Imprenditoria Made in Italy

Il futuro agroalimentare al 2030

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I temi discussi durante l’assemblea nazionale delle cooperative agroalimentari italiane

Il futuro agroalimentare 2030 passa attraverso l’export, la sostenibilità, i dazi, il contrasto al lavoro nero, le sfide future del Made in Italy e le politiche a tutela del settore ittico per contribuire alla ripresa dello sviluppo economico, ambientale, etico e sociale del nostro Paese. Questi sono alcuni temi discussi durante l’assemblea nazionale delle cooperative agroalimentare e pesca italiane svoltasi il 30 ottobre presso l’Auditorium Antonianum di Roma.

La filiera agroalimentare e il settore ittico
Il settore agroalimentare, che nel complesso ha registrato un andamento positivo dovuto al coordinamento tra le diverse filiere, istituzioni locali, nazionali ed europee, ora deve sostenere il comparto ittico affinché diventi trainante per l’economia italiana. Il 75% della produzione ittica nazionale percorre meno di 25 chilometri dal momento dello sbarco a quello della vendita, lasciando all’import, soprattutto extra Ue, il compito di coprire la totalità dell’offerta commerciale della media e grande distribuzione, nella ristorazione collettiva. Delle 90 specie pescate, solo dieci raggiungono il mercato ittico italiano e 6 specie, dal tonno alle acciughe, riescono a varcare i confini nazionali. Secondo l’Alleanza un’offerta così frammentata va guidata da norme certe, ma deve dotarsi di nuove infrastrutture e sistemi tecnologici in grado di facilitare la trasformazione dei prodotti ittici per dare maggiore valore ad un prodotto che per il 90% è destinato al mercato del fresco. “Inoltre” ha spiegato Gianpaolo Buonfiglio, “è arrivato il momento che gli operatori facciano un salto di qualità, da semplici pescatori devono trasformarsi in imprenditori per gestire la filiera agganciandosi allo sviluppo della blue economy grazie all’interesse dei consumatori verso i prodotti ittici e in particolare quelli nazionali”. Infine, è convinto sia necessario investire in ricerca per sfuggire da un lato ad una diminuzione dei giorni di pesca e degli occupati, dall’altro evitare che tra quindici anni sulle nostre tavole ci siano solo vongole del Pacifico e gamberi vietnamiti.
Per evitare che si affossi l’intera filiera agroalimentare italiana, Giorgio Mercuri ha proposto alcune linee guida da seguire.

Blocco dei dazi
Prima soluzione è bloccare i dazi europei utilizzando la leva della diplomazia e degli accordi bilaterali fra i paesi. Infatti, dei 7.5 miliardi di dazi imposti dagli Usa, circa il 7% colpirà i prodotti made in Italy già penalizzati dall’Italian Sounding che ha raggiunto la soglia di 80 miliardi di euro. “Per contrastare questo fenomeno”, ha commentato Mercuri, “è necessario chiedere all’unione europea di rafforzare la promozione dei prodotti agroalimentari, in particolare dei formaggi rendendo più celeri i tempi per l’attuazione di tali procedure”.

Finanziamenti
La seconda proposta è quella di aumentare la dotazione finanziaria per incentivare all’estero la diffusione dei nostri prodotti costruendo spazi di mercato che porterebbero ad un incremento del Pil dello 0.5% entro il 2022. Inoltre, chiarisce Mercuri, per incrementare le esportazioni ed esternalizzare le nostre imprese verso i mercati internazionali, occorre istituire una cabina di regia nazionale a cui è necessario partecipino le amministrazioni dei vari ministeri delle politiche agricole, alimentari e forestali – MIPAAF, sviluppo economico – MISE, affari esteri – MAECI e le imprese con proprie rappresentanze oltre che una cabina dedicata all’analisi, studio e definizione di strumenti per rimuovere gli ostacoli all’accesso ai nuovi mercati.

Mercato interno
Un altro elemento riguarda il mercato interno, centrale per le piccole e medie imprese legate al territorio che svolgono una funzione di presidio nelle aree rurali del nostro paese. Infatti, ha spiegato Mercuri, poiché negli ultimi 20 anni c’è stato un calo del 3.8% nel potere di acquisto delle famiglie, le cooperative potrebbero intervenire con politiche fiscali mirate ad incrementare il reddito disponibile soprattutto nelle fasce di popolazione meno abbienti per consentire ai consumatori di accedere ad alimenti sani e sostenibili. Per questo l’Alleanza delle cooperative sostiene politiche di riduzione del cuneo fiscale sul lavoro già dal 2020 per rendere le buste paga dei lavoratori più pesanti e sostenere il potere d’acquisto delle famiglie per creare un migliore benessere sociale.

Sostenibilità ambientale, economica e sociale
La sostenibilità ambientale, economica e sociale, è un’opportunità che va valorizzata perché migliora la competitività delle imprese. Per agganciare questa sfida è vitale incentivare l’economia circolare, stimolare il mercato con una fiscalità che premi chi utilizza prodotti derivanti da processi di recupero o chi destina risorse specifiche per il riutilizzo delle acque reflue nei processi di trasformazione dell’agroindustria. Nell’ambito delle future politiche agricole comunitarie, l’Alleanza crede sia necessario intervenire con misure incentivanti per le imprese in grado di implementare modelli sostenibili. Ma ciò può realizzarsi attraverso una semplificazione burocratica e la definizione di un quadro normativo capace di agevolare un percorso sostenibile per le imprese che operano nel settore.

Lavoro e capitale umano
Per l’Alleanza, lavoro e capitale umano sono valori che vanno tutelati per non danneggiare l’immagine del Made in Italy. Tuttavia, per contrastare la piaga delle false cooperative occorrerebbe rafforzare il sistema di vigilanza, con l’utilizzo di strumenti legislativi di natura repressiva. Per vietare i diffusi fenomeni di “caporalato” sarebbero necessarie misure per agevolare l’incontro tra domanda ed offerta di lavoro in agricoltura, incentivare gli investimenti con sistemi di raccolta meccanizzata utilizzando le tecnologie per programmare il fabbisogno di manodopera, soprattutto dove esistono filiere cooperative agricole e agroalimentari. Significativo è il gap salariale tra lavoratori regolari e irregolari, infatti secondo gli ultimi dati del ministero dell’economia e finanze, in agricoltura il salario orario regolare è pari a 10 euro, mentre quello di un lavoratore dipendente irregolare è inferiore a 4 euro.

Agricoltura 4.0
Le tecnologie migliorano i processi produttivi, ma le cause che ostacolano l’agricoltura 4.0 si possono ricondurre alle ridotte dimensioni aziendali, alla difficoltà di attuare investimenti e alla resistenza d’introdurre forme associative di gestione da parte delle singole imprese. Le cooperative a tale proposito possono fare “massa critica” per aumentare la diffusione della banda larga ed extra-larga anche nelle zone rurali e garantire l’interconnessione della filiera agroalimentare. L’innovazione digitale costituisce una condizione necessaria per ammodernare l’attività d’impresa attraverso l’uso dell’internet delle cose, blockchain, intelligenza artificiale, big data che insieme possono avere effetti positivi su tutta la catena di valore dell’agricoltura. Inoltre, per superare il gap infrastrutturale è indispensabile intervenire sull’integrazione tra pubblico e privato su scala regionale, nazionale ed internazionale migliorando il sistema logistico di interconnessione con diversi settori produttivi.

Conclusioni delle istituzioni
La ministra delle infrastrutture e dei trasporti, Paola De Micheli ha spiegato che il governo sta procedendo sul piano delle infrastrutture strategiche e che l’attenzione è rivolta al trasporto su rotaia. L’obiettivo è far sì che ogni capoluogo di provincia sia collegato almeno con una linea a doppio binario, infatti molte città del sud sono collegate ad un binario singolo, mentre alcune tratte del nord non sono elettrificate. La ministra auspica che vi sia maggiore attenzione al trasporto intermodale e ad un piano di manutenzione per strade e viadotti oggi inibiti dal traffico pesante per questioni di sicurezza, senza dimenticare il trasporto via mare che va incentivato investendo nei porti più importanti. Infine, il sottosegretario agli esteri, Manlio Di Stefano ha affermato che le azioni della Farnesina si concentreranno fino al 2020 sulla promozione nei mercati emergenti quali India, Giappone, Corea e Brasile considerando che un terzo del nostro Pil è costituito dalle esportazioni, ma solo il 4% delle aziende è in grado di portare i propri prodotti oltre confine.

Hanno contribuito al dibattito Giampaolo Buonfiglio, presidente dell’Alleanza delle Cooperative Italiane per il settore pesca, Giorgio Mercuri, presidente dell’Alleanza Cooperative Italiane per il comparto agroalimentare, Mauro Lusetti, presidente Legacoop Nazionale, Maurizio Gardini, presidente delle confcooperative Italiane e per il governo i ministri Bellanova e De Micheli e Di Stefano, sottosegretario agli esteri.

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