Il lavoro delle cooperative appartenenti all’alleanza delle cooperative italiane oggi è a fianco del personale medico e infermieristico nella rete di protezione civile. Ma i settori imprenditoriali in cui sono coinvolte sono molti e variegati
L’emergenza sanitaria che ha colpito l’Italia è un evento eccezionale e i settori che rischiano la paralisi sono numerosi soprattutto nel medio-lungo termine. L’Alleanza delle cooperative italiane (Confcooperative) da quando si è diffuso il Covid-19 è stata a fianco del personale medico e infermieristico e in prima linea negli ospedali a supporto nella rete di Protezione Civile.
“Occorre però precisare” ha detto il presidente di Confcooperative Lavoro e Servizi, Massimo Stronati, “che in mancanza di dispositivi di protezione individuale i lavoratori non sarebbero in grado di garantire su tutto il territorio nazionale le attività di trasporto merci, logistica, pulizie e vigilanza con la difficoltà a sostenere le strutture sanitarie per la sanificazione degli ambienti ospedalieri e assistenza alle persone fragili spesso non autosufficienti”.
Mascherine cercasi per le cooperative
Questo in sintesi è l’avvertimento lanciato il 13 marzo da Stronati, il quale ha aggiunto che in mancanza di dpi per i 500 mila lavoratori sarà difficile garantire continuità ai settori essenziali quali l’approvvigionamento di beni con il rischio di un blocco totale di tutte le attività. Ha poi sottolineato che vi sono altri settori in sofferenza quali il comparto delle manutenzioni, la raccolta rifiuti, il trasporto delle persone (taxi e NCC) e quello della ristorazione che vede in condizioni di stallo 8 mila lavoratori delle imprese cooperative.
L’Alleanza, vista la precarietà nelle condizioni di lavoro, in queste ore ha sollecitato le autorità pubbliche affinché accelerino l’approvvigionamento dei dispositivi rivolgendo un appello al sindacato perché intervenga nel rispetto delle norme di sicurezza sui luoghi di lavoro secondo i recenti DPCM in tema di prevenzione e profilassi afferenti all’emergenza Coronavirus, perché non è solo una questione di sopravvivenza ma di riconoscimento del ruolo essenziale della cooperazione.
L’assemblea di Confcooperative Roma
Per comprendere meglio l’impegno svolto dal movimento cooperativistico, vale la pena sottolineare che a febbraio, prima che scoppiasse l’emergenza Covid-19 e venissero chiusi gli uffici della sede di Roma, è stata confermata la presidenza di Marco Marcocci al timone di Confcooperative Roma fino al 2024.
L’assemblea, svoltasi al palazzo della Cooperazione, ha fatto il punto sui progressi compiuti dai cooperanti per definire le tappe future puntando sull’innovazione, l’aggregazione e la solidarietà. Ai lavori hanno preso parte le cooperative associate, la sindaca di Roma Virginia Raggi, il prefetto di Roma Gerarda Pantalone, il presidente della camera di commercio di Roma Lorenzo Tagliavanti, il Vescovo Ausiliario di Roma Gianpiero Palmieri e il presidente di Confcooperative Maurizio Gardini.
Le cooperative romane
Il presidente Marcocci in assemblea ha sottolineato i risultati ottenuti negli ultimi anni spiegando che il movimento ha aumentato il fatturato del 18,4%, i redditi da lavoro del 26,8%, il valore aggiunto del 19,5%, e i dipendenti delle cooperative di 2.896 unità. “Il movimento cooperativo” ha dichiarato “costituisce una realtà economico-sociale nel tessuto imprenditoriale della capitale che funge da aggregatore delle imprese cooperative in molti settori, soprattutto nel welfare”.
Marcocci ha sottolineato che il movimento offre a Roma un sostegno imprenditoriale per 440 imprese costituito da 35 mila lavoratori che fatturano un 1,8 miliardi di euro all’anno.
Molte di queste imprese sono attività giovani e longeve, infatti il 42,9% degli aderenti ha più di 20 anni di attività.
Parità di genere e imprenditoria femminile
Tra gli obiettivi futuri del presidente c’è quello di lavorare alle cooperative di comunità, ai workers buyout e diffondere la cultura della digitalizzazione e innovazione. “Un punto sul quale sarà necessario intervenire” ha detto “riguarderà il processo di consolidamento della parità di genere, nel territorio il 55% degli occupati è donna e il 70% dell’attività imprenditoriale femminile è impegnata nel settore sociale e sanitario”.
Marcocci ha rammentato infine che quest’anno ricorrono i 150 anni dalla designazione di Roma come capitale italiana e le cooperative sono impegnate ad incidere nel cambiamento della città di Roma non solo per la storia, valori culturali e religiosi, ma anche per la capacità di essere una capitale accogliente e internazionale.
Il commento del presidente della Camera di Commercio di Roma, Lorenzo Tagliavanti
“Il ruolo della cooperazione rappresenta una parte viva nella nostra città, ma dal 2008 ha subito un forte contraccolpo: le imprese sono passate dal 3% al 2,7%” ha commentato Tagliavanti. “Nel 2008” ha spiegato “produceva ricchezza sopra la media nazionale, anche rispetto a Milano, ma in 10 anni ha perso 8 punti percentuali e i romani hanno risposto con forza, visto che le imprese sono cresciute di oltre 82 mila unità. Parte di queste imprese sono nate dalle ‘categorie più deboli’, costituite da giovani in modo individuale e non cooperativo; un altro contributo proviene dalle imprese femminili, sorte da un senso di responsabilità per la perdita di lavoro da parte del coniuge. C’è poi un altro importante tessuto imprenditoriale, di cui poco si parla, costituito da cittadini immigrati. Oggi a Roma sono insediate 70 mila imprese con un titolare straniero che produce ricchezza pari al 9,5% del Pil. Su questo segmento” ha aggiunto il presidente della Camera di commercio di Roma “la cooperazione può sostenere i cittadini stranieri con la formazione per integrarli nella comunità”.
Attualmente secondo Tagliavanti per ricostituire il sistema produttivo romano esistono due opportunità: la prima proviene dalla sostenibilità ambientale, attraverso gli investimenti e la rinascita di un’economia sostenibile; l’altra è indirizzare le imprese verso la digitalizzazione per essere più performanti da un punto di vista produttivo.
Per Tagliavanti la cooperazione può suggerire elementi di slancio da offrire al mondo imprenditoriale quali la solidarietà e l’inclusività, laddove il capitale del mondo cooperativo è formato dalla forza dei lavoratori inseriti nel sistema cooperativistico.
Le riflessioni della Sindaca di Roma, Virginia Raggi
“La cooperazione” ha commentato la Sindaca Raggi “rappresenta uno dei principali attori della città di Roma, ed esprime appieno lo spirito di solidarietà, mutualismo e assistenza ai più fragili. Il movimento si distingue per le persone impegnate in progetti di natura sociale, welfare nell’assistenza sanitaria, interventi in favore dei disabili, inclusione e aiuti rivolti alle persone più emarginate”.
La Sindaca Raggi ha sottolineato anche l’impegno sui progetti destinati all’ambiente, all’agricoltura sostenibile, alla raccolta differenziata, al turismo e soprattutto quelli dedicati alle persone detenute per reintegrarle nel tessuto sociale della capitale. A tale proposito ha citato il progetto ‘mi riscatto per Roma’, che ha coinvolto un centinaio di detenuti per svolgere lavori di pubblica utilità dopo un periodo di formazione. “Con questo programma” ha riferito “è stato possibile far lavorare detenuti nel campo della cura del verde, pulizia delle strade, sistemazione della segnaletica orizzontale e pulizia dei tombini per un totale di circa 800mila persone. L’esperimento è quello di offrire una possibilità di riscatto per poterli reinserire nella nostra società. Infine” ha concluso, “occorre perseguire la strada comune della legalità, valorizzare il bene comune, creare un presente e un futuro per Roma e per i suoi cittadini chiedendo al governo misure speciali per Roma capitale”.