Fiere Imprenditoria

Economisti a Trento per il Festival 2022

Economisti, politici, imprenditori, esperti e rappresentanti di vari settori della società internazionale riuniti a Trento per la XVII edizione del Festival

Il Festival dell’economia di Trento si è tenuto dal 2 al 5 giugno 2022 e come ogni anno ha attirato centinaia di economisti e scienziati da tutto il mondo per parlare dell’impatto dell’economia sulla società, con particolare riguardo al tema di quest’anno: “tra ordine e disordine”; un tema scelto per stimolare il dibattito tra le menti più brillanti del mondo scientifico, gli opinion leader di riferimento e importanti esperti delle più diverse discipline per analizzare com’è cambiato il mondo con gli eventi eccezionali che si stanno verificando (pandemia e guerra in Ucraina).

Pubblico in sala, 2 giugno, Palazzo della Provincia
Foto: PATERNOSTER Daniele – Archivio Ufficio Stampa PAT

Inaugurazione, il 2 giugno
Il festival dell’economia 2022 è stato inaugurato il 2 giugno nel pomeriggio, ma già dalla mattina cittadini, turisti, esperti ed economisti giravano per le vie di Trento e si riunivano per gli incontri preliminari. Tra questi citiamo quello con il Nobel Edmund Phelps, che ha detto: “dobbiamo tornare all’innovazione dal basso per crescere”, poiché ritiene centrale la connessione tra sviluppo e innovazione: “si tratta di una combinazione che rappresenta una grande sfida per tutto il mondo industrializzato, e in modo ancora più accentuato per i Paesi occidentali, perché solo l’innovazione può restituire futuro alle loro economie”.

Il ruolo delle Cooperative nella ripresa economica
I Padri costituenti della Repubblica Italiana nel 1947 hanno trovato nella Cooperazione uno strumento prezioso per ricostruire il Paese dalle macerie della guerra, tanto da riconoscerne la funzione sociale nell’articolo 45. Oggi che l’Italia festeggia la Festa della Repubblica, la Cooperazione torna protagonista di una nuova ricostruzione del Paese, travolto dalle macerie materiali ed immateriali provocate dalla pandemia, dalla vicina guerra e dalle crisi energetica ed ambientale. Di questo si è parlato in uno dei primi appuntamenti del Festival, intitolato “Articolo 45, Costituzione e cooperative un legame indissolubile” al quale ha partecipato il presidente di Confcooperative Maurizio Gardini dicendo: “la Costituzione chiamava i cooperatori all’impegno di ricostruire il Paese dalle macerie della guerra e le cooperative lo hanno fatto nell’agricoltura, nel lavoro, nella casa, costruendo un sistema che ha retto e ha dato prospettiva economica e sociale. E che è stato in grado di innovare, come con la nascita delle cooperative sociali, facendo evolvere il volontariato verso l’impresa e garantendo così maggiore rispetto per il lavoro, per la persona e per la fiscalità. Oggi il Paese è attraversato da fratture sociali che si sono largamente ampliate, dove rischia di saltare la coesione che è il valore fondamentale. Ma quando aumentano i bisogni la Cooperazione c’è, perché i bisogni stessi sono il nostro pane e humus”.

Maurizio Gardini, presidente Confcooperative
Foto: SALMASO Domenico – Archivio Ufficio Stampa PAT

Ma come ricostruire? Secondo Gardini la ripresa non potrà che passare da un rilancio dei corpi intermedi e dalla necessità di convergenza degli obiettivi. Fondamentale anche l’opportunità che deriva dal Pnrr, che Gardini ha definito una straordinaria ed irripetibile occasione per accedere a risorse che consentono di avere una visione diversa del Paese. Al dibattito ha partecipato anche Daria De Pretis, vicepresidente della Corte Costituzionale la quale ha detto: “Costituzione e Cooperazione hanno un rapporto indissolubile perché la Cooperazione si collega a tanti altri articoli, quello sulla dignità della persona umana e sui diritti fondamentali, sulla proprietà e sull’impresa. La Costituzione è un impasto di valori e la Cooperazione ne è crocevia: rappresenta l’incrocio tra momento solidaristico e imprenditoriale. La Cooperazione risponde ai bisogni secondo modalità proprie che convivono con altre modalità e altri modi di produzione. Nella convivenza virtuosa tra queste anime diverse sta il futuro. Anche il diritto europeo che era orientato su concorrenza e libero mercato si è declinato rapidamente sull’economia sociale, che è così diventata un patrimonio comune anche europeo”.

Marcelo ESTEVÃO, Giovanni TRIA, Isabella BUFACCHI, pubblico
Foto: SIMONINI Marco – Archivio Ufficio Stampa PAT

Economia globale a rischio di recessione
Com’è lo stato dell’economia globale, siamo a rischio recessione? Sì, ma possiamo evitarlo, con il coordinamento tra le principali economie e senza fare errori. In uno degli appuntamenti del festival con gli economisti rispondono a questa domanda Giovanni Tria, professore onorario di economia, Università di Roma Tor Vergata e Marcello Estevão, Global Director for Macroeconomics, Trade, and Investment World Bank. Un appuntamento partecipato soprattutto dai giovani, cui hanno partecipato anche il presidente della Provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti e l’assessore provinciale allo sviluppo economico Achille Spinelli. “C’è un mix” ha detto Estevão “tra lo shock per l’offerta e una spinta della domanda, ma l’economia si sta comportando bene. In Europa il tasso di disoccupazione è sceso. Quello che succede è che abbiamo avuto due shock, prima il Covid da cui stiamo uscendo, e poi la guerra in Ucraina. Diversi Paesi soffrono la carenza di petrolio e beni alimentari e la serrata della politica monetaria negli Stati Uniti. Quello che succederà è uno spostamento, a livello globale, con regioni che si muoveranno a velocità diversa. L’Europa risulta più sensibile ma non ci aspettiamo una recessione”. Tria è in parte d’accordo, ma a una condizione: “Le aspettative non sono di recessione, ma sono accompagnate da un caveat. Ci sono rischi di peggioramento. Siamo di fronte al rischio di stagnazione globale se ci saranno errori di politica economica e monetaria da parte dei Paesi che contano. Se dunque si aggraveranno i problemi già presenti: servono quindi soluzioni corrette per l’uscita dalle politiche monetarie espansive, l’accumulo enorme di debiti delle imprese e dei governi, la ricostruzione delle catene produttive globali. Un coordinamento tra le autorità monetarie delle principali economie è necessario, come ci fu durante la crisi del 2007-2008, oppure il rischio stagnazione sarà concreto. La sfida è riportare la liquidità nel circuito industriale e produttivo, senza creare una crisi finanziaria e l’aumento dell’inflazione”.

Un momento del Festival
Foto: PATERNOSTER Daniele – Archivio Ufficio Stampa PAT

La pink economy
Economisti ed economiste. Il festival dell’economia edizione 2022 – organizzato dal Gruppo 24 Ore e Tentino Marketing per conto della Provincia autonoma di Trento, con il contributo di Comune e Università di Trento – ha visto fin dall’inizio sale piene, persone in coda fin dal mattino, il pubblico in piazza Duomo e nelle vie della città, l’arancione ovunque. Ma oltre all’arancione il colore centrale di affiancamento è il rosa, poiché sono stati molti gli appuntamenti dedicati alla “pink economy” oltre alle numerose componenti del comitato scientifico. Protagoniste dal mondo dell’economia, dell’imprenditoria, dell’Università sono intervenute agli appuntamenti dedicati al ruolo della donna come motore di crescita economica, alla parità di genere, al talento femminile. “Serve una nuova economia che abbia le donne come motore di crescita” è il titolo dell’evento cui ha partecipato la Ministra per le Pari opportunità e la famiglia Elena Bonetti, tanto per fare un esempio. Un altro è l’evento dal titolo “La parità di genere sta diventando realtà: ostacoli e obiettivi raggiunti” e ancora: “Parità e valorizzazione dei talenti femminili” e molti altri.

Elena BONETTI
Foto: SIMONINI Marco – Archivio Ufficio Stampa PAT

Investire sul lavoro femminile
Un punto di vista diverso dal solito per gli economisti, quello presentato da Elena Bonetti per una prospettiva di sviluppo. La Ministra ha ribadito che il ruolo femminile va esercitato all’interno della comunità, non in contrasto con la scelta della maternità. A questo contribuiscono la visione culturale di un modello di famiglia dove uomo e donna partecipano in uguale misura ai carichi familiari e il supporto di politiche che trovino le condizioni per prospettive di uno sviluppo economico innovativo. In questo senso il Family Act ha voluto cambiare l’approccio tradizionale delle politiche del passato con l’intento di risolvere le criticità sistemiche. Casa, lavoro e formazione sono i punti chiave della riforma che guarda ai giovani. Nel corso del suo intervento la Ministra ha anche annunciato la messa a disposizione di 5 miliardi per gli asili nido e un nuovo bando di 50 milioni di euro dedicato alle imprese, per favorire il rientro al lavoro delle madri e il sostegno delle donne nella continuità della carriera. Bonetti ha concluso il suo intervento con un appello alle giovani donne: “Non cedete alla tentazione di adeguarvi ai modelli di vita che altri vi impongono e fate sì che i sogni possano trovare concretezza, per essere trasformati in progetti di vita. Nessuna donna deve porsi la domanda se è possibile avere un figlio in alternativa alla carriera: si tratta di una libertà di scelta, ma anche di un’opportunità di crescita democratica per il nostro Paese”.

Economisti e PNRR
Diversi i confronti fra economisti, politici ed esperti sul Piano nazionale di ripresa e resilienza, considerato una sfida da vincere. Ne hanno parlato ad esempio il segretario generale dell’Osservatorio produttività e benessere Gloria Bartoli, l’economista dell’Università di Roma Tor Vergata Luigi Paganetto e Alessandro Giordani, head of Unit networks in the member States della Commissione europea. “Il Next generation Eu e i Pnrr messi a punto dai diversi Paesi sono figli di un cambio di paradigma rivoluzionario: è stato sfondato il tabù del debito pubblico UE, che servirà anche per affrontare altre necessità impellenti nel post Covid” ha osservato Giordani, parlando della fine dell’epoca dell’austerity. La concessione dei 192 miliardi di euro a disposizione dell’Italia nell’ambito del Next generation Eu, su un totale di 750 miliardi (l’importo è stato concesso sulla base dei bisogni effettivi dei singoli Paesi: il Pnrr tedesco, ad esempio vale 25 miliardi) è subordinato all’approvazione di riforme strutturali – con una tempistica stringente – e al raggiungimento dei risultati. Le cosiddette “Riforme abilitanti” sono una precondizione da soddisfare per spendere in maniera efficace i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Per quanto riguarda l’Italia, 51 sono le riforme previste: giustizia e Pubblica amministrazione le principali. “Affinché l’innovazione tecnologica si traduca in produttività e crescita, servono istituzioni efficienti e la Pubblica amministrazione in Italia è rallentata, tra le altre cose, da una giustizia penale particolarmente intrusiva” ha spiegato Bartoli (Osservatorio produttività benessere), che ha parlato della durata dei processi come un indicatore che vede l’Italia agli ultimi posti. Nel nostro Paese la media è di 8 anni, mentre negli Stati Uniti questo percorso si riduce a qualche settimana o al massimo a pochi mesi. “Questi tempi hanno gravi ripercussioni sulla nostra economia” ha aggiunto, evidenziando come la riduzione dei processi del 40% entro il 2026 – prevista dalla riforma Cartabia – rappresenta un obiettivo modesto. Secondo Paganetto, dell’Università Tor Vergata, nonostante l’aumento dei prezzi ai quali assistiamo “il Piano è valido nei contenuti, perché rappresenta un potenziale di crescita legato non solo alla spesa. L’Italia fatica ad adeguarsi ai processi di cambiamento” ma serve una scossa perché “con l’attuale calo della natalità, nel 2050 il Pil italiano rischia di subire una flessione dell’8%. È dunque necessario intervenire su produttività e forza lavoro”.

Ministro Giovannini

I tempi di attuazione del PNRR nei territori
Del PNRR si è parlato anche con il Ministro Giovannini, il quale ha sottolineato: “Il Pnrr è ad un buon stato di attuazione. Ora serve rispettare i tempi delle progettazioni nei territori”. Enrico Giovannini, Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibile, il cui dicastero gestisce 61 miliardi del PNRR, ha detto che la Commissione Europea è venuta a controllare a marzo lo stato dell’arte “e per quanto riguarda gli investimenti siamo molto avanti. Una delle gare più importanti è quella della diga del porto di Genova, molto lavoro si è fatto in 9 mesi ed è un test per quello che si vorrà fare. Sul codice dei contratti si è fatto un grande lavoro di rinnovo, procedure che vorremmo diventassero uno standard”. Secono Giovannini ci sono però delle potenziali difficoltà per quanto riguarda la progettazione sui territori e nei Comuni: “Per questo avvieremo una assistenza tecnica, 413 cluster di opere nei Comuni ce lo chiedono. Non tutte le opere partiranno assieme, quelle più grandi hanno bisogno di tempo e una centrale di progettazione nazionale non credo funzionerebbe, la situazione è troppo variegata”. Secondo il Ministro il settore privato deve però strutturarsi meglio, serve una qualificazione delle imprese.

Muhammad YUNUS e pubblico in sala
Foto: SIMONINI Marco – Archivio Ufficio Stampa PAT

Economisti sì ma il microcredito non è nato grazie agli economisti
Al festival dell’economia ha partecipato anche il Premio Nobel per la pace 2006 Muhammad Yunus, il padre del microcredito, che ha invitato a cancellare combustibili fossili, disuguaglianze e disoccupazione. L’incontro è quello intitolato “L’impresa sociale per uno sviluppo economico sostenibile” e l’ideatore del microcredito racconta com’è nata la sua esperienza virtuosa alla base dello sviluppo individuale di tante persone: “non sono un banchiere, lo sono diventato. Ero solo un giovane insegnante in un villaggio del Bangladesh. Ogni giorno pensavo a cosa potevo fare, anche piccole cose, per aiutare le persone povere e proteggerle dagli usurai. Allora ho deciso: avrei messo io a disposizione, a tassi onesti, il denaro di cui avevano bisogno per le loro attività: creare un’impresa, vendere le proprie merci, fare il raccolto. Il microcredito funziona così: si prestano pochi soldi, a persone che hanno solo bisogno di sostegno e fiducia. Così abbiamo creato un progetto per lo sviluppo che è sorprendentemente diventato una banca nazionale”.

Marina BROGI, Paolo SAVONA
Foto: PATERNOSTER Daniele – Arch Uff Stampa PAT

Economisti e regole sulle Criptovalute
“Criptovalute, monete tradizionali e autorità di controllo: regole esistenti, realtà del mercato e regole auspicabili” è il tema del dialogo tenutosi tra due economisti: Paolo Savona, professore emerito e presidente della CONSOB, e Marina Brogi, professore ordinario di Economia degli Intermediari Finanziari presso l’Università Sapienza di Roma. Si tratta di strumenti nuovi che pongono molti interrogativi, a partire da quello se si tratta di moneta intesa in senso classico o strumenti finanziari. Per Paolo Savona per un’analisi precisa è determinante conoscere come funzionano il meccanismo virtuale che li regola e la contabilizzazione, e su questo il dibattito è aperto, partendo dalle norme esistenti, per verificarne l’applicabilità ai nuovi strumenti o eventualmente individuarne di nuove.

Paolo SAVONA
Foto: PATERNOSTER Daniele

Una materia destinata ad avere importanti effetti sull’economia e per questo – ha spiegato Savona – è “auspicabile e inevitabile che si arrivi ad una conferenza internazionale, ad un momento di confronto, per affrontare in un’ottica il più possibile complessiva e globale i temi delle norme e del mercato”. E gli economisti concordano che è importante anche un’attenzione alla correttezza della pubblicità. Durante il dialogo si è parlato anche di opportunità e rischi, di accessibilità delle informazioni, del ruolo della “moneta pubblica” e di quello delle iniziative delle grandi piattaforme tecnologiche, della continua innovazione in questo ambito, del tema dell’energia necessaria per sostenere queste innovazioni, del rapporto tra circuito monetario e finanziario.

 

Giancarlo GIORGETTI
Foto: SIMONINI Marco – Archivio Ufficio Stampa PAT

Il Ministro dello Sviluppo economico sul tema energetico e industriale
“La transizione energetica è un tema di politica economica” ha detto il Ministro Giorgetti. “La questione dei prezzi è cominciata ben prima della guerra in Ucraina con i Paesi che hanno scelto di andare verso un mondo decarbonizzato. Oggi c’è il tema della sicurezza nazionale sul fronte dell’energia. Serve grande attenzione rispetto allo stress enorme a cui sono sottoposti alcuni settori. Sicurezza nazionale è anche preservare l’industria”. Il Ministro ha parlato anche di crisi energetica, taglio al cuneo fiscale, bonus da razionalizzare e salario minimo. “L’Italia ha due problemi principali: la dipendenza dai mercati dell’energia e il debito pubblico. I costi che stiamo pagando sono danni di guerra. E quindi i danni si pagano con debiti di guerra. L’Europa, come ha fatto con il Pnrr, così deve fare con l’enorme costo per la battaglia della libertà in Ucraina che stiamo facendo. Si deve pagare con un debito comune europeo. Non si può mettere in carico alle aziende un ulteriore costo”. Sul tema del cuneo fiscale ha dichiarato: “la vera anomalia del nostro Paese è che lo Stato si prende buona parte del cuneo contributivo e retributivo dei lavoratori”. E riguardo al salario minimo: “non deve essere un tabù ma bisogna vedere come si fa. Oggi credo che la priorità sia il recupero del potere d’acquisto, perché i salari in Italia sono bassi: questo è un dato oggettivo”.

Emma MARCEGAGLIA
Foto: ECCHER Nicola – Archivio Ufficio Stampa PAT

Gli economisti si danno appuntamento al prossimo anno
Domenica 5 giugno è l’ultima giornata del festival: ancora tante persone e turisti nelle vie di Trento, che si conferma capitale di un dibattito internazionale destinato a lasciare il segno. Leadership, economia digitale, transizione energetica, intelligenza artificiale, sono alcuni dei temi trattati nell’ultima giornata. Emma Marcegaglia sulla transizione energetica ha dichiarato “no ad un approccio ideologico, sì ad un processo serio e realistico”, criticando l’approccio, considerato appunto ideologico, della Commissione Europea sulla transizione energetica. Vittorio Colao, Ministro per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale, ha parlato delle sfide che ci attendono per quanto riguarda la digitalizzazione dicendo: “avanti tutta, ma avanti insieme”. E della nuova economia digitale si è parlato anche riguardo all’impatto sul mercato del lavoro, laddove si può parlare di una rivoluzione digitale che ridisegna i parametri legati alle varie professionalità e richiede un continuo aggiornamento per chi è inserito nel mondo del lavoro. Un processo inarrestabile, che se da una parte crea grandi opportunità e nuove professioni, dall’altra genera insicurezza e ansia andando a colpire soprattutto le classi medie. Gli incontri al riguardo si sono tenuti con i rappresentanti del mondo sindacale. Ma la domenica, ricca di eventi, si è conclusa con i saluti di tutti, organizzatori ed economisti in primis, per darsi appuntamento all’anno prossimo per la prossima edizione del festival dell’economia.

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