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Giovani e lavoro: un gap tra possibilità e propensioni

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Indagine pilota su giovani e lavoro presentata da Ateneo pontificio Regina Apostolorum e Università europea di Roma. Il modello sperimentale che raccorda mondo universitario e imprenditoriale

Giovani e lavoro: rapporto intorno al quale si intrecciano interrogativi, sentimenti di passione e vulnerabilità, aspettative, percezione del lavoro all’interno dell’impresa, skills necessari per soddisfare l’azienda che decide di investire su un giovane laureato. Sulla base di questi elementi, l’Istituto di Studi superiori sulla donna dell’Ateneo pontificio Regina Apostolorum, insieme all’Università europea di Roma (UER), lo scorso 18 aprile ha presentato i risultati della ricerca “I giovani e il mondo del lavoro”. L’indagine pilota, realizzata dal gruppo di lavoro Value@Work, (composto da: Aidp Lazio, Cgil, Colap, Federmanager, Forum delle Associazioni Familiari, Istituto Fidelis – Apra, Istituto Luigi Gatti- Apa Confartigianato Imprese Milano-Monza, Prioritalia e Università Europea di Roma) ha suggerito un modello sperimentale che raccorda il mondo dell’università a quello delle imprese.

Analisi esplorativa e obiettivi dell’indagine pilota

La seconda edizione dell’indagine pilota nasce con l’obiettivo di dare risposte sull’occupazione dei giovani, su come colmare il gap di competenze necessarie per l’innovazione e la competitività delle imprese, su come mettere al centro la persona e la sua crescita, il benessere della famiglia, il miglioramento della qualità della vita e la conciliazione di vita e lavoro all’interno della cultura aziendale.
Per tutte le variabili quali-quantitative sono state analizzate le motivazioni e le aspettative degli studenti dal punto di vista professionale-valoriale collegate alle scelte universitarie e le differenze tra i profili universitari in raccordo con le loro identità.
Per facilitare l’incontro tra giovani e mondo del lavoro, il sondaggio ha considerato due panel a confronto: i giovani universitari e le imprese.
Il primo panel, rivolto agli studenti, ha cercato di cogliere le motivazioni delle scelte universitarie, le difficoltà attese verso il percorso di un lavoro autonomo e la disponibilità a mettersi in gioco per ottenere gli obiettivi preposti. Il panel rivolto alle aziende ha invece focalizzato i fabbisogni delle imprese e le difficoltà nell’assunzione di nuove forze lavoro, suggerendo un possibile modello per integrare i giovani nella propria organizzazione.

Giovani e lavoro: le competenze richieste dalle aziende

Stefania Celsi, consigliere dell’istituto di studi superiori sulla donna dell’Ateneo pontificio Regina Apostolorum e membro di Value@Work, ha affermato che per aumentare la presenza dei giovani nel mondo del lavoro è necessario abbattere il costo del lavoro e investire in formazione professionale. Per questo – ha spiegato – sono stati analizzati i fabbisogni delle organizzazioni su un campione di circa 30 imprese che hanno interazioni con l’UER in termini di aree aziendali, tipologia di professionalità, competenze integrative e trasversali richieste. “Alle aziende è stato chiesto quali rinunce o sacrifici dovrebbero fare i giovani secondo il punto di vista delle imprese per inserirsi con successo nelle organizzazioni, e quali competenze l’università dovrebbe favorire al di là di quelle accademiche. La risposta più frequente è stata quella di arricchire il percorso con esperienze extra-curriculari, in particolare all’estero, e conseguire maggiori specializzazioni”.
Dall’indagine emerge che tra le principali proposte del mondo industriale per facilitare la presenza dei giovani all’interno del mondo del lavoro, oltre quello di abbassare il costo del lavoro per incentivare l’assunzione dei giovani (57%), è necessario adeguare il sistema formativo universitario alle competenze/conoscenze richieste dalle imprese (38%).
Le aziende apprezzano i giovani capaci di comprendere i bisogni degli altri, i giovani orientati al servizio (30%), che hanno capacità di adattamento e sensibilità (25%), con capacità di relazionarsi con gli altri e solide competenze tecnico-professionali (15%).
Per aumentare la presenza dei giovani, le aziende sarebbero disposte a investire in formazione professionale (48%), favorire la rotazione di personale (19%) e incentivare l’esperienza di giovani all’estero per l’internazionalizzazione dell’azienda (9,5%).
Rispetto alle “rinunce” o “sacrifici” che i giovani dovrebbero fare per inserirsi nel mercato del lavoro, le aziende suggeriscono di dedicare tempo per conseguire ulteriori specializzazioni (33%), accettare di lavorare lontano dai luoghi di residenza (29%), e cambiare tipologia di attività lavorativa (19%).

Le scelte dei giovani

A fornire una lettura sintetica dei dati è stata Adele Ercolano, coordinatrice dell’Istituto degli Studi superiori sulla donna, la quale ha spiegato che nel sondaggio sono stati coinvolti 600 studenti, il 65% della popolazione delle facoltà dell’ateneo, così suddiviso: 65% ragazze, 35% ragazzi.
Ercolano, illustrando i risultati, ha riferito che, per quanto riguarda le motivazioni della scelta dell’ateneo, è emerso che il 56% degli studenti ha valutato il percorso universitario in base alle proprie passioni e interessi; per il 27% invece la scelta è stata determinata dalla prospettiva di un lavoro mentre il 13% degli intervistati ha ragionato in base alle proprie attitudini.
Secondo una prevalenza di genere, il 65% delle ragazze ha scelto psicologia in base alle proprie vocazioni, mentre scienze del turismo ed economia sono tra le facoltà più “gettonate” dagli studenti per le buone prospettive di lavoro.
Per l’utilizzo delle piattaforme digitali (incontro domanda-offerta di lavoro), il 29% del campione predilige le piattaforme online, mentre il 32% si affida a parenti e amici per la ricerca di una occupazione.

Rapporto con le lingue estere e Skill di alto livello

Tra i fattori di arricchimento dei curricula sono state valutate le conoscenze delle lingue straniere. Dall’analisi è emerso che il 52% degli studenti ha un livello intermedio di conoscenza dell’inglese, il 25% una padronanza avanzata della lingua, mentre il 23% un livello base di preparazione.
Per quanto attiene alle esperienze extra-accademiche, su un campione di 347 studenti è risultato che avere esperienza sulla responsabilità sociale è considerato dalle ragazze e dai ragazzi una componente favorevole che accresce le relazioni con gli altri per maturare skills di alto livello. Ampliare le competenze professionali con un tirocinio mirato è valutato positivamente per acquisire maggiore consapevolezza sul lavoro.
Da questo spaccato è emerso che i ragazzi si attendono dal mondo del lavoro di poter coltivare le proprie passioni (34%), di trovare un lavoro sfidante e autonomo con possibilità di crescita (21%), che dia sicurezza e stabilità (18%). Coltivare le passioni è un sentimento molto sentito tra gli studenti di psicologia rispetto a quelli di giurisprudenza ed economia, che si aspettano dalle aziende di valorizzare la propria crescita professionale.
Le ragazze infine sperano di poter formare una famiglia tra i 25-30 anni (50%), e questo dato è strettamente correlato con la scelta universitaria e la tipologia di settore nel quale pensano di operare.

Il commento dei risultati emersi

A tirare le somme del seminario sono state Silvia Profili, coordinatrice del corso di economia e management dell’Università Europea di Roma, e Marta Rodriguez, direttrice dell’Istituto di Studi Superiori sulla Donna. Entrambe hanno sostenuto che i risultati dimostrano quanto i valori sono importanti nelle scelte di un percorso professionale. La sicurezza, la stabilità e l’attenzione al work-life balance rappresentano i principali fattori che gli studenti ricercano nel lavoro. Investire sui giovani significa costruire un futuro sostenibile; per fare questo, occorre renderli protagonisti del futuro, ascoltarli e prenderli sul serio.

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