Pubblicato dall’Osservatorio JobPricing il Gender Gap Report 2017, il rapporto sulle differenze di genere nel mondo del lavoro, realizzato in collaborazione con HRC, la community dei professionisti delle risorse umane
Gender Gap, ovvero differenza di genere, disuguaglianza tra donne ed uomini sui vari aspetti della vita economica, lavorativa e sociale. Il primo dato che emerge è che l’Italia si posiziona al 50° posto su 144 Paesi analizzati dal World Economic Forum attraverso il Global Gender Gap Report. Si tratta del rapporto mondiale sulla disparità di genere che evidenzia come dal 2006 al 2016 sia stata registrata una positiva diminuzione del gap tra uomini e donne a livello mondiale, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti relativi alla salute, all’aspettativa di vita e al livello di istruzione. Ma per quanto concerne l’Italia? Il divario di genere non è stato colmato, anzi, è peggiorato. A causa delle disparità che nel nostro Paese ci sono e persistono nel mondo del lavoro. Insomma per quanto riguarda l’aspetto della partecipazione e delle opportunità economiche stiamo precipitando, e siamo al 127° posto su 144 per quanto riguarda l’aspetto della differenza di retribuzione a parità di ruolo.
In Italia oggi la popolazione lavorativa femminile è tuttora in percentuale più ristretta di quella maschile, e i recenti dati Istat confermano che il tasso di disoccupazione femminile sta aumentando.
Passando ai dati registrati dall’Osservatorio JobPricing, realizzato in collaborazione con HRC, e pubblicati sul Gender Gap Report 2017, allo scopo di offrire una panoramica sulle differenze di genere nel mercato del lavoro in Italia, vediamo che le retribuzioni medie a livello nazionale sono pari a 30.676 euro per gli uomini e a 27.228 euro per le donne, con un divario di 12,7 punti percentuali a favore dei primi (le donne guadagnano l’11,2% in meno dei colleghi maschi).
Dirigenti, quadri, impiegati e operai: gender gap
Secondo il rapporto sulla Corporate Governance redatto dalla CONSOB, oggi le donne che hanno ricoperto un ruolo di consigliere all’interno dei Consigli di amministrazione delle aziende quotate in borsa, sono il 30,3% (contro il 7,4% del 2011) e almeno una donna siede nel board in 228 imprese quotate, sulle 230 totali quotate alla Borsa Italiana.
Il 40% delle posizioni manageriali (dirigenti e quadri) è donna, anche se le donne continuano ad essere inquadrate in maggioranza come impiegate (57%); gli operai sono, per i due terzi, uomini – spesso a causa della tipologia di lavoro svolta.
E il divario retributivo maggiore si avverte proprio dove maggiore è la concentrazione maschile: il gap nello stipendio dei dirigenti uomini e donne è del 12,2%, in aumento rispetto all’anno precedente, mentre per gli operai è del 12,9% e per gli impiegati è dell’11,7%. Ancora più contenuto e in diminuzione nel caso dei quadri (passa dal 5% al 4,4%).
Gender Salary Gap
Il Gender Salary Gap (la differenza tra i salari maschili e femminili) più elevato si trova all’interno del settore dei servizi in generale e in quelli alla persona e finanziari in particolare. Invece nei settori edilizio e delle utilities le donne guadagnano in media più degli uomini. In questi casi è tuttavia determinante la composizione occupazionale: la presenza femminile è molto ristretta (non supera mai il 30%).
Gender gap e titolo di studio
La differenza retributiva tra uomini e donne è più contenuta tra gli occupati che non hanno un titolo di studi universitario (circa l’80% della popolazione italiana), giustificato da un aumento solo negli ultimi anni della quota di donne laureate. A livello complessivo nazionale, infatti, gli uomini che hanno fatto l’università guadagnano il 33% in più delle donne con lo stesso grado di istruzione.
Le professioni più remunerative
Nel complesso tutte le professioni presentano una retribuzione annuale lorda media superiore per gli uomini, con differenze più elevate tra i dirigenti, escludendo il top management.
Matteo Gallina, data manager di JobPricing, spiega: “sono in generale le funzioni legate allo staff (amministrazione, finanza e controllo, risorse umane, IT, segreteria e servizi generali) ad evidenziare una differenza di genere più consistente, in tutte le qualifiche. Le figure tecniche – prevalentemente riconducibili alle aree della qualità, ricerca e sviluppo, area tecnica e ruoli ad alto contenuto specialistico tecnologico – sono invece quelle meno interessate dalla disparità salariale tra i sessi”. Comunque, a parità di ruolo tra uomini e donne, solo nel 20% dei casi sono quest’ultime ad avere una retribuzione media più alta.