Imprenditoria Made in Italy

Protocollo d’intesa Filiera grano duro – pasta di qualità

Un accordo per migliorare la qualità del prodotto e rilanciare i contratti di filiera grano duro – pasta promuovendo i prodotti italiani

Rilanciare i contratti di filiera puntando sulla qualità del grano duro – pasta e favorire la promozione dei prodotti italiani di qualità. È la proposta arrivata nei giorni scorsi dalle associazioni Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, Assosementi, Cia – Agricoltori Italiani, Compag, Confagricoltura, Copagri, Italmopa – Associazione Industriali Mugnai d’Italia e sezione pastai di Unione Italiana Food, che hanno firmato il protocollo d’intesa “Filiera grano duro – pasta di qualità”. Per l’occasione sono stati presentati i risultati della campagna 2019-2020 elaborati da Fruclass.

I dati della Filiera grano duro – pasta
Analizzando i dati quali-quantitativi del settore relativi a quasi 160 mila tonnellate di grano duro, stoccato in più di 40 centri dislocati in 19 diverse provincie distribuite lungo tutta la Penisola, è stato possibile – per la prima volta nel nostro Paese – individuare delle ipotesi di classificazione qualitativa, basate su criteri e valori uniformi, destinate a riconoscere e premiare coloro che tutelano e garantiscono l’approvvigionamento di materia prima nazionale di qualità. Secondo tali ipotesi, condivise dalle associazioni della filiera, il grano entra a far parte dell’area della qualità – e quindi della premialità a essa connessa prevista da contratti di filiera – quando il conferimento presenta valori di Grado Proteico (GP) del 13% o superiore e Peso Specifico (PS) pari ad almeno 78 Kg/hl.

I contratti di filiera grano duro – pasta
Il sistema “FruClass” è stato ideato dall’Università degli Studi della Tuscia su impulso delle associazioni della filiera grano duro – pasta. Oltre il 70% del grano conferito da coloro che aderiscono a contratti di filiera rientra nei parametri dell’area della qualità individuata. Nonostante i fattori ambientali avversi, che in alcuni casi hanno contribuito a ridurre la disponibilità di grano con parametri qualitativi adatti a soddisfare le premialità richieste, le produzioni interessate dai contratti di filiera sono riuscite a far fronte a queste riduzioni in maniera più consistente e strutturata. Guardando ai numeri dei conferimenti dell’annata agraria 2019/20 per i quali è possibile verificare il legame con un contratto di filiera, infatti, si evince come il 76% del grano duro rientri nell’area della qualità, a fronte del 42% del grano duro non commercializzato nell’ambito di contratti di filiera.

La promozione di azioni di filiera grano duro – pasta
Per i rappresentanti delle associazioni firmatarie “questo risultato dà forza agli intenti del Protocollo d’intesa e impegna le organizzazioni firmatarie a promuovere azioni di filiera finalizzate a supportare lo sviluppo di modelli contrattuali innovativi. Tra le scelte condivise, infatti, c’è quella di implementare i dati raccolti, così da individuare parametri ancora più uniformi e da andare a demarcare due classi qualitative per le quali corrispondere distinte premialità”.

Commissione agricoltura della Camera dei Deputati
All’incontro era presente il presidente della Commissione Agricoltura della Camera dei deputati Filippo Gallinella, che ha ricordato come “la pandemia del Coronavirus ha confermato la strategicità della filiera grano duro – pasta che, a fronte di flessioni anche significative fatte registrare da altri comparti, ha saputo reggere l’urto della crisi, confermando inoltre una progressione a doppia cifra dell’export. Tali risultati ci confermano una volta di più la necessità di puntare sulla qualità, sulla tracciabilità, sulla filiera e sull’importanza di utilizzare strumenti per conoscere tutti i dati del settore produttivo cerealicolo. Il sistema ‘FruClass’ è sicuramente da prendere in considerazione in questa direzione. Come Movimento 5 Stelle abbiamo anche depositato, qualche settimana fa, una proposta di legge per riuscire a tracciare le produzioni cerealicole e la reale capacità stoccata di cereali in Italia, similmente a quanto fatto per i registri del vino. Tutte queste iniziative ci renderanno più forti e più competitivi e ci aiuteranno a intervenire sulle criticità del sistema”.

Il commento di Confagricoltura
Il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, ha ricordato l’impatto della filiera grano duro – pasta in termini di partecipazione di fatturato e di lavoro. E ha riportato l’attenzione su un tema molto attuale, soprattutto in questo periodo di pandemia: quello dell’autosufficienza alimentare. “Noi produttori di cereali” ha spiegato Giansanti “abbiamo bisogno di un’industria alimentare in grado di trasformare quello che si produce. Ci sono tutti gli elementi per continuare attraverso questo lavoro di squadra, in cui tutti insieme stiamo portando avanti dei risultati importanti per la produzione di grano nazionale. Per quello che riguarda il grano duro è evidente che dovremo lavorare di più su ricerca e sviluppo. Quest’anno abbiamo lavorato con qualità di grano duro di derivazione francese. I grani francesi portati in Italia hanno dato risultati importanti, sia in termini di quantità che di proteine. Ma dobbiamo lavorare per avere una maggiore disponibilità di grano duro nazionale”.

Il commento della CIA
Ci sono alcune difficoltà che il settore paga ancora, “a partire dalla lentezza dell’amministrazione pubblica” spiega Gianmichele Passarini della CIA – Agricoltori Italiani. “Abbiamo un’Agea che deve pagare ancora il 2017 e questo rallenta la pianificazione del lavoro. Bene quello che è stato fatto dal Governo di recente per implementare altri settori cerealicoli ma noi crediamo che vada migliorato non solo il ciclo produttivo, ma anche l’aspetto della distribuzione. Probabilmente ci stiamo dando delle regole produttive sul campo, ma nella logistica, stoccati e trasporti, fino alla commercializzazione, è tutto efficientato?”.

Il commento di Alleanza Cooperative italiane
Giorgio Mercuri, dell’Alleanza Cooperative Italiane – Settore Agroalimentare, ha spiegato l’importanza dei dati emersi dal sistema messo a punto dall’Università della Tuscia: “Quando siamo partiti pensavamo soltanto di dare un incentivo affinché si potesse aumentare la produzione di qualità. Questa filiera ha sviluppato questa opportunità andando oltre. I dati sono fondamentali. In un mondo produttivo come il nostro, in cui abbiamo necessità di programmare, abbiamo bisogno di dati”.

Il commento di Copagri
Per il presidente di Copagri, Franco Verrascina, “in un periodo in cui tutti puntano al sovranismo alimentare bisogna e si deve produrre di più. Si può fare ma non a discapito della qualità. La nostra missione deve essere più produzione e più qualità. Bisogna anche investire sulla formazione degli addetti e incentivare l’uso di sistemi gestionali. Il lavoro fatto dai centri di raccolta ha dato ottimi risultati”.

Il commento dell’Unione italiana food
Aspetti condivisi anche dai produttori di pasta. “Spesso interpretiamo il Made in Italy come qualcosa del passato che dobbiamo tutelare e portare in futuro” sostiene il vice presidente dell’Unione Italiana Food, Paolo Barilla. “Penso in tal senso ai vari marchi – Dop, Igp ecc. – per tutelare determinati prodotti. Ma c’è anche un altro Made in Italy, e ci riferiamo a noi italiani esperti di pasta. Ogni regione ha le sue ricette e le sue modalità di cucinare la pasta, dimostrando una grande varietà. Per cui se vogliamo andare all’estero dobbiamo fare un prodotto di qualità che non ha eguali ad altri. I dati servono quando si costruisce un sistema. La fiducia va misurata con dati oggettivi. Conoscendo molti dei colleghi competitor pastai, e vedendo che nelle famiglie c’è una giovane generazione che vuole fare questo mestiere, oggi c’è sicuramente grande disponibilità a investire sull’innovazione di prodotto e sulla tecnologia. Dobbiamo rendere questo sistema molto competitivo e difficilmente copiabile”.

Filiera grano duro – pasta. Lo stoccaggio
Un ruolo di rilievo lo hanno anche i centri di stoccaggio, che si devono preparare a questo nuovo modello di lavoro. “Serve un piano strategico sui centri di stoccaggio” ha affermato Mauro Acciarri, vice presidente settore stoccaggio Compag. “Molti sono abbastanza vecchi. È un’attività che ha dei costi notevoli. Oggi un centro di stoccaggio per essere efficiente oltre agli strumenti tradizionali, richiede personale e tempo, in genere 10/15 giorni in cui bisogna fare tante cose per stoccare un buon prodotto. Gli impianti devono essere costantemente ammodernati per arrivare a un’ottima qualità dello stoccaggio”.

Il tavolo di filiera grano duro – pasta
Il tavolo di filiera nasce con lo scopo preciso di superare le vecchie contrapposizioni tra categorie. “Il risultato più significativo raggiunto è quello di aver condiviso un metodo, per arrivare a un piano di rilancio secondo una logica di sistema” ha spiegato Cosimo De Sortis, presidente di Italmopa, Associazione Industriali Mugnai d’Italia. “Agli aspetti positivi, che non sto qui a ricordare, si aggiungono però alcune criticità conseguenti a recenti provvedimenti e che potrebbero intaccare quello slancio collaborativo dell’industria che rappresento. Mi riferisco alla pubblicazione della lista importatori da parte del Ministero della salute. Sui risvolti di questo provvedimento invito tutti gli attori presenti al tavolo a fare una necessaria ‘operazione verità’. È bene ricordare che le garanzie sanitarie ci sono grazie al sistema di controllo. La priorità del tavolo è quella di respingere le suggestioni della narrazione costruita da una parte che oggi non è presente sui temi della qualità sanitaria delle materie prime importate. L’import è una necessità per certi versi, in attesa di raccogliere i frutti di questo percorso che stiamo facendo per il grano duro italiano”.

Le conclusioni di Assosementi
“Questa è una filiera basata sulla qualità” ha concluso Franco Brazzabeni, presidente di Assosementi. “Qui entra in gioco il ruolo dei sementieri. Se si parte da un seme che non offre qualità difficilmente si arriverà a un prodotto di qualità. È importante il valore della genetica e dell’innovazione. Noi sementieri ci sentiamo particolarmente coinvolti su questo fronte. Ho sentito con piacere il presidente Giansanti parlare di ricerca italiana, senza dimenticare anche quello che la ricerca estera dà alle nostre propensioni di grano duro. Noi dobbiamo offrire massimo valore genetico ai produttori, ma anche resilienza ai cambiamenti climatici e patogeni, e offrire all’industria alimentare quei valori alimentari necessari per produrre una pasta di qualità”.

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