Lavoro Opportunità

Le cooperative che si occupano di cultura turismo sport

La federazione Cultura Turismo Sport di Confcooperative ha eletto gli organi per il prossimo quadriennio. Un’occasione per fare il punto con le istituzioni

Chi lavora in questi campi – cultura turismo sport – ha vissuto un periodo amaro, poiché si tratta degli ambiti più penalizzati durante la pandemia, con un lock down continuativo che ha portato al fallimento diverse cooperative. Ora però chi ha resistito – è stato resiliente, per usare una parola ormai entrata a far parte del linguaggio comune – ha voglia di tornare al lavoro, di rimettersi in pista, di recuperare il tempo perduto e possibilmente di crescere. Per questa ragione l’assemblea della Federazione Cultura Turismo Sport di Confcooperative, tenutasi a Roma il 26 maggio 2022, è stata organizzata in modo da dar voce sia ai rappresentanti istituzionali sia a quelli delle cooperative stesse, per affrontare con decisione e in un’ottica di ripresa economica e valoriale i momenti che ci riserva il futuro.

Il messaggio del MiSE
I lavori sono stati coordinati dal vicepresidente di Confcooperative, Gaetano Mancini, il quale ha sottolineato, davanti ai rappresentanti del Senato, del Governo, del Coni, dell’ANCI e della CEI presenti, come le cooperative iscritte alla Federazione Cultura Turismo Sport siano oltre 1.100, un numero impressionante che genera lavoro per tante migliaia di persone e che hanno bisogno di essere sostenute, innanzitutto mostrando loro le opportunità che si stanno aprendo grazie al PNRR. E proprio in questa logica è stato proiettato in sala il videomessaggio del viceministro allo Sviluppo Economico Gilberto Pichetto Fratin il quale ha indicato nella parola sostenibilità la chiave dello sviluppo, specificando che il denaro (che andrà restituito) per la ripresa economica italiana dovrà essere speso bene, considerando il pianeta che si lascerà alle nuove generazioni.

La rieletta presidente della Federazione Cultura Turismo Sport
In occasione dell’assemblea sono stati eletti gli organi di rappresentanza della federazione e quale presidente nazionale, per acclamazione, è stata riconfermata Irene Bongiovanni la quale ha parlato a lungo ai presenti infondendo ottimismo e speranza. Anzitutto ha ricordato come il ruolo delle cooperative sia essenziale in quanto rappresenta direttamente le esigenze della società e poi ha sottolineato come quella della cooperativa sia l’unica forma di impresa citata nella Costituzione: “e se i nostri padri fondatori hanno deciso di citarla ci sarà un motivo…” Bongiovanni ha aggiunto che le risorse che arriveranno con il Piano nazionale di ripresa e resilienza dovranno essere generative, ovvero dovranno a loro volta generare lavoro e quindi altre risorse. Ma per far questo ci si dovrà basare sui valori propri della cooperazione, che sono: relazioni e connessioni; rapporto tra pubblico e privato (riferendosi ai partenariati speciali inseriti nella Riforma del Terzo settore); centralità del lavoro delle persone, con il riconoscimento delle competenze e delle professionalità (fatto che nella nostra legislazione non è ancora chiaro poiché le imprese culturali creative non sono ben individuate e normate). “Bisogna dare dignità al settore” afferma la presidente, spiegando che nei Tavoli c’è mancanza di visione e bisogna costruirla insieme: “la nostra federazione deve proporre nuovi modelli” perché spesso la PA non ha idee e continua su vecchie strade e con vecchie logiche, come quella dei bandi al massimo ribasso. “Siamo noi a poter dare la spinta a questo Paese verso un mondo che cambia: competenza, professionalità e passione non ci mancano”.

Il Ministero degli Esteri impegnato nella promozione del turismo
Cultura turismo sport sono collegati tra loro e se si vogliono attrarre turisti di ritorno, turisti esperenziali, turisti “delle radici” occorre tenerne conto per promuovere il nostro Paese. Il Sottosegretario agli Esteri, Benedetto Della Vedova, afferma che è intenzione del Ministero coinvolgere le cooperative, lavorare insieme per promuovere il turismo. In questo senso il MAE ha già iniziato a muoversi, con la promozione del Made in Italy e del Way of life (modo di vivere all’italiana) e ora ha una serie di progetti sul turismo “delle radici”. Sono 6 milioni gli italiani residenti all’estero – spiega Della Vedova – e circa 60/80 milioni gli italo-discendenti, cioè coloro che affondano le proprie radici genealogiche in Italia e che vogliono venire a scoprire le loro terre di origine. Si tratta di località fuori dalle grandi rotte turistiche poiché parliamo dei discendenti dei nostri migranti, dunque di popolazioni povere, delle campagne e dei borghi. Ebbene una parte di fondi del PNRR gestiti dal Ministero degli Affari esteri andrà proprio per promuovere questo turismo delle radici e i relativi bandi stanno per essere pubblicati. “Vogliamo accogliere questi turisti con progetti specifici” conclude il Sottosegretario: “ci vogliono servizi e attenzione a questa dimensione turistica meno esplorata” e invita le cooperative a presentare progetti al riguardo.

Lo sport
Per quanto concerne il comparto sport è intervenuta la vicepresidente vicaria del CONI Silvia Salis, ex martellista olimpionica italiana, plurimedagliata, che ha spiegato come sia importante lo sport anche a livello educativo e di preparazione al mondo degli adulti: “lo sport insegna a programmare, perché fin da piccoli, quando ci si comincia ad allenare, lo si fa in vista di qualcosa che succederà nel futuro, per esempio dopo 4 anni”. In Italia però lo sport è un lusso più che un diritto; Silvia Salis sottolinea come questo problema dipenda dalle politiche implementate, che non supportano le famiglie: “se una famiglia non può permettersi di sostenere le spese per far seguire uno sport ai propri figli, è costretta a rinunciarvi. Eppure per ogni euro investito in questo settore ci sarebbe un ritorno economico pari a 5 euro in benefit, senza considerare le ricadute sul sistema sanitario, visto che è stato dimostrato che i giovani che fanno sport hanno meno problemi di salute”. E, per quanto riguarda la parte economica, “non è un caso che i Paesi più ‘sportivizzati’ siano anche quelli più ricchi. Quindi se le famiglie non possono affrontare la spesa deve farsene carico lo Stato, come succede in altri Paesi. Lo sport dopotutto è la terza agenzia educativa, dopo la famiglia e la scuola. Ed è anche il solo metodo rimasto in Italia che si basi veramente sulla meritocrazia”.

burst

La vision del Senato
Anche il Senato, in occasione dell’assemblea della Federazione Cultura Turismo Sport, era rappresentato: dalla sua vicepresidente, la senatrice Anna Rossomando, la quale ha sottolineato come la variegata galassia della cooperazione abbia una mission fondamentale: quella di tenere coesi interi settori, anche se quello del turismo fa fatica a ripartire, e come il Parlamento sia preoccupato al riguardo e stia studiando misure per limitarne le perdite e aiutarlo a ripartire. “Abbiamo deciso di impegnare dei fondi del PNRR – e d’altronde parliamo della mission 1 del Recovery plan, che prevede l’impiego di 4,275 mld di euro per grandi attrattori culturali ai quali se ne aggiungono altri per incrementare il livello di attrazione turistica del nostro Paese”. In tal senso è importante il dialogo pubblico/privato, in particolare con le amministrazioni locali alle quali si stanno dando dei fondi economici in quanto i viaggiatori di oggi sono attratti da un turismo esperenziale ed “esistenziale” per cui occorre dare gli strumenti agli enti locali per offrire dei servizi adeguati e in questo le cooperative possono offrire elementi per raccogliere la sfida. Interagire con gli enti locali è il suggerimento della senatrice che ha invitato ad appellarsi al “capitale umano” inteso come sviluppo di un lavoro di qualità in quanto fattore di competitività: “se non si investe sul capitale umano ci si impoverisce” ha concluso.

Gli Enti locali per i comparti turismo cultura sport
In rappresentanza degli enti locali era presente Vincenzo Santoro, responsabile del dipartimento Cultura e turismo dell’ANCI (Associazione nazionale dei Comuni italiani). “Le cooperative spesso sono piccole realtà territoriali che hanno un rapporto diretto con gli enti locali” ha detto. “La convergenza di interessi tra queste realtà e la PA, che è il loro principale interlocutore, sta in primo luogo nella condivisione dei principi generali, ovvero nella solidarietà, e poi nella collaborazione nel gestire le strutture presenti sul territorio. Sono proprio le cooperative infatti a ‘metterci il sale’, fornendo stimoli”. Nel suo discorso Santoro ha puntato molto sulle strutture che potrebbero essere presenti in tutto il Paese ma che, per mancanza di personale, non sono gestite che nel Nord e in Sardegna, poiché al Sud – ha fatto l’esempio delle biblioteche – ce n’è gravissima penuria. “Se volessimo infrastrutturare tutto il Paese dovremmo intervenire con dei partenariati creando anche opportunità di lavoro. Servono risorse orientate al sostegno di queste iniziative e servono le competenze che proprio i cooperatori possono avere”. Vincenzo Santoro fa parte della commissione di valutazione del Bando Borghi, che definisce i criteri per effettuare un investimento importante allo scopo di creare partenariati ma – come ha sottolineato il presidente di Confcooperative Maurizio Gardini – i Comuni non sono preparati: ce ne sono migliaia (oltre il 50% del territorio italiano) che dopo anni di blocchi di assunzioni sono rimasti senza personale, non hanno dunque la “cassetta degli attrezzi” per adeguarsi, anche se il Codice degli Appalti pubblici permette di fare partenariati speciali con il terzo settore, di cui anche le cooperative fanno parte.

Il contributo della Chiesa per fare turismo cultura sport in Italia
“Non abbiamo soldi da dare” ha esordito così il rappresentante della CEI (Conferenza episcopale italiana), don Gionatan (si scrive proprio così) De Marco, direttore dell’ufficio nazionale per la pastorale del tempo libero, turismo e sport; “ma possiamo porre le basi per avere visioni condivise, orizzonti verso cui andare per scoprire insieme nuovi punti da raggiungere”. Bellezza, stupore, comunità sono le parole chiavi per un turismo sostenibile, alla cui base c’è la convivialità, spiega De Marco. “Abbiamo costruito un modello italiano di Cammino con gli elementi identitari che possono attrarre i turisti nel nostro Paese e turismo cultura sport sono considerati pilastri della cittadinanza e sono alla base del Piano strategico turismo 2007-2022. “Un turismo vestito di eleganza, mi piace dire, perché la parola eleganza deriva dal latino eligere, scegliere, e noi dobbiamo educare a scegliere il bello e il talento. E portare la cultura a fondersi sul dono e l’economia a fondersi sulla gratitudine: la politica che dobbiamo attuare serve a costruire un domani fondato sul ‘più lento’ e sul ‘più soave’”.

Le conclusioni del presidente Gardini
Il presidente nazionale di Confcooperative, Maurizio Gardini, conclude i lavori pubblici della prima parte della giornata con una nota di rammarico e una di speranza: “abbiamo perso – era inevitabile a causa di questi anni di pandemia – alcune cooperative del settore cultura turismo sport ma oggi c’è voglia di ricominciare. Lo ha dimostrato quest’assemblea, diversa dalle solite: un’assemblea vivace, con tanti contenuti, a più voci, collegata ai processi di reazione e di costruzione del futuro insieme. Da questo periodo di crisi il Paese non è uscito indenne, ci sono macerie invisibili, quelle che riguardano i più fragili. Il Covid ha lasciato un Paese diviso, con più fratture, dove i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. E non è solo un problema economico. Bisogna ricomporre queste fratture. Le risorse del PNRR ce lo potranno permettere, anche se c’è stato un eccessivo dirigismo dovuto alla fretta e occorre introdurre degli elementi correttivi chiamando in causa anche la società civile, compreso il mondo cooperativo. Dobbiamo farci carico di una visione di sviluppo, aiutare i Comuni che non riescono a presentare progetti. I progetti devono valorizzare il nostro patrimonio culturale, enogastronomico, sportivo, ecc. grazie al turismo lento. E le cooperative devono essere catalizzatori di risorse riuscendo ad elaborare insieme ai Comuni più piccoli la progettazione più opportuna, magari con l’aiuto delle Fondazioni bancarie, che già si sono attivate in tal senso. Bisogna accompagnare i Comuni nella progettualità dei bandi. Ricordando che non basta dar vita all’impresa sociale se non si diventa impresa”.

Potrebbe interessarti