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PNRR e Welfare, a rischio l’efficacia degli interventi

Un appello dal Forum del Terzo settore e Openpolis in occasione della presentazione del rapporto su PNRR e Welfare “Il PNRR, le politiche sociali e il Terzo settore”

PNRR e Welfare dovrebbe essere un binomio basilare ma nel piano di attuazione sono state riscontrate delle criticità. In occasione della presentazione del rapporto “Il PNRR, le politiche sociali e il Terzo settore”, tenutasi il 10 luglio 2023 a Roma, Forum Terzo Settore e Openpolis hanno espresso preoccupazione rispetto alle criticità riscontrate nell’attuazione del Piano e in vista di un suo processo di revisione da parte del Governo, tutt’oggi poco noto.

PNRR e Welfare, investire in qualità e non in velocità
“Più che sulla quantità delle risorse e sulla velocità di spesa, c’è necessità di portare l’attenzione sulla qualità degli investimenti del PNRR, ricordando che l’obiettivo è quello di tutelare il futuro delle prossime generazioni” dichiara Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum Terzo Settore. “Il coinvolgimento dei soggetti territoriali, tra cui il Terzo settore, è fondamentale per generare impatti positivi sulle comunità e riuscire a garantire i diritti, soprattutto dei più fragili. L’amministrazione condivisa, però, rimane in un angolo e alle realtà sociali è riservato un ruolo di mero e potenziale esecutore di progetti: servirebbero invece alleanze sui territori con i vari attori coinvolti sui temi di welfare. Temiamo non si stia comprendendo l’entità della sfida che il Paese ha davanti: investire bene e a lungo termine nel welfare vuol dire migliorare le condizioni di vita delle persone e ridurre le disuguaglianze ma anche costruire economia, sociale e sostenibile”.

PNRR e Welfare, siamo preoccupati
“L’attuale situazione del PNRR non può che destare seria preoccupazione”, è l’analisi di Vincenzo Smaldore, responsabile editoriale di Openpolis. “Ad oggi il nostro Paese non ha inviato la richiesta di pagamento della quarta rata di fondi e siamo ancora in attesa della terza, legata alle scadenze che avremmo dovuto completare entro il 2022 e su cui la commissione ha espresso contestazioni. In questo quadro si inserisce la trattativa per la revisione del PNRR di cui si sa pochissimo. Per questo chiediamo maggiore trasparenza e che vengano resi pubblici tutti i dati di monitoraggio sullo stato di avanzamento dei progetti. Informazioni che ad oggi non sono pubbliche”.

PNRR e Welfare, le criticità riscontrate
Secondo le valutazioni del Forum Terzo Settore il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) rappresenta una grande occasione per il nostro Paese, potenzialmente in grado di mobilitare le tante energie presenti per consentire di colmare i notevoli divari nel nostro territorio. Il PNRR ha un valore complessivo di circa 191,5 miliardi e comprende al suo interno circa 300 misure e oltre 1.000 scadenze per la loro realizzazione entro il 2026. Tra queste misure (che si suddividono in riforme e investimenti) ne sono state individuate circa 60 (per oltre 250 obiettivi e traguardi) che possono essere di interesse per gli Enti Terzo Settore (Ets), sia perché toccano temi di particolare rilevanza per la vita dei cittadini, sia perché possono vedere coinvolti gli enti stessi nella loro realizzazione, e su di esse si è avviato un monitoraggio. Da esso emergono diverse e importanti criticità.
Il terzo settore dovrebbe infatti avere un ruolo da protagonista nel PNRR – almeno per i (tanti) temi di propria pertinenza – e non di mero e potenziale esecutore dei progetti: dovrebbe piuttosto partecipare anche alle fasi di elaborazione dei bandi secondo una logica di co-programmazione oltre che di co-progettazione. Come spiega il Forum del Terzo Settore, in realtà una verifica attenta dell’attuale stato di attuazione del piano mostra piuttosto che gli enti del terzo settore, nonostante siano evocati nel testo del Piano, non sono effettivamente coinvolti nella sua concreta attuazione.

PNRR e Welfare, tutto in mano alla PA
La disamina del Forum prosegue sottolineando la stessa cosa che hanno sottolineato tutte le imprese italiane: i soggetti protagonisti della realizzazione del PNRR sono sostanzialmente gli enti pubblici, nazionali o locali. Ciò – aggiungiamo noi – danneggia chi dovrebbe effettivamente beneficiare dei fondi pubblici europei stanziati per permettere all’Italia di risollevarsi dopo l’emergenza Covid. Niente di più lontano, dal momento che sia nel settore economico sia in quello del welfare a decidere chi quanto e cosa deve avere è come al solito la PA, e con i vecchi iter burocratici, pieni di “paletti” che la burocrazia continua a inserire nei bandi impedendo alla maggioranza delle realtà di parteciparvi e vanificando ogni sforzo per realizzare la finalità con cui vengono emanati i bandi stessi.
Il Forum del Terzo settore ha un’idea ben chiara di ciò che accade. Nelle sue preoccupate note spiega che “nella maggior parte dei casi l’eventuale coinvolgimento degli Ets è indiretto ovvero demandato agli enti locali” e continua in un modo che dovrebbe aprire gli occhi alla popolazione per capire come mai di tante belle dichiarazioni politiche alla fine non arriva mai alcun beneficio effettivo alla gente.

 

Fonte OpenPolis

 

PNRR e Welfare ma non solo. Il bando di gara che non funziona
Lo strumento principe per l’attribuzione delle risorse è il bando di gara. Gli avvisi sono spesso redatti e pubblicati dalle amministrazioni centrali senza tener conto dei dati già in loro possesso e delle criticità già note e rilevate in merito alla platea dei potenziali destinatari degli interventi; i bandi vengono invece rivolti ad una totalità generale di soggetti – spesso enti locali – tutti chiamati indistintamente a presentare progetti di intervento. In tal modo però, si premiano le amministrazioni più organizzate invece di destinare le risorse laddove ve ne è più necessità.
Gli enti locali sono tra i principali destinatari dei bandi di gara nazionali, ma essi scontano una riduzione da diversi anni del personale, quello presente ha una età avanzata e spesso con competenze non adeguate, mentre il personale aggiuntivo previsto per l’attuazione del PNRR sconta le stesse problematiche di quello a livello nazionale (ritardi, scarso appeal della proposta di incarichi a tempo determinato). Dai dati risulta che delle 15mila nuove assunzioni negli enti locali ne siano state sinora fatte sole 2.200. Molte amministrazioni locali accusano difficoltà nell’accesso alle risorse, considerate anche le complesse procedure burocratiche previste, le cui scadenze risultano assai ravvicinate salvo poi, molto spesso, vederle prorogate proprio in considerazione della tardiva/mancata partecipazione degli enti locali potenzialmente interessati (è successo ad esempio nei casi dei bandi per gli asili nido e per i beni confiscati alla mafia). In questo senso, sembra opportuno che la pubblica amministrazione muti il proprio “paradigma di azione” scegliendo di lavorare a stretto contatto con il Terzo settore (anche) nella redazione dei bandi (a livello centrale) e nella scrittura dei progetti (a livello locale). Solo così, infatti, possono essere individuati al meglio gli obiettivi da porre in essere e realizzare interventi che possano avere una ricaduta effettiva sui territori. Soltanto un’azione congiunta, in termini di competenze, visione ed esperienza, può infatti offrire una risposta efficace e valida ai bisogni delle comunità e permettere al PNRR di centrare i suoi obiettivi di sviluppo sociale ed economico sui territori.

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