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Fase 2 riapertura graduale. Lavori di prossimità

Come cambierà il lavoro con la Fase 2 riapertura graduale per imprenditrici e lavoratrici di prossimità, che lavorano a contatto diretto con il pubblico. Sono soprattutto: commesse, estetiste, cameriere, parrucchiere, infermiere

Siamo quasi arrivati alla Fase 2 riapertura graduale delle attività imprenditoriali e lavorative. Il lavoro cambierà per oltre 6 milioni di lavoratori di prossimità (camerieri, commessi, operatori sanitari, infermieri, estetiste, ecc.), ovvero per quei lavoratori che necessitano di prossimità fisica e di contatto diretto, in alcuni casi fisico, con il pubblico. Sia loro sia i loro clienti avranno bisogno di particolari tutele. La Fondazione Studi Consulenti del Lavoro ha realizzato l’indagine “Come cambieranno le professioni di prossimità” contenente una classifica dei lavoratori maggiormente esposti al contagio e più bisognosi di tutele per la Fase 2 riapertura graduale.

Uscire dal lockdown
“L’uscita dal lockdown imporrà a molte di queste professioni un cambiamento, non sempre facile, della modalità di lavoro” spiega il presidente del Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, Rosario De Luca. “Bisognerà fare i conti con una revisione dell’organizzazione dei luoghi di lavoro, assicurare il contingentamento degli accessi, fornire protezioni individuali e garantire una maggiore attenzione all’igiene e alla cura dei locali. Si tratterà di un cambio epocale, di cui peraltro non se ne conosce la durata. E ciò renderà particolarmente difficile l’adattamento ai nuovi modelli organizzativi delle aziende più piccole”.

Chi sono i lavoratori di prossimità interessati dalla Fase 2 riapertura graduale
I lavoratori di prossimità rappresentano il 26,5% degli occupati italiani, dunque ben un quarto di tutti i lavoratori. Quasi la metà (48,7%) è concentrata nel Nord Italia e sono molte le donne che compongono questo particolare spaccato di lavoratori.

  • Il primo grande gruppo (1 milione 723 mila lavoratori, il 28%) è rappresentato da commercianti e addetti alle vendite, ovvero quanti lavorano a diverso titolo nel commercio. Un universo molto vario che va dall’alimentare che non ha mai smesso di lavorare, salvo rare eccezioni, all’abbigliamento, uno dei settori più penalizzati dalle chiusure.
  • A seguire, gli esercenti e gli addetti alle attività di ristorazione (1 milione 154 mila, il 18,8%) che dovranno agire con un diverso modello organizzativo.
  • Ci sono poi le professioni sanitarie, impegnate in prima linea nell’emergenza sanitaria da Covid-19: 976 mila gli addetti tra tecnici (radiologi, fisioterapisti, etc) e figure qualificate nei servizi sanitari e assistenziali (infermieri, operatori sanitari, etc), a cui si aggiungono 302 mila medici.
  • Al quarto posto (con 776 mila occupati, il 12,6%) ci sono poi tutti quei lavori che riguardano la fornitura di servizi personali: parrucchieri e barbieri, estetisti, massaggiatori, logopedisti, etc.
  • Ultimi in questo elenco ma primi a riaprire saranno gli operatori che svolgono servizi di pulizia a domicilio (449 mila, il 7,3%), per lo più sospesi nel corso dell’emergenza, che ovviamente saranno i primi a riprendere.

Fase 2 riapertura graduale. Cosa cambia per i lavoratori di prossimità
Non solo mascherine e guanti, obbligatori per tutti, ma anche dispositivi specifici di protezione e una riorganizzazione dell’attività per garantire quel distanziamento sociale destinato ad accompagnarci ancora per i prossimi mesi.

Fase 2 riapertura graduale per commercianti e addetti alle vendite
Molti di loro non si troveranno impreparati all’apertura avendo già avuto modo di adattarsi nella fase del lockdown alle nuove regole, che tuttavia potrebbero diventare più stringenti: protezioni individuali e contingentamento degli accessi diventeranno la regola, ma al tempo stesso vi sarà un impegno maggiore anche nel supportare la clientela nel processo d’acquisto per evitare possibili contaminazioni tramite merci.  Un universo molto vario che va dall’alimentare, che non ha mai smesso di lavorare salvo rare eccezioni, all’abbigliamento, uno dei settori più penalizzati dalle chiusure. Per molti è ipotizzabile un’organizzazione del lavoro che veda ampliare gli orari di apertura dei negozi per consentire la gestione dei flussi. Inevitabile sarà, soprattutto per alcuni segmenti, un investimento nelle strategie commerciali: più vendita online, su piattaforme o strumenti dedicati, consegne a domicilio, ma anche campagne promozionali ad hoc, per smaltire magari gli acquisti effettuati per la stagione primaverile prima che termini.

Fase 2 riapertura graduale per i ristoratori
Chi lavora nelle attività di ristorazione dovrà riprogettare i propri spazi per garantire un’adeguata distanza sia tra un tavolo e l’altro sia tra commensali allo stesso tavolo. Anche i tempi di lavoro dovranno essere modificati. La riapertura in alcuni casi sarà accompagnata da inevitabili esuberi di organico, non solo per effetto del blocco delle attività a partire da marzo, ma anche per la contrazione del giro d’affari che caratterizzerà i prossimi mesi. Per molti il rientro al lavoro sarà traumatico, in quanto implicherà, oltre all’adozione delle misure di protezione individuale e alle distanze fra clienti la riorganizzazione dei tempi di lavoro prevedendo il doppio turno (sia a cena che a pranzo) già diffuso tra i locali di maggiore successo. La riapertura, in alcuni casi, sarà accompagnata da inevitabili esuberi di organico per la contrazione del giro d’affari ma l’animo imprenditoriale che ha già portato tanti ristoratori a riorganizzare con il delivery la propria attività, potrebbe trarre in realtà dall’attuale crisi anche occasione per riorganizzazione e crescita dell’attività, con lo sviluppo di un servizio a domicilio o da asporto, già largamente sperimentato in fase di lockdown.

Fase 2 riapertura graduale. I lavoratori della sanità
Chi lavora nel settore della sanità dovrà largamente rivedere procedure e tecniche di lavoro per garantire quanto più possibile la sicurezza propria e dei pazienti: dai dispositivi di sicurezza alla formazione su tecniche e procedure di prevenzione da adottare. Come già stanno facendo quelli in prima linea nella lotta al virus, dovranno garantire quanto più possibile la sicurezza propria e dei pazienti. Oltre alla fornitura dei necessari dispositivi di sicurezza, e ad un’attenzione maggiore all’igiene di ambienti e strumenti di lavoro, sarebbe auspicabile anche un rafforzamento dell’orientamento alla sicurezza e soprattutto alla prevenzione, per garantire la salute personale e dei pazienti. Centrale sarà per chi lavora nelle strutture – e non a domicilio – la revisione dell’organizzazione e soprattutto della gestione dell’utenza, al fine di garantire, anche attraverso una più funzionale organizzazione degli spazi e dei percorsi, la sicurezza del personale sanitario e dell’utenza che, come visto, ha rappresentato una delle principali carenze anche nella gestione dell’attuale fase emergenziale.

Fase 2 riapertura graduale. I servizi alla persona
Parrucchieri, barbieri, massaggiatori, estetisti, ecc. sono tante le professioni nell’ambito dei servizi alla persona che dovranno riorganizzare gli spazi, contingentare le entrate, prestare maggiore attenzione all’igiene e alla cura dei locali e degli strumenti di lavoro.
Sono le professioni a maggiore contatto fisico con il cliente E anche per loro la ripresa significherà una riorganizzazione a tutto tondo, e non sempre facile, delle attività. A partire dal mestiere vero e proprio (si pensi alla dimensione della manualità, elemento distintivo di tali lavori, vincolato dall’obbligo dei guanti) all’organizzazione degli spazi, al contingentamento delle entrate, a una maggiore attenzione per l’igiene e cura dei locali e degli strumenti di lavoro. Compiti non proprio facili per tante piccole strutture abituate a convivere con le piccole dimensioni. È ipotizzabile anche per tante strutture un prolungamento degli orari di lavoro per garantire l’adeguato contingentamento dei flussi di clientela. Obbligatoria sarà ovviamente la prenotazione degli appuntamenti.

Fase 2 riapertura graduale. I servizi di pulizia
Chi svolge servizi di pulizia a domicilio (in case, uffici o altri luoghi chiusi) avrà poche modifiche alla propria attività, a parte come già detto guanti e mascherine obbligatori per tutti. Naturalmente caso a parte per chi opera nell’ambito delle sanificazioni, come abbiamo visto in un nostro precedente articolo in cui abbiamo intervistato chi si occupa di questa particolare attività (https://www.donnainaffari.it/2020/04/sanificazione-degli-ambienti-sicurezza-sul-lavoro/).
All’interno delle mura domestiche bisognerà come ormai siamo abituati quelle minime norme di sicurezza che ormai contraddistinguono ogni rapporto sociale, anche in famiglia.

Fase 2 riapertura graduale con tempistica differenziata

Tra le ipotesi della Fase 2 riapertura graduale si è parlato spesso di tempistica differenziata per genere e target generazionali. Se le donne fossero le prime a ripartire, le professioni “di prossimità” non incontrerebbero criticità particolari. Le imprenditrici e lavoratrici rappresentano infatti il 62,1% degli occupati nei settori individuati, con punte tra tecnici e personale qualificato del settore sanitario (65,3%), esercenti e addetti alla ristorazione (60,3%), esercenti e addetti alle vendite (61,3%), professioni qualificate nei servizi personali ed estetici (77,4%) e ovviamente tra il personale non qualificato addetto ai servizi domestici (88,5%).

Anche a livello anagrafico, se dovessero essere individuate tempistiche scaglionate, gran parte delle professioni individuate non incontrerebbe specifici problemi. Complessivamente, solo il 19,7% dei lavoratori ha più di 55 anni, ma tra alcuni segmenti professionali l’anzianità media è più elevata e ciò potrebbe ritardare la piena ripresa a regime. È il caso dei medici (il 49,8% degli occupati ha più di 55 anni), ma anche dei tecnici dei servizi di pubblica sicurezza (32,2%), degli esercenti attività ricettive o tecnici dei servizi ricreativi dove più di un occupato su 4 è over 55.

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