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Imprese femminili, le aspettative per il 2022

Pubblichiamo un articolo della commercialista Sabrina Fattori, specializzata in contributi per le imprese femminili, con approfondimento sul Fondo impresa donna

In un quadro socio economico estremamente provato dalla crisi finanziaria del 2008 e pandemica di questi ultimi anni, si respira comunque, in questi giorni, un clima di cauto ottimismo nel mondo dell’impresa e di grandi aspettative per le risorse derivanti dal PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza) e dalle agevolazioni nazionali che promettono di dare un grosso aiuto alle imprese femminili.

Seppur presente in diversa misura sul tutto il territorio nazionale, l’impresa in rosa si attesta intorno al 22% del totale delle imprese. Dall’analisi di un recente rapporto di Unioncamere emerge che le imprese femminili sono costituite da micro PMI, sono maggiormente presenti nel Mezzogiorno e sono più giovani, sia in relazione all’età dei soci fondatori che all’età dell’impresa, sebbene meno digitalizzata anche in ragione della minore propensione delle ragazze a conseguire titoli di studio nelle c.d. discipline S.T.E.M (dall’inglese science, technology, engineering and mathematics). Dai dati finora disponibili emerge, però, una volontà di invertire la rotta, nell’analisi dei fabbisogni delle imprese femminili, specie nel ricorso al credito di terzi, si evidenzia in misura sempre maggiore la necessità di incrementare gli investimenti nel digitale, specie nell’e-commerce e nel digital marketing.

Una sensibilità particolare è altresì manifestata verso la responsabilità sociale d’impresa; infatti le imprese femminili sono più green-oriented (31% contro 26% di quelle non femminili) e attuatrici di piani di welfare aziendali (72% contro il 67% delle altre imprese), con un tendenziale incremento prospettico anche nei prossimi tre anni (69% contro 60%).

Durante la pandemia, l’imprenditoria femminile ha sofferto maggiormente rispetto alla generalità delle imprese in quanto si è allocata prevalentemente nel settore dei servizi e, in particolare, in settori quali quelli legati al wellness, sanità e assistenza sociale, manifattura moda, istruzione e turismo e cultura, settori che hanno maggiormente risentito della crisi sanitaria. Conseguentemente si sono registrate cessazioni, meno iscrizioni al Registro delle Imprese. Ciò corrisponde anche a un atteggiamento prudenziale che tendenzialmente hanno le donne imprenditrici rispetto all’altro sesso: esse sono generalmente meno avvezze al rischio e hanno una scarsa confidenza nei propri mezzi e ciò si riscontra anche nel volume di richiesta di finanziamenti sia in fase di avvio d’impresa che nella successiva gestione.

Le misure che dovranno adottarsi nei prossimi mesi ben fanno sperare per un rilancio del lavoro femminile in generale e in particolare per l’imprenditoria, che però deve essere in linea con modelli economici e di business innovativi, sempre più attenti a digitalizzazione, internazionalizzazione, sostenibilità per intercettare tutte quelle risorse del P.N.R.R appositamente dedicate per il raggiungimento delle sei missioni chiave in cui è articolato il piano (https://www.governo.it/it/approfondimento/le-missioni-e-le-componenti-del-pnrr/16700).

Personalmente, come professionista con una pluriennale esperienza nell’avvio e sviluppo dell’impresa femminile, sono convinta che per avere successo l’impresa femminile debba adottare quello spirito di “sorellanza” tanto spesso invocato e poco adottato che sarebbe una via d’uscita per superare il limite dimensionale minimo che affligge la pluralità delle imprese femminili trattandosi di micro PMI spesso costituite in forma individuale.

A prescindere da quanto sopra le aspettative sono alte per la prossima apertura del bando “Fondo Impresa Donna” (https://www.donnainaffari.it/2021/10/fondo-impresa-donna-operativo-a-breve/) che, come previsto dal decreto del MISE del 30 settembre 2021, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 296 del 14 dicembre u.s., prevede la forma del contributo a fondo perduto e del finanziamento agevolato, anche in combinazione tra loro.

Tra le spese ammissibili previste dalle predette agevolazioni, rientrano quelle relative all’acquisizione di immobilizzazioni materiali e immateriali, servizi cloud funzionali ai processi portanti della gestione aziendale, personale dipendente ed esigenze di capitale circolante nel limite del 20% delle spese complessivamente ritenute ammissibili per le neo imprese, e con un importo rideterminato secondo un algoritmo previsto dal bando stesso, per le altre imprese. La misura del contributo a fondo perduto varia dal 50 all’80%, con eccezione per le imprese create da donne in stato di disoccupazione per le quali il contributo si innalza al 90% (si rimanda anche a: https://www.donnainaffari.it/2021/05/sostegni-per-giovani-e-donne-con-idee-imprenditoriali/).

La misura e la tipologia di agevolazione spettante varia a seconda della linea di azione prevista dalla normativa e dalla anzianità di costituzione delle imprese femminili beneficiarie dell’agevolazione.

Possono beneficiare degli incentivi per la nascita e lo sviluppo di imprese femminili le imprese costituite da meno di dodici mesi alla data di presentazione della domanda di agevolazione. Possono presentare domanda anche le persone fisiche che intendono costituire un’impresa femminile.

Si riportano di seguito schematicamente le agevolazioni previste dal Fondo Impresa Donna.

Oltre al contributo a fondo perduto e al finanziamento agevolato per la nascita e lo sviluppo delle imprese femminili sono altresì erogati  servizi  di  assistenza tecnico-gestionale, durante tutto il periodo di realizzazione degli investimenti o di compimento del programma di spesa fino a un valore massimo complessivo non superiore a 5.000 euro per impresa beneficiarie, in parte direttamente erogati da Invitalia (fino a 3.000 euro) e per la restante quota (fino a 2.000 euro) in forma di voucher a copertura del 50% del costo per servizi specialistici, di importo non inferiore a 4.000 euro, acquisiti da soggetti terzi.

Gli incentivi per lo sviluppo e il consolidamento delle imprese femminili sono commisurati su un ammontare massimo di spese ammissibili non superiore a 400.000 euro e prevedono sia il contributo a fondo perduto che in forma di finanziamento agevolato. Quest’ultimo ha una durata massima di otto anni, a tasso zero, e non è assistito da forme di garanzia.

Per tutti gli incentivi di cui sopra le domande di agevolazione dovranno essere compilate esclusivamente in via telematica, utilizzando la procedura informatica messa a disposizione in un’apposita sezione del sito web www.invitalia.it. A tutt’oggi non sono noti i termini e le modalità per la presentazione delle domande di agevolazione che saranno definite con successivo provvedimento dal Ministero.

In attesa di conoscere la data di apertura del bando, le imprese dovranno prepararsi per la redazione di un piano d’impresa che possa evidenziare la sussistenza dei requisiti per l’accesso all’agevolazione, adeguatezza e coerenza delle competenze possedute dai soggetti richiedenti nonché la potenzialità del mercato di riferimento, il vantaggio competitivo e le relative strategie di marketing oltre alla sostenibilità del progetto imprenditoriale sotto un profilo economico-finanziario.

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