Diritti Lavoro

Lavoro, occhi puntati su dimissioni telematiche

Con un’interrogazione parlamentare alcuni deputati del Pd chiedono delucidazioni al ministro Poletti sull’obbligo delle comunicazioni online

“Incrementare l’attività ispettiva in merito alla nuova procedura di dimissioni telematiche attiva dal 12 marzo 2016, che potrebbe essere un modo di by-passare le cosiddette dimissioni in bianco”. Lo chiedono alcuni deputati del Partito democratico in un’interrogazione rivolta al ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Giuliano Poletti.

Secondo i parlamentari, “alcune stime confermano che le dimissioni in bianco sono una piaga odiosa e ancora molto diffusa del mercato del lavoro in Italia, una clausola vessatoria nascosta in molti contratti di lavoro a tempo indeterminato che colpisce soprattutto le donne”. Nel testo si cita una ricerca Istat del 2011, secondo cui “800mila donne nate dopo il 1973 affermano di essere state licenziate o costrette a dimettersi dopo la maternità mentre nel 2009 le dimissioni per maternità sono state 17.878, nel 2010 sono arrivate a 19.017, lasciando intendere che negli anni più pesanti di una crisi epocale, 36.895 donne avrebbero deciso di abbandonare il lavoro alla nascita del figlio, ufficialmente per carenze dei servizi all’infanzia o per il loro costo elevato. La Filcams-Cgil di Modena, nel lasso di tempo intercorso tra l’attivazione delle nuove modalità previste dalla legge ed il 19 gennaio 2017 ha avuto richieste di attivazione della procedura da parte di circa 1.100 lavoratori. Si tratta di un numero davvero molto elevato, specie considerando la fase di crisi economica vissuta dal Paese in questi anni, e che lascia legittimamente immaginare che le dimissioni telematiche possono by-passare le tutele sul licenziamento”.

Ma facciamo un passo indietro. Una delle novità della riforma del Jobs act, entrata in vigore il 12 marzo 2016, mette in campo una nuova modalità di comunicazione da parte del lavoratore, esclusivamente per via telematica, delle dimissioni volontarie.

Quello delle dimissioni in bianco rappresenta un fenomeno tanto illegale quanto estremamente diffuso, soprattutto nei confronti delle donne, che obbliga di fatto il lavoratore, all’atto dell’assunzione, a firmare in aggiunta al contratto di lavoro, una lettera di dimissioni priva di data e quindi valida in qualsiasi momento. Un modo per il datore di lavoro di poter allontanare il dipendente senza corrispondere alcuna indennità, soprattutto in maternità.

Ora con le dimissioni telematiche, il lavoratore che vorrà presentare le proprie dimissioni potrà quindi farlo unicamente tramite il sito del ministero del Lavoro. Sarà necessario però aver già ottenuto dall’Inps il proprio codice Pin; una volta ottenuta la registrazione ed ottenuto l’accesso la procedura promette di essere relativamente facile, ma il dipendente dovrà avere a portata di mano, oltre ai propri dati personali, anche quelli relativi al contratto di lavoro dal quale intende recedere e dell’azienda presso la quale è in essere il rapporto lavorativo.

Per il ministro Poletti la nuova modalità rende l’Italia “un Paese un po’ migliore. Prima per comunicare le dimissioni bastava una lettera firmata senza che si potesse verificare quando e come questo era davvero avvenuto; da oggi, con la nuova regola, si chiude, in modo definitivo, la pratica indecente delle dimissioni in bianco che in passato hanno colpito tanti lavoratori e, in particolare, tante lavoratrici, solo per il rischio che potessero diventare mamme. Adesso questo non si potrà più fare: è un elemento di civiltà in più che abbiamo introdotto nel nostro Paese. Se la nuova procedura richiederà qualche minuto in più, sicuramente saranno minuti spesi bene”.

Quanto al caso segnalato dalla Filcams-Cgil di Modena su circa 1.100 persone che fino a metà gennaio hanno richiesto dimissioni volontarie, durante il question time alla Camera, il ministro Poletti ha evidenziato che da quando è partita la procedura telematica per contrastare le dimissioni in bianco, “il numero delle cessazioni per dimissioni è significativamente diminuito. Il competente ispettorato del lavoro ha fatto accertamenti ispettivi, tuttora in corso, nell’ambito dei quali ha riscontrato dimissioni finalizzate a successive assunzioni per conseguire illegittimi benefici contributivi”. Poletti ha quindi ribadito che gli accertamenti vanno avanti e che con l’Ispettorato nazionale del lavoro l’obiettivo è “perfezionare l’attività di intelligence, aumentando l’efficacia dell’azione di contrasto a possibili comportamenti illeciti”.

 

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