile, e il 52,3% alle condizioni basiche dei lavoratori, ad esempio la sicurezza. Invece, per il 61,7% degli occupati l’azienda non è abbastanza attenta al benessere psicofisico generale di tutti i lavoratori, anche di quelli senza problematiche specifiche. Sottolineano di più questo deficit di attenzione aziendale gli impiegati (62,3%) e gli operai (68,4%).

Conoscere il valore del welfare aziendale
Il valore del welfare aziendale lo conoscono sempre più lavoratori: l’81,8% degli occupati sa cos’è il welfare aziendale (il 32,7% in modo preciso e il 49,1% a grandi linee), mentre nel 2018 tale percentuale era del 60,2%. Il welfare aziendale è anche molto apprezzato e desiderato, poiché tra i lavoratori che ne beneficiano l’84,3% lo vorrebbe potenziato e tra coloro che non ne beneficiano l’83,8% vorrebbe fosse introdotto nella propria azienda. Inoltre, il 79,5% degli occupati apprezzerebbe un aumento retributivo sotto forma di una o più prestazioni di welfare. Lo afferma il 94,2% dei dirigenti, il 78,2% degli impiegati e il 74,8% degli operai. Ciò significa che proprio il welfare aziendale potrebbe diventare uno degli strumenti migliori per trattenere o attrarre i lavoratori.

La discussione del Rapporto
I risultati del 7° Rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale, realizzato in collaborazione con Credem, Edison, Michelin e OVS, sono stati presentati il 21 febbraio 2024 da Francesco Maietta, responsabile dell’Area consumer, mercati privati, istituzioni del Censis, e discussi da Roberto Benaglia, segretario generale Fim Cisl, Francesca Coin, docente Dipartimento economia aziendale sanità e sociale della Supsi, Cesare Damiano, presidente Associazione Lavoro&Welfare, Chiara Gribaudo, vicepresidente XI Commissione lavoro pubblico e privato della Camera dei Deputati, Marco Osnato, presidente VI Commissione finanze della Camera dei Deputati, Alberto Perfumo, amministratore delegato Eudaimon e Giorgio De Rita, segretario generale del Censis.

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