Formazione Scuola

Disagio giovanile, indagine sugli studenti padovani

La Fondazione Foresta Onlus ha presentato i risultati dell’indagine realizzata su oltre 4.000 studenti padovani che porta allo scoperto il disagio giovanile

Risultati allarmanti, quelli emersi dall’indagine che la Fondazione Foresta Onlus ha realizzato negli istituti superiori coinvolgendo oltre quattromila studenti padovani. Un giovane su tre chiede su tre chiede supporto psicologico, aumenta l’uso di ansiolitici, sono sempre più evidenti i segnali di disagio giovanile.

Giovani in crisi
Aumentando l’età in cui si decide di fare figli, aumentando la denatalità in Italia, è ovvio che le famiglie siano sempre meno numerose, con figli unici e genitori anziani per ha l’età scolastica degli istituti superiori. Se poi i genitori si separano, scatta un ulteriore meccanismo nelle menti degli studenti padovani: quello della promiscuità sessuale. Il dato è emerso proprio per via dell’indagine svolta nell’ambito del progetto “Prevenzione andrologica permanente nelle scuole” che ha messo in luce come negli studenti padovani si manifestino un maggior senso di solitudine e un aumento di comportamenti a rischio, dal fumo alle droghe al sesso non protetto dovuto a una scarsa informazione sulla sessualità in un’epoca in cui, al contrario, l’informazione in questo campo dovrebbe essere ben superiore rispetto a quella delle generazioni precedenti, sia per la quantità dei mezzi di informazione in possesso dei giovani, sia per la qualità delle conoscenze scientifiche che si hanno ai giorni nostri.

La ricerca
La ricerca è stata condotta dalla Fondazione Foresta Onlus di Padova tramite un questionario distribuito a 4.383 studenti tra i 18 e i 20 anni (1.781 maschi e 2.592 donne, età media 18,4 anni) frequentanti istituti delle scuole superiori del Padovano, all’interno del progetto “Prevenzione andrologica permanente nelle Scuole”.
“Da quindici anni portiamo avanti un progetto che si sviluppa nelle scuole, parlando a migliaia di studenti, e abbiamo raccolto molto materiale per mettere a confronto i cambiamenti nei comportamenti e nello stile di vita dei ragazzi”, spiega Carlo Foresta, già professore di Endocrinologia all’Università di Padova e presidente della Fondazione Foresta Onlus. “Già nel 2018 avevamo colto un momento di disagio giovanile molto importante, che emerge da determinati comportamenti come la dispersione scolastica, l’isolamento di tipo sociale, la dipendenza dal cyber sex, i disturbi alimentari. E fin da allora ci eravamo mossi per cercare di capire e soprattutto scoprire come aiutare”.

La famiglia e il salto generazionale
L’elemento chiave emerso dai questionari è che con l’andare del tempo la costituzione familiare è cambiata. Rispetto al 2005, quando il progetto è partito, i genitori sono più anziani di quattro anni: l’età media della madre quando il ragazzo ha 18 anni è di 50,7 e quella del padre è 54 anni. In pratica, il giovane vive in una famiglia dove c’è stato un salto generazionale. “Questo è un dato importante perché un conto è avere un genitore di 40 anni e un altro è averne uno di 50 o anche più” sottolinea il professor Foresta. “Come fondamentale è che il 18% di questi ragazzi siano figli unici, vista l’importanza della socializzazione all’interno di un nucleo familiare”.

Il disagio giovanile
I genitori di questi ragazzi oggi diciottenni hanno vissuto in un contesto sociale e familiare completamente diverso da quello in cui crescono oggi i loro figli: un ragazzo ogni cinque è figlio di persone separate o divorziate, questo vuol dire che fin dalla prima fase dell’adolescenza questi giovani si trovano a vivere una situazione ansiogena, che sfocia nell’uso di ansiolitici e antidepressivi, ma soprattutto nella richiesta di un supporto psicologico, già alta nel campione globale (31%), sale al 40% nei figli di genitori separati o divorziati. In questo contesto monogenitoriale, si osserva un significativo aumento di manifestazioni del disagio giovanile: più insoddisfazione della vita (27%) e più autolesionismo (23%).

Disagio giovanile e abitudini sessuali
Anche le abitudini sessuali sembrano risentire della diversità del contesto familiare: nei figli di genitori separati o divorziati sono più frequenti i rapporti non protetti e partner multipli (19% e 14% rispettivamente), più malattie sessualmente trasmesse (2,2%) e un più frequente ricorso alla pillola del giorno dopo nelle ragazze (39%), ma anche una più precoce età del primo rapporto sessuale (i maschi a 16,1 anni con famiglie sposate e a 14,8 in quelle divorziate).

Le conseguenze delle scelte genitoriali
“La fotografia che emerge dall’analisi dei questionari che descrivono le sensazioni, le paure, le abitudini dei giovani deve far riflettere sulle realtà che sono alla base di queste reazioni” conclude il professor Foresta. “Meglio ancora: sono gli adulti a dover riflettere sulle conseguenze che possono svilupparsi nei giovani da quelle che sono state le scelte di vita che la nostra generazione ha imposto ai figli negli ultimi anni. I risultati della ricerca mostrano, una volta ancora, quanto sia importante aprire un dialogo con i ragazzi su temi che il mondo degli adulti continua a trattare come tabù”.

Il commento del nostro giornale
Riteniamo che i risultati dell’indagine realizzata sugli studenti padovani possano essere allargati alle altre regioni italiane, rappresentando un campanello di allarme importante sul quale avviare una riflessione a livello nazionale sul disagio giovanile. Il dialogo di cui parla il prof. Foresta tra adulti e ragazzi deve essere affrontato al di fuori delle famiglie utilizzando mezzi di comunicazione che i ragazzi utilizzano con frequenza e linguaggi a loro adatti. Anche per contrastare i messaggi sbagliati che viaggiano sul web, come la cronaca nera ci mostra in questi giorni. In effetti ci stupiamo del fatto che ancora non sia stato preso in carico questo problema a livello istituzionale: possibile che ancora non ci si sia resi conto che esiste un serio problema di disagio giovanile?

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