Migliaia di lavoratori a rischio perché nessuno si prende la briga di intervenire e rimuovere l’amianto. Al Ministero dell’Ambiente si apre un tavolo che porti a una proposta di risoluzione, mentre Coni e Ona firmano un protocollo d’intesa
Forse qualcosa si sta muovendo finalmente per una questione nota fin dai primi del 1900 ma di cui in troppi si sono lavati le mani. Vi sorprenderà saperlo ma già dal 1906 si sapeva che gli operai morivano a causa dell’amianto (ci sono documenti ufficiali del Regno a testimonianza). E proprio in Italia c’era la più grande cava europea di questo gruppo di minerali (asbesto) in cui già nel 1954 si moriva come mosche a causa sua. Lo Stato ne era a conoscenza ma c’è un particolare che tutti tacciono: la particolarità dell’amianto è di essere ignifugo (resistente al fuoco) e per questa ragione lo Stato stesso ne aveva reso obbligatorio l’utilizzo nella costruzione di tutti gli edifici pubblici.
Orrore nell’orrore, quando i lavoratori si ammalavano, per evitare guai lo Stato faceva dichiarare che non si trattava di malattia professionale ma di malattia sconosciuta. Veniamo al giorno d’oggi: le cose sono cambiate di poco, dal momento che esistono tanti Fondi destinati ai familiari delle vittime dell’amianto che in realtà non erogano proprio un bel nulla dichiarando che la causa della morte dei loro parenti è sconosciuta.
Questa una delle denunce presentate in occasione del convegno “Sport e scuola, ambiente e sicurezza: via l’amianto” tenutosi a Roma il 30 maggio 2019 per volontà del CNIFP (Comitato nazionale italiano fair play), ente benemerito del CONI che ha deciso di iniziare una crociata per sensibilizzare l’opinione pubblica in collaborazione con l’ONA (Osservatorio nazionale amianto). In quest’ottica è stato sottoscritto un protocollo d’intesa sull’ambiente dal presidente del CONI Giovanni Malagò, dal Ministro dell’Ambiente Sergio Costa e da Sport Salute SpA (già CONI Servizi) per la riqualificazione degli impianti sportivi esistenti i quali dovranno divenire plastic free e amianto free.
Dov’è l’amianto?
Ma dove troviamo questo gruppo di minerali che costituisce il pericolosissimo amianto? Ovunque: negli intonaci, nelle tubature, nei termosifoni, nei soffitti, nei pavimenti, nei sottotetti, nelle pareti, nei rivestimenti delle porte, perfino nelle scatole. Eppure dal 1993 era stato messo al bando, ma la Legge che lo vietava non è stata mai applicata del tutto, tanto che il Ministro dell’Ambiente ha dichiarato che in Italia ci sono 32 milioni di tonnellate di amianto ancora in circolazione e ha istituito una Commissione ministeriale per realizzare – entro tre mesi – una proposta di riforma normativa che porti al suo smantellamento e alla sua bonifica. Il presidente dell’ONA, l’avvocato Enzo Bonanni, che ne fa parte, ha precisato che la proposta che uscirà dalla commissione sarà incentrata su una normativa che non si limiti al procedimento penale ma che punti alla bonifica, perché finora si è affrontato il problema solo dal punto di vista giuridico, con multe e arresti: ad esempio il proprietario della ditta che fabbricava l’eternit dopo un lungo processo è stato condannato a quattro anni di carcere ma intanto i familiari delle vittime sono stati costretti a un lungo e dispendioso processo che è molto costato loro anche dal punto di vista morale e per questo la nuova proposta prevedrà il ristoro dei danni civili a prescindere dal percorso penale.
L’amianto oggi è stato rilevato soprattutto nelle grandi città e nelle zone più industrializzate, e proprio in queste zone c’è la più forte epidemia di malattie e morti dovute all’amianto. Parliamo di Roma, Napoli, Terni, Livorno, Venezia, Trieste, La Spezia, perfino della verdissima Bolzano, in quanto ci si trova una vecchia acciaieria).
Le rilevazioni ufficiali del 2012 lo davano in ben 2.400 scuole, 250 ospedali e 1.000 biblioteche ed edifici culturali. Ma l’amianto si trova persino negli aeroplani, soprattutto quelli delle case di costruzione o delle compagnie aeree di Paesi che non lo hanno messo fuorilegge, come Cina e Russia.
I lavoratori a rischio
Le fibre d’amianto vengono inalate e provocano il mesotelioma, una rara forma di tumore che può colpire torace, addome, pericardio e testicoli. Ma provocano anche il cancro ai polmoni e il tumore della laringe, il cancro alla vagina, quello del colon e varie malattie dello stomaco. Possono anche essere bevute, poiché veniva usato nelle tubature.
Non esiste una soglia minima di rischio: l’esposizione all’amianto provoca di sicuro queste patologie e in particolare il mesotelioma e la morte nell’arco però di molti anni. Infatti il mesotelioma è un cancro che resta latente per anni, anche 40 anni. È per questo che i giovani sono più a rischio se vi vengono esposti. Il libro bianco delle morti per amianto in Italia è stato pubblicato a giugno del 2018 e parlava di 6.000 decessi l’anno. A questi si aggiungevano 3.600 tumori ai polmoni l’anno sempre dovuti all’esposizione all’amianto. Ma proprio a causa della lentezza della malattia il picco si prevede arriverà tra il 2025 e il 2030.
I lavoratori più a rischio sembrano essere gli insegnanti e il personale scolastico in generale, dal momento che ben 50.000 di loro sono esposti all’amianto e che solo nell’ultimo periodo si sono verificati 91 decessi per esotelioma. Nelle Marche il pericolo maggiore in quanto sono centinaia le scuole con amianto friabile, il più pericoloso perché a forte dispersione. Anche nel Lazio non si scherza, dal momento che appena nel 2007 si contavano 1.167 casi di mesotelioma. Per dare un’idea della pericolosità: nell’intonaco delle pareti è stato messo l’amianto e non è quindi il caso di metterci nemmeno un chiodo, dal momento che ciò causerebbe il rilascio di 6.600 fibre di amianto.
Si tratta insomma di minerali altamente friabili e una prova ne sia che sono stati trovati persino sulle piste degli aeroporti. Il motivo? Le frenate degli aerei. I ferodi dei freni degli aeroplani sono in amianto e frenando, per via dell’attrito, si sbriciolano e le fibre vengono disperse sulle piste di atterraggio. Sono tantissimi i tecnici aeronautici e il personale aeroportuale colpito da esotelioma. Piloti e assistenti di volo vengono colpiti da tutte le patologie collegate all’amianto perché questo si trova su tutti i velivoli costruiti in Paesi dove non è illegale. L’80% delle hostess e dei piloti non arriva all’età della pensione a causa di queste patologie. L’aeromobile è dunque un luogo assolutamente insicuro e assistenti di volo e piloti non hanno alcuna tutela. Assopiloti sta per pubblicare uno studio sull’impatto dell’amianto sugli aeroplani proprio per denunciare questa situazione.
Denunciare
Il presidente del CONI, Giovanni Malagò, ha tenuto a sottolineare che il Comitato olimipico si è dotato di una commissione certificatrice dell’assenza di amianto. “Ma noi ci occupiamo di impiantistica sportiva, non di scuole. Bisogna sensibilizzare l’opinione pubblica. Non si possono più accettare deroghe”. Ma questa è una tematica scomoda. Lo ribadisce Ruggero Alcanterini, presidente del CNIFP: “Molti hanno paura di denunciare la presenza di amianto perché temono che si possa sottrarre loro qualcosa, che ne abbiano qualche conseguenza spiacevole. Ma i problemi si affrontano, non ci si nasconde e noi stiamo dando un esempio fondamentale”.
In effetti, come ha dichiarato il presidente dell’ONA, il costo dell’amianto in termini di malati, decessi, ambiente, dignità umana, è inaccettabile e non si può continuare a perdere tempo su questo argomento.
L’amianto colpisce chiunque, basta esserci esposto anche se in modo minimo. E purtroppo spesso ciò accade inconsapevolmente o per via del lavoro in un luogo pubblico costruito prima del periodo in cui venne reso illegale. Basterebbe ammodernare le strutture, eliminando l’amianto in esse contenuto, per risolvere il problema e il punto centrale dell’impegno della Commissione sarà di eliminarlo soprattutto dai luoghi di lavoro, considerando che 33 milioni di tonnellate di amianto sono compatte e 7 friabili, che non c’è soglia di rischio e tutte le esposizioni sono ugualmente pericolose. Chiunque dunque venga a conoscenza della presenza di amianto deve denunciarlo alle associazioni e fare un esposto alla procura della Repubblica. Intanto, appena un mese fa, il Parlamento ha approvato l’istituzione del Registro di tumori, una mappatura territoriale che porterà, tra l’altro, a evidenziare le connessioni fra presenza di amianto e queste forme di cancro.