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La centralità dei territori nell’economia globale

La centralità dei territori nell’economia globale

Lavoro, investimenti, crescita. Come la crescita dei competitor su scala globale, la mobilità dei capitali e lo sviluppo tecnologico hanno aumentato la competizione tra i territori

Sviluppare le condizioni per attrarre gli investimenti nel Lazio è importante per raggiungere elevati livelli occupazionali e assicurare una migliore qualità di vita dei cittadini. Su queste basi si è tenuto il dibattito coordinato dalla Regione Lazio e inserito all’interno della III edizione di “Economia Come 2019” presso l’Auditorium Parco della Musica di Roma, durante il quale si sono affrontati i temi degli scenari legati alla globalizzazione, all’innovazione tecnologica e all’organizzazione del lavoro, suggerendo strategie per attrarre investimenti e generare crescita e occupazione di qualità.

Assets della competitività
Il Lazio da qualche anno è entrato in Europa concentrandosi su quattro vettori: ricerca, innovazione, internazionalizzazione e semplificazione. Questi assets solo se rimangono coesi producono una regione forte e competitiva rispetto al resto del paese. Uno degli elementi che incide di più sulla competitività, è la capacità delle imprese del territorio di internazionalizzarsi. Le esportazioni del Lazio nel settore farmaceutico secondo gli ultimi dati presentati dalla Banca d’Italia, crescono dieci volte di più (27%) rispetto alla media italiana (2,7%). È su questo fattore che la regione deve puntare perché diventi non solo un vettore trainante ma un esempio d’innovazione.

Invest Lazio
C’è un nodo da sciogliere per le imprese che operano sul territorio e riguarda lo strumento della semplificazione burocratica, più importante dell’attrazione degli investimenti che pesa il 25-30% sul costo complessivo di un’azienda. Occorre perciò fare un’inversione di tendenza, essere più rapidi sulla parte autorizzatoria e rafforzare i controlli che oggi sono solo preventivi. Una scelta importante della regione Lazio è stata quella di realizzare in sinergia con sindacati, imprese e università, la Invest Lazio, una realtà capace di attrarre sul territorio investimenti di qualità, assistendo le imprese nei rapporti con i Comuni garantendo sistemi di autorizzazione semplici. La struttura ha la finalità di prevenire le crisi aziendali attraverso un monitoraggio delle imprese e dell’occupazione e capire se settori come quello della farmaceutica, meccanica, edilizia o servizi della nostra città si trovano in recessione per indicare una via per tutelare lo sviluppo del lavoro e dei lavoratori. Nella regione, secondo Claudio Bernardino, sono in atto profondi processi di delocalizzazione della produzione e dei servizi per sostenere l’innovazione e la concorrenza. Per contrastare questo fenomeno, Invest Lazio potrà contare su maggiori risorse finanziarie con le quali sarà possibile arrestare l’uscita della produzione in altri paesi e svolgere una maggiore assistenza al lavoro per definire nuovi piani di ricollocamento dei lavoratori. Un’altra iniziativa da rafforzare per il rilancio dei territori riguarda la sottoscrizione di un accordo fra regione Lazio e università, cioè finanziare l’apertura di altri due istituti tecnici superiori (ITS) che da soli producono una ricaduta occupazionale di oltre l’80% con l’obiettivo di contrastare la dispersione scolastica e sostenere l’occupabilità nel territorio.

Commento dei sindacati, imprese e università
Il rettore della “Sapienza” Eugenio Gaudio condivide le quattro direttrici richiamate dagli ospiti ma sostiene che per incidere sui processi di globalizzazione è indispensabile aggiungere un quinto elemento, quello della formazione. Gaudio dice che oramai siamo di fronte ad un mondo che non ha confini e barriere che tende a delocalizzare le produzioni meno sofisticate in territori dove la manodopera ha costi molto bassi. Questo processo si può governare ma di fatto è inarrestabile, e Roma deve abbracciare l’innovazione investendo in settori sofisticati dove altri paesi, quelli in via di sviluppo, non sono in grado di fare. “Se non si ha il coraggio di operare questo salto di qualità” ha ribadito Gaudio “siamo destinati ad un’inesorabile declino”. A poi aggiunto “paesi come Francia, Germania, Spagna e Regno Unito, oramai hanno adottato una politica chiara, investono in formazione per elevare gli standard di qualità del capitale umano. Mentre l’Italia è costretta a far emigrare i talenti migliori perché non c’è, né come quantità, né come retribuzione, la possibilità di raggiugere le offerte degli altri paesi UE. L’impegno dell’occidente “ricco” è essere la mente in un processo di globalizzazione e le aziende hanno il dovere d’investire in capitale umano di eccellenza”. Il rettore ha poi ricordato che in questi anni la regione Lazio si è attivata nel promuovere gli ITS, l’industria 4.0, la cyber security, e la cyber science, settori che esprimono la parte migliore in competenza e qualità. Infine, Gaudio è convinto che per uscire dall’attuale ripiegamento involutivo culturale, occorre puntare sulla qualità e far sì che il processo di digitalizzazione, che produce l’uscita di manodopera meno qualificata, qualifichi meglio e di più i nostri lavoratori, ma ciò può avvenire solo se siamo alla testa e non alla coda del processo di globalizzazione.

Per Azzola la prima domanda da porci è cos’è la competitività di un territorio. L’errore del nostro paese è stato quello di credere che togliendo i diritti e abbassando le retribuzioni avremmo mantenuto i lavori che avevamo comunque perduto. Purtroppo, ciò non è avvenuto perché nel sud del mondo il basso costo dei lavoratori ha trattenuto pezzi importanti di attività produttive. Questo schema imprenditoriale è stato adottato anche nel Lazio, dove coesistono multinazionali che stentano a governare i cambiamenti tecnologici e una miriade di piccole imprese. La regione invece avrebbe bisogno di medie imprese con buona capacità finanziaria poiché oggi assistiamo a maggiore occupazione ma con meno ore di lavoro, il che crea solo un esercito di poveri. Quando si parla di competitività bisognerebbe pensare alla coesione territoriale e in che modo un territorio è capace di promuoversi. “Per cambiare il sistema produttivo” ha sostenuto Azzola “occorre puntare sulla concertazione e adottare il concetto della best practice sia negli investimenti che nei bandi che la regione propone. Passare da una cultura dei piccoli bandi, a bandi rivolti all’innovazione per incentivare le aziende a fornire prodotti che altri paesi non sono all’altezza di produrre”. Invest Lazio deve quindi diventare una realtà di riferimento insieme alle associazioni datoriali, sindacali, università, politica e istituzioni per far crescere tanta media impresa e generare un sistema che produca occupazione stabile e di qualità, dal basso livello alla ricerca, dall’innovazione all’amministrazione.

Il dibattito è stato animato dal vice presidente della Regione Lazio, Daniele Leodori, dal segretario generale della Cgil di Roma e del Lazio, Michele Azzola, dall’assessore al lavoro della regione Lazio, Claudio Di Bernardino, dal Rettore dell’università Sapienza di Roma, Eugenio Gaudio e dal responsabile delle risorse umane Takeda Italia, Alfredo Lombardi.

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