Fisco e norme Imprenditoria

Stop a impennate dei prezzi e truffe

Sono molte le segnalazioni di impennate dei prezzi e per le istituzioni è giunta l’ora di attivarsi per frenarle e punire i colpevoli. Avviata la procedura per le informazioni condivise MiSE, GdF, AGCM e Istat

 

Le impennate dei prezzi sono un fenomeno illegale che si sta verificando in questo periodo di emergenza sanitaria. Siamo tutti – o quasi – chiusi in casa ma ci sono degli acquisti di generi alimentari o sanitari, per esempio, che siamo costretti a comprare. E di questo c’è chi se ne approfitta. I generi di prima necessità – e non parliamo semplicemente delle mascherine – costano molto di più rispetto a prima dell’emergenza da Covid-19 e si tratta di pura speculazione. Illecita.

Il controllo del MiSE
Per mettere in freno alle impennate dei prezzi il Ministero dello Sviluppo economico ha iniziato a controllare tutte le segnalazioni pervenute ai propri uffici competenti. Le segnalazioni riguardano i prezzi eccessivi ma anche le pratiche commerciali scorretti e altri fenomeni distorsivi legati all’attuale emergenza sanitaria, come quello delle famigerate mascherine. “Più in particolare infatti” dichiara il Sottosegretario allo Sviluppo economico Alessia Morani, “le segnalazioni caratterizzate da elementi circostanziati, con riferimento specialmente ai prezzi di mascherine e altri prodotti che coadiuvano il contenimento dei rischi di contagio, sono sistematicamente condivise con la Guardia di Finanza e con l’Autorità garante per la concorrenza ed il mercato, ciascuno per i profili di competenza”.

Tutelare i consumatori dall’impennata dei prezzi
Al fine di individuare soluzioni di sistema e prevenire ulteriori criticità che si stanno estendendo anche ad altri beni di prima necessità, “è stato già attivato un tavolo a distanza con tutte le associazioni di categoria, sia per la parte produttiva che distributiva, attraverso il quale acquisire lo stato dell’arte dei mercati, monitorare gli andamenti e rinforzare un’azione di moral suasion sulle imprese, anche mediante le associazioni di riferimento” ha dichiarato la Sottosegretaria Morani.
“Parallelamente è stato potenziato lo scambio di dati con l’Istat, il sistema camerale e altri soggetti istituzionali al fine garantire non solo l’analisi dell’andamento dei prezzi al consumo, ma anche di quelli lungo l’intera filiera distributiva”.

 

Impennata dei prezzi. È solo una sfaccettatura delle tante truffe “da Coronavirus”
Intanto a Lecce sono state sequestrate 6.000 mascherine che avevano un rincaro del 400%. Ma questo non è niente. Se si seguono le operazioni della Guardia di Finanza, anche solo di questi primi giorni di aprile, c’è da far accapponare la pelle.

Le truffe delle mascherine. L’ultima sventata oggi, 8 aprile, a Brindisi dalla Guardia di Finanza
La Guardia di Finanza sta effettuando in tutta Italia controlli e azioni per contrastare le condotte di chi – approfittando dell’attuale situazione emergenziale dovuta alla diffusione del Covid-19 – attua pratiche anti-concorrenziali speculando sui prezzi o vende prodotti sanitari non conformi alle norme vigenti. Durante il proprio operato, nell’ambito di questi servizi di polizia economico-finanziaria predisposti dal Comando provinciale di Brindisi, le guardie di finanza hanno scoperto un piano truffaldino perpetrato ai danni di oltre 100 tra farmacie, parafarmacie e associazioni di volontariato operanti sull’intero territorio nazionale.
Il piano prevedeva la fornitura di mascherine FFP3, pubblicizzate attraverso il web come disponibili e già pronte alla spedizione previo pagamento anticipato con bonifico bancario. In realtà, come è stato constatato dalle perquisizioni, la ditta di Francavilla Fontana, in provincia di Brindisi, non aveva e non ha questi dispositivi di protezione. Nel frattempo però ha accumulato ordini per 100.000 unità al prezzo oscillante tra 5,80 e 7,50 euro per singola mascherina e una somma di oltre 700.000 euro.
“La presente attività” spiega il corpo di polizia speciale “costituisce un’ulteriore testimonianza della costante attenzione rivolta dalla Guardia di Finanza di Brindisi, in un momento di particolare emergenza sanitaria ed economica dell’intero Paese, alla salvaguardia della salute dei cittadini ed alla tutela degli imprenditori onesti”.

 

Le truffe ai tempi del Covid-19
 

Mascherine
La Guardia di Finanza in questo periodo ha molto da fare, visto che lo sciacallaggio impazza proprio quando la popolazione ha più bisogno di aiuto. Oltre alla notizia che abbiamo appena riportato, ce n’è un lungo elenco. Per fare qualche esempio, le fiamme gialle del Gruppo di Lamezia Terme, in due distinti interventi, hanno dapprima individuato e denunciato alla locale Procura della Repubblica un commerciante che aveva messo in vendita mascherine a 12 euro acquistate sulla nota piattaforma “Ebay” al prezzo di 1 euro, con un ricarico finale pari al 1.200% del prezzo di mercato e sequestrato nella sua azienda 300 mascherine del tipo chirurgico risultate sprovviste di documentazione fiscale di acquisto nonché delle schede tecniche che devono riportare Paese d’origine, materiali impiegati, precauzioni da adottare, destinazione d’uso etc.. Poi, in un secondo intervento, i militari hanno sequestrato, presso un altro commerciante, 100 mascherine pronte per la vendita e 1.215 semilavorati/tessuti da utilizzare per la loro produzione. In questo caso l’attività era stata avviata in nero e contravvenendo all’obbligo di sospensione imposto dal D.P.C.M. dell’11 marzo. Anche queste mascherine erano prive di scheda tecnica.

Farmaci
Pubblicizzavano farmaci per la cura del coronavirus, avevano creato una ricetta per il Covid-19 e indicavano protocolli medici da seguire per contrastare anche forme gravi di diverse patologie. Ovviamente senza avere alcun titolo per esercitare la professione medica. Questo episodio è avvenuto nel Milanese, autrice una società formata da una coppia di ultrasessantenni scoperti nell’ambito di una vasta operazione della Guardia di Finanza di Torino che ha portato al sequestro di oltre 170.000 prodotti parafarmaceutici e integratori. Ovviamente di quanto reclamizzato dai due soggetti non si è rilevata alcuna fondatezza, ma solo una frode in commercio, resa ancor più riprovevole visto il momento storico che il Paese sta attraversando.

Disinfettanti
Ma le mascherine sono solo la punta dell’iceberg. La Guardia di Finanza ha sequestrato ben 5.000 flaconi di semplici gel detergenti venduti come dispositivi medici. Stavolta a Catania. Dapprima il sequestro è stato di oltre 1.500 flaconi di gel detergente recanti etichette con diciture ingannevoli, poiché venduti come disinfettante per mani, in assenza delle specifiche autorizzazioni alla commercializzazione da parte del Ministero della Salute o della Commissione Europea. In pratica si trattava di falsi disinfettanti. Dall’esame dei documenti fiscali già emessi, i militari hanno ricostruito la filiera commerciale complessiva di circa 5.000 articoli, attraverso l’individuazione di clienti, costituiti principalmente da farmacie ed erboristerie, ubicati in varie provincie siciliane e in Sardegna.

Ma la truffa dei disinfettanti continua. Acqua e sapone venduta come gel disinfettante ed igienizzante a Gorizia. La Compagnia della Guardia di Finanza di Voghera, su ordine della Procura della Repubblica di Gorizia, ha effettuato una perquisizione presso i locali di un’azienda di Bosnasco (PV) dove si sarebbe dovuto produrre gel disinfettante, che ha portato ad individuare ben 21.600 flaconi, stipati su 38 bancali, di prodotti pronti per la vendita e non conformi alla normativa sanitaria, sequestrando circa 18.000 litri di semplice liquido detergente spacciato per disinfettante.
I flaconi sequestrati erano privi della dicitura “Prodotto biocida” e dell’autorizzazione del Ministero della Salute o dell’Unione Europea, ma riportavano sull’etichetta numerosi riferimenti, anche in lingua straniera, ad un’azione “disinfettante”, “germicida” ed “antibatterica” ingannevole per il consumatore. Etichette create ad hoc per indurre in errore l’acquirente finale.
Il guadagno illecito per questi sciacalli sarebbe stato di 200.000 euro.

 

E ancora, sempre al Nord, sequestrati tra Friuli e Lombardia oltre 17mila litri di falso disinfettante. Anche in questo caso un cosiddetto gel igienizzante per mani abusivamente riportante sulle 21.600 confezioni un’azione “disinfettante”, “germicida” ed “antibatterica” mai sottoposta alla validazione delle qualità dal Ministero della Salute.

A Caserta invece, sempre in questi primi giorni di aprile, sono stati sequestrati oltre 9mila litri di disinfettante liquido. Le guardie di finanza hanno ispezionato una fabbrica di detersivi e detergenti dell’alto casertano per verificare la correttezza del ciclo produttivo e la regolarità delle indicazioni fornite ai consumatori sia sulle etichette dei prodotti, che sulle schede tecniche riportate anche sul sito internet dell’azienda. E hanno scoperto che alcune linee di prodotti definiti disinfettanti presidi medico-chirurgici erano in realtà confezionati senza le necessarie autorizzazioni ministeriali a tutela della salubrità del ciclo produttivo e della sicurezza del prodotto finale. In particolare sono stati sequestrati oltre 9.000 litri di disinfettante liquido per superfici e pavimenti in confezioni da 1 litro e 5 litri (e in cisternette ancora da imbottigliare) e circa 74.000 panni disinfettanti monouso con relative 783 compresse di disinfettante concentrato da sciogliere. Rinvenute anche 187 etichette attestanti le false indicazioni qualitative dei prodotti.

Le etichette sui prodotti igienizzanti. I chiarimenti del Ministero della Salute
Il Ministero della Salute chiarisce che, per la normativa nazionale e comunitaria, i prodotti che vantano in etichetta un’azione di disinfezione sono classificabili come prodotti “biocidi” e possono essere posti in commercio solo dopo aver ottenuto una specifica autorizzazione/registrazione alla commercializzazione da parte dello stesso Ministero della Salute o della Commissione Europea.
Tale autorizzazione, che deve essere obbligatoriamente riportata in etichetta, garantisce l’effettuazione di un controllo preventivo all’immissione in commercio, attraverso il quale è valutata la sicurezza del prodotto per il consumatore e per l’ambiente, nonché la sua efficacia.
Attribuire arbitrariamente, come è accaduto, a prodotti detergenti generici proprietà igienizzanti e disinfettanti contro germi e batteri potrebbe creare nel consumatore una falsa aspettativa sul prodotto stesso.

In tempi come questi, in cui sta girando un virus potenzialmente letale, non si tratta di una banale truffa ma di un attentato alla salute pubblica.

 

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