professionisti

L’Inps ha aggiornato i dati dell’osservatorio sui lavoratori parasubordinati, ovvero professionisti e collaboratori. Tra le evidenze, il fatto che il reddito medio degli uomini è il doppio di quello delle donne. Anche in questo campo

L’Osservatorio sul lavoro parasubordinato analizza la situazione lavorativa di chi versa i contributi alla gestione separata, ovvero professionisti e collaboratori. Chiariamo subito la differenza tra le due tipologie di lavoratori parasubordinati:
– sono professionisti coloro che esercitano per professione abituale, anche se in modo non esclusivo, un’attività di lavoro autonomo, e versano direttamente i contributi;
– sono collaboratori coloro che svolgono attività di collaborazione coordinata e continuativa (Co.Co.Co.) e il versamento dei contributi è effettuato dal committente (persona fisica o soggetto giuridico) entro il mese successivo a quello di corresponsione del compenso.
Non ricadono nelle classificazioni del lavoro parasubordinato i prestatori di lavoro accessorio e occasionale.

Il numero di lavoratori parasubordinati contribuenti nel 2017 è 1.267.414 e, seppur nell’ambito di una grande variabilità dovuta alla specificità del lavoro professionale e alle diverse tipologie di collaborazioni, gli analisti dell’Inps possono comunque mettere in luce – come evidenza principale – il fatto che il reddito medio degli uomini è quasi il doppio di quello delle donne.
Una cosa da sottolineare considerando la grandissima varietà di tipi di lavoro che si svolgono in queste forme. All’interno dei professionisti si distinguono: i professionisti senza cassa di previdenza (consulente di marketing, consulente aziendale, igienista dentale, ecc.); i professionisti che hanno forme obbligatorie di previdenza gestite dalle rispettive casse professionali e che sono tenuti a versare contributi alla Gestione Separata solo per i redditi derivanti da attività professionali diverse da quelle inerenti la propria cassa. I collaboratori sono ancora più diversificati: oltre alle collaborazioni coordinate e continuative, con o senza progetto, troviamo anche le attività di amministratore, sindaco, revisore di società ed enti con o senza personalità giuridica, collaborazione a giornali, riviste, enciclopedie e simili, dottorati di ricerca, attività di vendita a domicilio, ecc.

Meno collaboratori più professionisti

Dai dati si può notare una riduzione della tipologia dei collaboratori dal 2013 al 2016 (-27,2%) e una stabilizzazione nel 2017 (+0,1%). I professionisti, al contrario, registrano una crescita nel quinquennio pari al 15,6%.
Queste variazioni sono da legare – spiegano gli analisti – oltre che a dinamiche del mercato del lavoro, anche a interventi del legislatore. Innanzitutto la riforma Fornero (L. 92/2012) che è intervenuta in senso restrittivo sulle collaborazioni a progetto, e successivamente il Jobs Act (Decreto legislativo n. 81/2015) che ha regolamentato la disciplina del rapporto di lavoro subordinato anche ai “rapporti di collaborazione che si concretano in prestazioni di lavoro esclusivamente personali e continuative e le cui modalità di esecuzione sono organizzate dal committente anche con riferimento ai tempi e al luogo di lavoro”. Tali disposizioni hanno comportato una rilevante “stretta” sulle collaborazioni.

Le variazioni causate dalle donne

L’Istituto sottolinea che un effetto sugli andamenti del numero di collaboratori e professionisti è anche ascrivibile alle continue variazioni delle aliquote di contribuzione e… alle decisioni (spesso obbligate) femminili. La quota di donne ogni anno è diminuita nella tipologia dei collaboratori mentre è aumentata in quella dei professionisti. Le donne erano infatti nel 2013 il 40,4% tra i collaboratori e il 40,2% tra i professionisti: tali valori nel 2017 risultavano rispettivamente 36,9% e 43,5%.

Lavoratori esclusivi e concorrenti

È invalso l’uso di definire “esclusivi” i lavoratori parasubordinati – siano essi professionisti o collaboratori – che sono iscritti in via esclusiva alla gestione e svolgono quindi unicamente attività di lavoro parasubordinato, mentre sono chiamati “concorrenti” tutti gli altri, per i quali l’attività di collaborazione concorre alla formazione del reddito, avendo un altro reddito (da lavoro o da pensione).
I “concorrenti” versano solo la contribuzione IVS (invalidità, vecchiaia, superstiti), mentre gli “esclusivi” sono tenuti anche al pagamento di apposite aliquote aggiuntive per la copertura delle prestazioni a sostegno della famiglia e del reddito. Le aliquote IVS dei concorrenti e degli esclusivi, collaboratori e professionisti, sono differenti.
Nel tempo la quota dei concorrenti tra i collaboratori è cresciuta in maniera significativa, passando dal 38,4% nel 2013 al 47,0% nel 2017. Tra i professionisti invece, la percentuale dei concorrenti è diminuita: dal 28,8% nel 2013 al 25,3% nel 2017.
La diminuzione del numero di lavoratori parasubordinati contribuenti non è stata omogenea per età: per gli under 30 è calata del 38,2% dal 2013 al 2017, mentre per gli adulti (da 30 a 59 anni) è calata del 17,3% e per i senior (da 60 in su) è stata ancora più contenuta, solo -11,6%.
Al contrario, la diminuzione del numero di lavoratori parasubordinati contribuenti è stata abbastanza omogenea rispetto alle tre grandi macro-aree geografiche: -18,1% al nord, -23,3% al centro, -20,3% al sud.

Redditi dei collaboratori e dei professionisti

Se si confrontano i collaboratori e i professionisti per reddito, si può notare che l’andamento del reddito medio annuo è inverso rispetto a quello della numerosità. Infatti, per i collaboratori si registra una continua crescita del reddito medio (segno che i provvedimenti sopra esaminati hanno investito soprattutto i collaboratori con redditi bassi) mentre per i professionisti si registra una riduzione del reddito medio
Il 48,4% dei collaboratori risulta essere esclusivo e mono-committente, con un reddito medio annuo inferiore a 20.000 euro.
Il reddito medio, comunque, è funzione non solo del numero di committenti ma anche delle altre variabili di classificazione, come il tipo di rapporto di lavoro. Ma per le donne è sempre più basso, addirittura la metà.

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