Fisco e norme Imprenditoria

Arriva il nuovo Codice degli Incentivi

Il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto legislativo che porterà al Codice degli Incentivi, per migliorare l’efficienza delle imprese

Il nuovo Codice degli Incentivi secondo il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, è “una riforma necessaria per fermare la giungla di quasi 2.000 incentivi e migliorare l’efficienza per le imprese”.

Perché un Codice degli Incentivi
Il Consiglio dei Ministri, su proposta della Presidente Giorgia Meloni e del Ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, ha approvato, con procedura d’urgenza, un disegno di legge di revisione del sistema degli incentivi alle imprese. La finalità del nuovo Codice degli Incentivi è quella di bloccare l’estrema frammentazione delle attuali politiche di incentivazione e raggiungere la piena efficienza degli interventi per le imprese. “Il provvedimento” commenta il Ministro Urso “nasce dalla necessità di avere una riforma organica per fermare la giungla degli incentivi. L’obiettivo è semplificare e omogenizzare. Le sfide globali di oggi hanno bisogno di risposte mirate e coerenti con un sistema degli incentivi compiuto e coordinato che possa rappresentare un corpus organico di regole che sia di riferimento tanto per i decisori pubblici che per le imprese”.

Il sistema italiano delle agevolazioni per le imprese
Per comprendere meglio il sistema delle agevolazioni cui possono attingere le imprese italiane si può prendere in considerazione l’ultimo anno di rilevazione, il 2021: 1.982 interventi agevolativi, di cui 229 delle amministrazioni centrali e 1.753 delle amministrazioni regionali. Si tratta di un mare magnum di agevolazioni cui le imprese spesso non riescono ad arrivare, sia per la mancata conoscenza, sia per la formulazione di bandi e call, spesso non solo difficili da interpretare ma anche in contrasto con la realtà quotidiana di chi opera nel mercato nazionale e internazionale e persino in contrasto con altri regolamenti di pari se non superiore forza. Per non parlare dei numerosi “paletti” inseriti che impediscono l’accesso magari proprio a chi ne ha più bisogno (un esempio classico è la fatturazione minima richiesta negli anni precedenti, senza nemmeno prendere in considerazione il fatto che a causa del Covid il mercato italiano si è praticamente fermato e ancora non riesce a riprendersi, checché se ne dica).

Il nuovo Codice degli Incentivi
Il provvedimento, condiviso con le amministrazioni interessate e con il Ministro per gli Affari europei, le Politiche di coesione e il PNRR, Raffaele Fitto, opera su tre fronti:

  1. riordino e razionalizzazione delle misure di incentivo, alla luce delle valutazioni d’impatto che si effettueranno;
  2. coordinamento tra le amministrazioni centrali e regionali in modo da prevenire sovrapposizioni e sprechi;
  3. semplificazione, chiarezza e conoscibilità attraverso il codice dell’incentivazione che contiene le regole generali che dovranno essere uniformemente osservate.

Nella speranza che per sprechi si intendano le restituzioni del denaro ottenuto dall’UE in quanto non dato dalla Pubblica Amministrazione alle imprese per i motivi sopra descritti, poiché di certo l’imprenditoria italiana non sprecherebbe mai un euro e dare un giusto contributo pubblico alle aziende in questi anni di crisi non può essere visto come uno spreco, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy dovrà adottare i decreti delegati entro 24 mesi.

Le agevolazioni alle imprese femminili nei principi guida
Il testo approvato delega dunque il Ministero delle Imprese ad adottare entro ventiquattro mesi dalla data di entrata in vigore della legge uno o più decreti legislativi per la definizione di un quadro organico per l’attivazione del sostegno pubblico attraverso incentivi alle imprese, in modo da razionalizzare e semplificare gli incentivi e ridurre i tempi e i costi delle relative richieste. Se il recepimento da parte del Ministero sarà come speriamo, dovrà anche seguire i principi guida introdotti dalle nuove norme, ovvero:

  • programmazione degli interventi da parte di ciascuna amministrazione e indicazione della loro estensione temporale, anche pluriennale, in modo da assicurare un sostegno tendenzialmente continuativo e adeguato alle finalità stabilite;
  • misurabilità dell’impatto nell’ambito economico oggetto degli incentivi, sulla base della valutazione in itinere ed ex post degli effetti ottenuti;
  • rafforzamento della coesione sociale, economica e territoriale per uno sviluppo economico armonico ed equilibrato della Nazione, con particolare riferimento alle politiche d’incentivazione della base produttiva del Mezzogiorno;
  • valorizzazione del contributo delle donne alla crescita economica e sociale della Nazione.

La semplificazione che non c’è mai stata
Gli interventi normativi dovranno consentire:

  • la “razionalizzazione dell’offerta di incentivi”, attraverso l’individuazione di un insieme limitato e definito di modelli agevolativi;
  • la “codificazione” delle regole procedurali concernenti gli interventi di incentivazione alle imprese, che saranno armonizzate e coordinate in un “codice degli incentivi”.

Il testo approvato dal Consiglio dei Ministri promuove la digitalizzazione e la semplicità delle procedure d’incentivazione e un maggior coordinamento di strumenti già esistenti, come il Registro nazionale degli aiuti di Stato (RNA) e la piattaforma telematica “incentivi.gov.it”. Di semplificazione si va parlando da anni, anzi decenni ma finora per le imprese è sempre stato estremamente difficoltoso sia accedere agli incentivi, sia comprendere i meccanismi tortuosi che la PA mette in atto per effettuare i propri servizi, che sulla carta funzionano benissimo quando li si presenta ma nei fatti sono strumenti anti-semplificazione.

Il Codice degli Incentivi in vista della transizione green
Il Disegno di Legge per il Codice degli Incentivi è collegato alla Legge di Bilancio 2023-2025, in coerenza con le indicazioni del DEF e con il PNRR e prevede tra gli obiettivi come abbiamo visto anche la semplificazione delle norme in materie di investimenti e interventi nel Mezzogiorno. La revisione degli incentivi costituisce infatti – spiega il Ministero delle Imprese – un passaggio necessario anche per la promozione della politica industriale italiana che richiede sul piano nazionale un maggiore efficientamento degli interventi per le imprese nonché di orientamento verso le sfide globali come la transizione green e digitale.

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