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Intervista a Margarethe Von Trotta

Margarethe Von Trotta

Nella Casa del Cinema di Roma, la regista Margarethe Von Trotta parla del suo film Rosa Luxemburg e rilascia un’intervista esclusiva a Donna in Affari

A 100 anni dall’assassinio dell’intellettuale dissidente Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht (15 gennaio 1919), il 21 gennaio 2019, in occasione della Giornata della Memoria, nella casa del cinema di Roma si è svolta la proiezione del film “Rosa Luxemburg” di Margarethe Von Trotta seguito da una “lezione di cinema” nella quale la regista ha commentato la sua opera insieme a Pietro Montani, professore di estetica alla “Sapienza” di Roma.
Il focus sul film presentato al 39° Festival di Cannes nel 1986 ci ha permesso di incontrarne la regista ed esplorare quanto è stato scritto sull’attivismo di questa donna illuminata della politica, figura di spicco del movimento dei lavoratori, e il suo impegno contro la guerra e l’autoritarismo.

Margarethe Von Trotta e il perché del film

Per la regista Von Trotta, la ricerca su Rosa Luxemburg ha portato alla scoperta di una donna per la quale non c’era mai stato né un tempo né uno spazio. Una donna poco amata dal suo partito, dalla socialdemocrazia tedesca e dall’Internazionale che fu accusata di aver contribuito al fallimento della rivoluzione tedesca. “Una donna di cui l’ultimo degli interessi” ha spiegato “fu la nazionalità e il primo la lotta contro la burocrazia, il potere e la guerra”.
“Ci sono due tipi di film per me” ha commentato la regista: “quelli che vengono dall’interno e sono un viaggio nell’inconscio e quelli che guardano al mondo, come è il caso di Rosa Luxemburg, che era una rivoluzionaria radicale, non sopportava di vedere il sangue, ha sempre lottato contro la guerra e aveva il sogno di poter costruire una società migliore”.
“Per il mio lavoro cinematografico” ha spiegato Margarethe Von Trovva “è fondamentale comprendere cosa significa confrontarsi con la realtà e concepire trame in cui gli spettatori possano identificarsi con i personaggi e le situazioni. Il personaggio ritratto in questa opera va aldilà di un messaggio politico e ideologico: non faccio film per politica o per comunicare un messaggio politico benché la politica interessi ed influenzi spesso la vita dei miei personaggi”.

La nostra intervista alla regista Margarethe Von Trotta

von TrottaQuando si costruisce un personaggio come Rosa L. quali sono gli aspetti che preferisce descrivere?
Quello che amo di più quando studio il personaggio è entrare profondamente nella sua vita interiore. Non solo cogliere gli aspetti esteriori attraverso la biografia, ma ricercare nelle lettere originali – e Rosa L. ne ha lasciate oltre 2.500 – i caratteri più intimi e diversi della personalità. Tutta la narrazione del film si basa infatti sull’epistolario originale trasposto poi in dialoghi.
Che responsabilità ha un regista nel narrare e documentare queste storie?
Per fare questo film ci sarebbero voluti molti soldi, ma in questo caso mi sono dovuta accontentare di poche comparse per rappresentare ad esempio le masse che partecipavano ai comizi che teneva Rosa L.
Nel cinema contemporaneo molti registi, anche italiani, lavorano con immagini di repertorio. Quale regista riconosce come affine al suo pensiero?
Non posso rispondere a questa domanda perché credo sia giusto ascoltare cosa hanno da proporre i giovani emergenti. Quello che però posso suggerire è che bisogna essere coraggiosi, guardare il mondo con i propri occhi e non voltarsi verso il passato.
È considerata la più grande regista del cinema europeo. In tutta la sua cinematografia ha sempre messo al centro la condizione femminile. Le è capitato per caso oppure è voluto?
Non c’è mai stata la vera intenzione di parlare delle donne o del loro ruolo nella società. Diciamo che tutto è successo naturalmente. Mi sono capitate storie di donne forse perché ho vissuto solo con mia madre e mi sono sempre circondata di sole donne. Molto tardi sono entrata nel mondo maschile che fino ad una certa età sono stati perfetti sconosciuti. Comunque mi interessano di più i racconti di donne che quelli degli uomini.
Partendo da una frase di Rosa L. che affermava che la libertà e sempre la libertà di dissentire. Lei condivide questo concetto?
Si, sono totalmente d’accordo. Dissentire significa voler sapere, conoscere e capire le cose anche quando certi argomenti sembrano falsi, quindi bisogna dirlo. Secondo me libertà e coraggio sono una parte della libertà.
C’è differenza tra l’essere indipendenti e avere la libertà?
Per quanto riguarda la donna, deve essere prima indipendente nel pensiero anche se dipende da qualcun altro. Se si ha un proprio pensiero, sicuramente troverà il metodo per essere libera. In Europa possiamo dire che la donna ha lottato abbastanza per la propria autonomia ottenendo anche discreti vantaggi, a confronto di altri Paesi come quelli medio orientali dove le donne ancora devono affermarsi nelle più piccole cose.
Secondo lei nelle moderne democrazie la donna è pronta ad andare al potere, lo cerca o si accontenta solo dell’indipendenza?
Ci sono molte donne che non cercano il potere perché non lo amano, ma preferiscono solo l’indipendenza. Ma sono assolutamente convinta che sia necessario che alcune debbano abbracciare questo ruolo per cambiare le cose.
Dal movimento femminista del ‘68 al Me Too, le nuove correnti femministe sono in grado di costruire un pensiero nuovo?
No, non credo. Non esistono assolutamente similitudini tra i due movimenti. Primo perché quello del ’68 è stato un movimento politico, secondo perché quello attuale non mi sembra sia così rivoluzionario tanto più che risponde ad una posizione individuale, senza nessuna ideologia di fondo. È vero però che esiste questa onnipotenza degli uomini che personalmente ho vissuto quando ero attrice.

La lezione di cinema

L’incontro-studio è stato realizzato grazie al sostegno dei seguenti soggetti: Centro sperimentale di cinematografia, Istituto Goethe, Casa del Cinema, Regesta Exe, Scuola d’arte cinematografica Gian Maria Volontè e prevede anche la realizzazione di un compendio didattico relativo alla Repubblica di Weimar (Regime politico instaurato in Germania tra 1919 ed il 1933) che verrà divulgato nelle scuole medie superiori e all’università. Ad introdurre la serata sono stati Vincenzo Vita, presidente della Fondazione AAMOD (archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico) e Felice Laudadio, presidente della fondazione CSC (Fondazione centro sperimentale di cinematografia).
Momenti di riflessione che condurranno la regista in altre 4 città italiane, da Roma a Milano a Bologna a Napoli, per discutere quanto sia attuale il valore e l’impegno di Rosa L., dal carattere forte e indipendente, che ha profuso in nome della democrazia e della libertà intesa come capacità di dissentire.

Storia di Rosa Luxemburg

Rosa Luxemburg nasce nel 1871 in Polonia. Ebrea della Galizia, inizia a militare fin da giovane nelle fila dei rivoluzionari. A 18 anni una repressione di Stato la costringe all’esilio in Svizzera dove studia giurisprudenza. Nel 1898 si trasferisce in Germania, affermandosi tra i socialisti internazionali come pensatrice marxista contribuendo alla fondazione del partito socialista polacco. Nello stesso anno sposa il tedesco Gustav Lubeck per ottenere la cittadinanza, diventando così leader dell’estrema sinistra del partito socialdemocratico tedesco (SPD), la forza politica marxista più potente d’Europa, con l’obiettivo di combattere contro la tendenza nazionalista presente all’interno del movimento socialista.
Nel 1914, con lo scoppio della Prima guerra mondiale, intraprende un’accesa campagna pacifista, con comizi e manifestazioni di massa, contro il coinvolgimento della Germania nel conflitto. Presto però viene tradita dai suoi stessi compagni, che abbracciano il Nazionalismo e si dichiarano a favore della guerra. Subisce vari periodi di detenzione fino al 1918 che hanno lo scopo di impedirle di continuare a lottare contro il militarismo. Quando viene liberata, Rosa L. ritorna all’attivismo assumendo un ruolo di spicco con il suo compagno, Karl Liebknecht e partecipa alla rivolta operaia che esplode a Berlino il 15 gennaio 1919. I due vengono catturati dalle truppe tedesche inviate dal governo socialdemocratico per soffocare l’insurrezione e Rosa, condotta in carcere, all’età di 49 anni viene uccisa brutalmente per i colpi di calcio di fucile inferti al cranio. Il suo corpo, gettato in un fiume, ricomparve solo molto tempo dopo.

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