Mestieri e professioni

Professioni e formazione. Ordini a confronto

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Firmato il protocollo d’intesa fra 5 Ordini professionali relativo alla formazione permanente continua. Avvocati, commercialisti, notai, consulenti del lavoro, medici e giornalisti si sono confrontati sulle modalità di erogazione dei corsi formativi obbligatori a tutela e garanzia dei cittadini

Testo di Daniela Molina, giornalista
Immagini di Mario Rebeschini, giornalista fotoreporter

Un incontro organizzato dal CUP (Comitato Unitario Permanente) degli Ordini e Collegi professionali presso la sala congressi della Residenza di Ripetta a Roma, quello dello scorso 3 febbraio 2016, dal titolo “Professioni e Formazione. Identità, qualità e tutela del cittadino”, in cui gli Ordini professionali si sono confrontati su un tema tanto delicato come quello della formazione continua dei propri iscritti. Tema delicato in quanto l’opportunità offerta ai professionisti di aggiornarsi costantemente è una garanzia a tutela del cittadino che deve poter ottenere il miglior servizio possibile da persone capaci e competenti, sempre aggiornate e dunque “professionali”.
Non sempre però, come spesso la cronaca mette in luce, è così. Dunque attivarsi nel migliore dei modi per coinvolgere il maggior numero possibile in quello che è divenuto da pochi anni un obbligo di legge, è un compito non procrastinabile.

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Anche per questo in occasione dell’incontro è stato siglato il patto di collaborazione tra il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili, il Consiglio Nazionale Forense, il Consiglio Nazionale del Notariato e il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro. Un protocollo per la formazione professionale continua (in allegato al presente articolo) che sancisce l’impegno degli enti firmatari a collaborare nell’organizzazione e nello svolgimento di attività culturali di comune interesse attinenti all’etica, alla deontologia, alla cultura professionale e al ruolo sociale delle rispettive professioni. Insieme, i suddetti enti stanno predisponendo un Regolamento per l’applicazione di criteri comuni per il riconoscimento reciproco dei crediti formativi interdisciplinari che verrà sottoposto all’approvazione del Ministero vigilante.
Tra le attività comuni ci saranno corsi, seminari, conferenze, convegni, ricerche e pubblicazioni volti appunto all’aggiornamento professionale degli iscritti agli Ordini aderenti all’iniziativa.

sgangaIl convegno, coordinato da Giorgio Sganga, presidente della Fondazione Studi Commercialisti, è stato aperto da Marina Calderone, presidente del CUP la quale ha spiegato che il confronto si è reso necessario perché “all’interno della grande famiglia dei professionisti abbiamo norme e regole differenti che discendono dai nostri differenti percorsi e ambiti”. Così, a distanza di due anni dall’avvio operativo del DPR 137 del 2012 che rende obbligatoria la formazione permanente continua degli iscritti agli albi professionali, si è deciso di analizzare come una fonte normativa unica abbia in realtà generato regolamento diversi (uno per ciascuna professione di riferimento) affinché il Comitato Unitario degli Ordini e Collegi professionali possa adempiere al proprio compito di fluidificare i processi e portare a un miglioramento generale. “Noi dobbiamo imparare a fare sistema promuovendo la collaborazione fra Ordini” ha affermato la presidente Calderone sottolineando come il tema della formazione sia unificante non solo all’interno dei confini nazionali ma anche all’esterno poiché, nel mercato della libera circolazione dei servizi e delle merci, non bisogna dimenticare che i servizi professionali possono essere offerti dagli italiani all’estero ma anche dai professionisti stranieri in Italia, professionisti stranieri che potrebbero benissimo non applicare le nostre stesse regole a garanzia del cittadino. Bisogna pertanto imparare a valorizzare la propria unicità per essere concorrenziali e tale valore può darlo solo un elevato livello di competenza e conoscenza della deontologia professionale. La competitività insomma corre sul filo della formazione perché solo grazie a quest’ultima si può parlare di meritocrazia e l’unica arma che il professionista ha è proprio il merito, come ha aggiunto il direttore generale del Censis Giuseppe Roma, che ha dato il suo apporto all’analisi presentando una ricerca sul professionismo.

Nella Sanità

foto-convegnoÈ stato il dott. Gaetano Penocchio a spiegare ai presenti l’esperienza della formazione nella Sanità. Un’esperienza ultradecennale, visto che è stata introdotta nell’anno 2001 dall’allora Ministro Girolamo Sirchia. Ed è da quell’anno che i medici applicano le regole della Formazione permanente continua. Si tratta di una platea – spiega Penocchio – che ad oggi conta oltre 1 milione di professionisti della salute, e non solo quelli degli Ordini in quanto ci sono svariate associazioni di settori che si occupano di sanità pur non trattandosi di medicina nel senso ufficiale del termine.
La formazione sanitaria è però strutturata a macchia di leopardo, nel senso che dipende dalle Regioni, che la applicano ciascuna in modo autonomo facendo sì che ci siano aree geografiche dove si procede molto più lentamente rispetto ad altre. Un’altra criticità è rappresentata dal sistema, troppo tarato sulla formazione dei medici “incardinati” nel SSN (Servizio Sanitario Nazionale) che lascia al di fuori i liberi professionisti. Secondo Penocchio va anche considerato il fatto che frequentare per 2 settimane dei corsi a pagamento diventa per il professionista un doppio onere, dal momento che non potendo lavorare in quei giorni non può nemmeno guadagnare.

Avvocati e formazione

Salvatore Sirca, del Consiglio Nazionale Forense, è partito dalla formazione tout court, spiegando che il grande problema degli avvocati italiani è che si è in troppi a causa proprio della mancanza di un filtro nell’accesso alla professione. Alle università è infatti vietato erogare corsi a numero chiuso. Anche per Sirchia dunque diventa fondamentale per un avvocato distinguersi dal concorrente grazie all’aggiornamento continuo e per questa ragione la formazione permanente è disciplinata in modo puntuale. Il Consiglio nazionale detta le regole generali e vigila sull’uniformità con cui devono essere applicate dai consigli regionali. Il periodo di accreditamento è triennale. Si devono accumulare 60 crediti in 3 anni, di cui una parte fissa nelle materie principali. Per facilitare l’apprendimento, si dà grande rilevanza alla formazione a distanza, che però non può superare il 40% dei crediti totali.

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La situazione dei commercialisti

Per quanto concerne la formazione dei commercialisti la centralità è nelle mani del Consiglio nazionale dell’Ordine al quale tutti, anche i soggetti formativi esterni regolarmente accreditati, devono chiedere un parere vincolate prima di poter erogare corsi o realizzare singoli eventi.
Secondo Massimo Miani, consigliere nazionale dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili, “aumentare le proprie competenze professionali è lo scopo primario dell’aggiornamento perché permette di essere concorrenziali”. Miani insiste sulla differenza tra aggiornamento professionale e formazione (“che è quando non sai le cose e vieni formato per la prima volta”) perché l’Ordine dei commercialisti ha distinto i due stati iniziali del soggetto che intende frequentare i corsi differenziando di conseguenza anche i crediti formativi.

I professionisti più gettonati: i consulenti del lavoro, che per primi hanno iniziato i percorsi formativi

Un ordine i cui professionisti sono molto richiesti è quello dei consulenti del lavoro, rappresentato al convegno da Rosario De Luca. Si tratta dell’Ordine che è cresciuto maggiormente ma anche di quello che da più tempo ha iniziato la formazione permanente continua. Fin dal 1997 è stato avviato il percorso formativo, anche se solo sulla deontologia. Con il recente DPR lo si è adeguato inserendo le altre materie.
De Luca pone l’accento sul problema della doppia iscrizione agli albi, che per la formazione rappresenta una criticità in quanto i professionisti che si trovano iscritti a due ordini devono conseguire i crediti previsti sia per l’uno sia per l’altro. A parte questa doppia formazione, De Luca ritiene problematico anche il dover delegare la formazione ad enti terzi che non abbiano nel proprio DNA la competenza e la qualità specifica per la singola professione. Stesso problema presentato più volte dal Presidente dell’Ordine dei Giornalisti Enzo Iacopino il quale ha sempre detto, tra il serio e il faceto: “per quanto è stabilito dalla legge, se l’associazione dei panettieri ci chiede di riconoscerla come ente per la formazione che può fare corsi per i giornalisti noi dobbiamo dire di sì”.

I giornalisti, gli ultimi nella formazione e i più indisciplinati

Per l’Ordine dei giornalisti ha parlato il presidente del CTS (Comitato tecnico scientifico), il consigliere Pierluigi Bertello il quale ha spiegato che, trattandosi di professionisti che si trovano per la prima volta a contatto con la formazione permanente continua (ricordiamo che i giornalisti sono i soli professionisti per i quali la legge non prevede l’obbligo di una laurea né di un altro titolo di studio), l’obbligo è stato preso in maniera molto negativa dagli iscritti all’albo, la maggiorparte dei quali ancora non ha ottenuto i crediti necessari ad adempiere l’obbligo. Bertello ha chiarito che i giornalisti che hanno frapposto maggiori ostacoli e si sono lamentati maggiormente sono proprio gli “anziani”, ovvero “i vecchi colleghi convinti ancora che ‘il mestiere’ si impara consumandosi la suola delle scarpe”. Ovviamente proprio costoro sono i più bisognosi di aggiornamento professionale e dunque la formazione permanente continua rappresenta un’opportunità ma anche una necessità per la tutela di chi riceve un’informazione da persone non adeguatamente preparate. “Per noi” aggiunge Bertello “la formazione è un’opportunità, perché il mondo è cambiato e dobbiamo avere nozioni di diritto, di economia e competenze linguistiche. E dobbiamo saper decifrare un mondo in rapido mutamento”.
Anche le norme deontologiche seguono il passo dei tempi e sono state modificate di recente, con il varo del Testo Unico dei doveri del giornalista, entrato in vigore proprio il 3 febbraio. Eppure proprio la deontologia è la materia che i colleghi trovano più “ostica” e si rifiutano di apprendere con conseguenze molto serie e spiacevoli per loro, per i cittadini e per l’immagine del giornalista, il cui ruolo è ultimamente messo alla prova dai nuovi mezzi di comunicazione, dai social network e dalle nuove modalità di circolazione delle notizie.
Fatto sta che su 105.248 giornalisti iscritti all’Albo, sono solo 37.000 i giornalisti in regola con il numero dei crediti formativi. E solo 51.465 si sono iscritti alla piattaforma Sigef, che è l’unico mezzo attraverso il quale i giornalisti possono iscriversi a qualsivoglia tipologia di corso od evento formativo che consente ai giornalisti di ottenerli. L’iscrizione a tale piattaforma è obbligatoria dal gennaio 2014 ma finora i giornalisti hanno fatto orecchie da mercante.

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Notai, interpreti del mondo che verrà

Anche i notai hanno l’obbligo della formazione permanente continua. A rappresentarli durante l’incontro è intervenuto Massimo Palazzo, consigliere dell’Ordine del Notariato e presidente della Fondazione italiana del notariato. “Dalla complessità dell’esperienza del reale nasce la necessità della formazione.” Così ha esordito Palazzo aggiungendo che “la formazione è un elemento storico, quindi mutevole, e la società richiede oggi professionisti di alta qualità, con una formazione adeguata”.
Tra i compiti del notaio ci sono il controllo della legalità e la terzietà, che occorre perché l’interpretazione del giurista è un “atto di volontà”, è un’attività costruttiva, un fenomeno complesso e non un semplice atto cognitivo di comprensione del testo. Di conseguenza la formazione deve tendere a dare gli strumenti per intendere la realtà e non certo per fare l’analisi grammaticale o l’analisi logica di una norma. Non ci si deve fermare alla lettera ma quello che va interpretato è lo spirito dei tempi per fornire risposte adeguate alla contemporaneità.
Dal discorso di Massimo Palazzo si evince che la formazione permanente continua è una necessità imprescindibile se si vuol essere in grado di interpretare sempre l’attualità, che si modifica costantemente.

Dopo il convegno è stata aperta una tavola rotonda alla quale hanno partecipato il Presidente dell’Ordine dei Giornalisti Enzo Iacopino, il Presidente del Consiglio nazionale dei Commercialisti Gerardo Longobardi, il Sottosegretario alla Giustizia On.le Cosimo Ferri, il Presidente del Consiglio dell’Ordine del Notariato, Maurizio D’Errico, la Sottosegretaria allo Sviluppo Economico (passata proprio quel giorno al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti) Simona Vicari.

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