Ambiente Imprenditoria

Moda sostenibile, imprese polacche e italiane

Avviare e allargare le relazioni commerciali tra imprese polacche e italiane nel settore della moda sostenibile, tra ricerca e innovazione

“Polish Innovation Tech: design & innovation” è il tema dell’evento organizzato da PAIH (Agenzia Polacca per gli Investimenti e il Commercio) tenutosi venerdì 7 luglio 2023 presso la sede dell’Istituto Polacco di Roma a Palazzo Blumenstihl (zona Prati) con al centro la moda sostenibile; un’occasione per gli addetti ai lavori nel campo della moda e dell’innovazione, per scoprire insieme ad esperti e aziende del settore fashion tech della Polonia alcune tecnologie all’avanguardia che stanno trasformando l’industria della moda con la finalità di avviare e/o allargare le relazioni commerciali tra imprese polacche e italiane ma anche tra enti di ricerca dei due Paesi.

Polish Innovation Tech: design & innovation
Durante l’evento organizzato dall’Agenzia del commercio polacca PAIH in collaborazione con aziende di moda polacche specializzate nel campo dei tessuti e della moda sostenibile, sono state presentate le soluzioni innovative che gli istituti di ricerca della Polonia, una delle nazioni all’avanguardia nella tecnologia della produzione dei tessuti, stanno realizzando per la moda sostenibile. Dai tessuti intelligenti e l’upcycling ai materiali eco-friendly e la produzione avanzata, la giornata dedicata al design e all’innovazione ha previsto una serie di focus panel con esperti del settore, presentazioni di aziende polacche leader del fashion tech, uno showroom e una sfilata di moda con alcuni dei loro prodotti innovativi.

 

 

Relazioni commerciali e culturali tra Polonia e Italia
L’evento è stato aperto dai saluti ufficiali di Adrianna Siennicka, Direttrice dell’Istituto Polacco di Roma e 1° Consigliere dell’Ambasciata della Repubblica di Polonia in Roma. L’Istituto, fondato nel 1992, è infatti un ente del Ministero degli Affari Esteri polacco per la diplomazia pubblica e culturale. La sua missione è la diffusione della cultura, dell’arte e della storia polacche nonché la promozione del dialogo fra la Polonia e l’Italia nel campo della cultura, dell’educazione, della ricerca e della vita sociale. Proprio perché “uno degli scopi dell’Istituto è la promozione della cultura innovativa e creativa” ha detto la direttrice Siennicka, “questo evento è un’occasione straordinaria per promuovere sviluppo sostenibile e design tecnologico nel campo della moda”.

 

A seguire, “Polish Innovation Tech: design & innovation” è stato introdotto da Aleksandra Leoncewicz, Capo Ufficio Commercio Estero – PAIH, l’Agenzia Polacca per gli Investimenti e il Commercio che sostiene sia l’espansione all’estero delle imprese polacche e l’incremento delle esportazioni, sia l’afflusso di investimenti diretti all’estero in Polonia. Affiancando imprenditrici ed imprenditori, l’Agenzia aiuta a superare le procedure amministrative e legali, relative a progetti specifici e a trovare partner e fornitori affidabili offrendo un supporto agli esportatori polacchi e agli investitori stranieri che sono alla ricerca di nuove opportunità all’estero e di assistenza nel percorso di avvio d’impresa in Polonia.

La fashion industry polacca
Agnieszka Oleksyn –  Wajda, Direttore dell’Istituto per lo sviluppo sostenibile dell’Università Łazarski di Varsavia, fondatrice della Fashion Economy Conference e ambasciatrice del Patto per il clima in Polonia, ha illustrato lo sviluppo della faschion industry nell’ambito della strategia europea per la sostenibilità ambientale. “Le pratiche sostenibili nella manifattura e le ultime creazioni di moda dimostrano che il cambiamento è possibile e sono anche le vostre scelte di design, di moda a contare per il cambiamento” ha sottolineato.

Uno sguardo al futuro della moda
Per capire i trend della moda di domani, la sede dell’Istituto polacco di Roma ha ospitato i rappresentanti degli istituti di ricerca polacca che hanno parlato dei progetti portati avanti nel campo della moda sostenibile e del fashion tech. Tra questi, Robert Gajewski, capo area del Łukasiewicz Research Network – Łódź Institute of Technology, specializzato in podologia ed ergonomia, ha spiegato che la finalità di una calzatura deve essere il comfort dell’utilizzatore e in questo senso l’Istituto – che comprende 7 centri di ricerca e 12 laboratori – lavora sia per soggetti privati sia per enti pubblici realizzando diversi programmi, come quello dedicato al piede del bambino, o quello dedicato al piede dei soggetti diabetici o allo sviluppo di tessuti per le calzature che proteggano dalle zecche.

 

“I pilastri della nostra attività” sottolinea Gajewski “sono educazione e consulenza, ricerca e sviluppo dedicati alla sostenibilità. Elaboriamo nuovi materiali biodegradabili, come quelli usati solitamente per le bende che noi utilizziamo anche per i capi di abbigliamento, mentre un altro programma che stiamo portando avanti prevede il riutilizzo dei materiali scartati dal settore calzaturiero: i nuovi composti, da scarti per l’80/90% e da colla biodegrabile, sono usati per gli imballaggi”. Per queste e altre future iniziative si può portare avanti una collaborazione tra enti di ricerca e imprese sia polacche sia italiane.

La possibilità di collaborazione tra istituti di ricerca italiani e polacchi
Ewa Polkowska, esperta di innovazione cofondatrice dell’Istituto tessile polacco, nato per aiutare le imprese piccole, medie e grandi nel campo dello sviluppo sostenibile, in particolare nel far incontrare i fornitori con i produttori e in generale tutti i player del settore tessile, in quanto “nel settore fashion il partenariato è il fattore chiave per lo sviluppo sostenibile indicato dall’UE”, ha parlato di alcuni programmi portati avanti dall’Istituto. In particolare il programma Textile to textile, che riutilizza i tessuti usati facendo il restyling di quelli più difficili, come il mix di diverse fibre, facendo sì che le aziende della moda sostenibile focalizzino l’attenzione sull’intero processo di creazione, a partire dalla scelta dei tessuti nella progettazione iniziale. “Stiamo realizzando un programma pilota sul riciclo delle scarpe e della pelle” spiega Polkowska aggiungendo che “un altro programma del nostro istituto è dedicato all’economia circolare nell’industria tessile, con al centro la formazione dei giovani designer di moda sostenibile”. In tutti i programmi che l’Istituto sta portando avanti basati sul principio della sostenibilità, occorre trovare partner che lo condividano e in questo senso si cercano partner in Italia anche nell’ambito degli istituti di ricerca.

Le aziende polacche della moda sostenibile
Le aziende polacche leader della moda sostenibile intervenute all’evento sono state, in ordine alfabetico:

Tutte queste aziende sono interessate ad avviare partenariati o instaurare relazioni commerciali con le imprese italiane. Sia che si tratti di negozi di moda di cui possono divenire fornitrici, sia che si tratti di collaborazioni nella creazione di nuovi tessuti, sia di partecipare insieme a programmi europei e così via.

 

 

Presentazione aziende e sfilata di moda sostenibile

La moda sostenibile di Balagan
Le fondatrici di Balagan hanno investito molto in ricerca perché la loro vision di sostenibilità sta soprattutto nella durabilità del prodotto nel tempo. Preferiscono avviare una produzione limitata, dunque con poche collezioni, che sia ecosostenibile anche se utilizza prodotti della natura proprio perché così ne può prelevare quantità inferiori. Il loro è un business etico che punta anche all’educazione del cliente, spiegandogli l’importanza della durata del prodotto, che permette un risparmio economico e al contempo un basso impatto ecologico. Inoltre, l’1% del margine di guadagno di Balagan viene devoluto alle associazioni ambientaliste, il 90% del personale è femminile, attua una politica dei prezzi trasparente in cui si può sapere quale percentuale va in tasse, quale in costi di produzione, quale in guadagni, ecc. “Promuoviamo così la fiducia dei nostri clienti, portando a una soddisfazione reciproca. Tanto che nel 2022 abbiamo venduto 33.250 prodotti, negli ultimi 3 anni abbiamo avuto 50.000 clienti, e abbiamo 65.000 followers sui social media. Aggiungiamo che possiamo anche vendere online e spedire i nostri prodotti di moda sostenibile in Italia”.

 

La moda sostenibile di Bohemian Clothing
Un’azienda familiare che utilizza materiali a base vegetale per fare scarpe. Sono stati i primi al mondo a creare scarpe fatte con i cactus, esportano a Roma scarpe fatte con gli scarti dell’uva, fanno le scarpe anche con gli ananas. Tutto è iniziato da una domanda “perché il mondo della moda, in particolare quella che utilizza la pelle animale, pur essendo spietato e crudele viene tanto spesso pubblicato nella prima pagina delle principali riviste?” La domanda successiva è stata: “cosa succederebbe se invece oggi si puntasse a una produzione basata su materiali vegani, materiali amici dell’ambiente, del pianeta e degli animali?”. La risposta è stata nella ricerca di materiali innovativi. E così si è studiato che dai 26 milioni di litri di vino prodotti si fanno ben 7 milioni di tonnellate di scarti che possono portare a produrre 3 milioni di metri quadrati di pelle utilizzabile per le scarpe. Con un materiale che hanno chiamato Vegea. Per quanto riguarda i cactus, hanno studiato che essendo il maggior assorbente naturale di Co2 dall’aria, da 14 acri di coltivazione vengono assorbite ben 8.100 tonnellate di Co2 e che ci vogliono solo 3 foglie di cactus per fare un metro quadrato di materiale Desserto (questo il nome dato).

 

La moda sostenibile di Estimon
La fondatrice di Estimon crea borse in vegan leather ed ecoleather. Ha dedicato 2 anni alla ricerca per trovare materie prime soddisfacenti considerando che per realizzare la stessa quantità di borse in pelle animale si producono 100 kg di emissioni di Co2, in pelle sintetica 14 kg di Co2 ma che – spiega – certi tipi di pelle sintetica sono tossici e non sostenibili, mentre per realizzarle in pelle a base vegetale si producono 8 kg di Co2. Così la sua ricerca avrebbe portato alla realizzazione di borse in pelle ricavata da funghi o pomodori se non fosse che sarebbero poco sostenibili dal punto di vista economico: “ci vogliono anni di ricerca e anni di attesa per ottenere le certificazioni”.

Per questo Estimon ha optato per due tipi di pelle principali: a base di mais e a base di uva, di tanto in tanto anche di ananas. Quest’ultimo materiale è il piňatex, fatto utilizzando le foglie di ananas, che erano trattate come scarti e quindi bruciate; di conseguenza si ha meno Co2 da combustione. Il materiale a base di mais è molto resistente e duraturo, quello a base di uva è resistente all’acqua. Le previsioni dicono che nei prossimi 5 anni ci sarà un incremento del 43% nell’utilizzo di questi materiali a base vegetale, che sono già presenti in commercio, sono ecofriendly e non provocano sofferenze agli animali.

 

La moda sostenibile di Ewa Zbaraszewska
“La mia visione della moda sostenibile ha un approccio ampio” ha detto la creatrice di questa innovativa linea di cappotti spiegando di essere anche la fondatrice di un’accademia che si occupa di arte, moda, design, che organizza eventi fashion che mettono insieme questi elementi in un’ottica di moda sostenibile a 360°. Organizzano anche workshop per i ragazzi, che li aiutino a “scegliere materiali nobili, perfetti per la nostra salute e per l’ambiente. Il mio sogno è la linea verde, una linea sostenibile in tutta la filiera”. L’accademia si trova nella regione dei Carpazi, considerata la regione green della Polonia e in una città altrettanto green, fondata in pochi mesi evitando il disboscamento, dove un Consiglio delle Donne si occupa dell’ecologia. Per quanto riguarda la produzione di cappotti, Ewa Zbaraszewska spiega che “I nostri cappotti vanno benissimo per ogni tipo di silhouette e devono essere comodi”. Ha un negozio online da dove commercianti e clienti italiani possono ordinarli.

 

La moda sostenibile di Trykot
La storia dell’azienda familiare parte dal vissuto della fondatrice, Izabela Kot, la quale spiega che negli anni ’80 in Polonia era difficile acquistare abiti nuovi e pertanto sua madre cuciva abiti per lei ricavandoli dalle coperte o dai cappotti dismessi del padre. Da qui l’idea di riciclare i tessuti usati per altri fini, tanto che il primo prodotto è stato realizzato a partire dal tessuto di un sacco postale. Oggi Trycot usa, o meglio riusa, per i propri tessuti sacchi del caffè o del cacao, vecchie borse militari degli anni ’40 e ’50, che erano resistenti e wather proof. “Dapprima li utilizzavamo per borse da mare, poi i proprietari degli stabilimenti balneari ci hanno contattato proponendoci di farne sdraio e sedili.”
Un altro programma di riuso è quello per realizzare il tessuto Mesh, derivato da giubbotti antiproiettile imperfetti che dovevano essere distrutti: “noi gli abbiamo dato una nuova vita, utilizzando questi tessuti per farne sacchi per traslochi”.
In un altro progetto Trykot dà una seconda vita alla pelle usata nei capi di abbigliamento del secolo scorso. In questo caso viene riutilizzata per farne giacche e scarpe in una nuova veste. In un’altra occasione a contattare l’azienda di moda sostenibile è stata Ikea, che dopo aver realizzato un evento con zaini e marsupi in poliestere, invece di smaltirli ha preferito riutilizzarne il materiale. Trykot ha creato per loro una linea di borsellini che sono stati distribuiti al personale.
“Questo è il nostro contributo alla moda sostenibile. E noi contiamo anche sulla versatilità dei nostri prodotti, che sono unici e portano con sé una grande storia, in quanto raccontano una seconda storia, essendo stati fatti con materiali un tempo utilizzati per altri scopi. Il nostro è un processo inverso: prima vediamo il materiale e poi pensiamo a cosa ne potremmo fare”.

 

 

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