La società e la tecnologia vanno avanti e oggi siamo a una svolta epocale: l’evoluzione dell’intelligenza artificiale
Non è più fantascienza ma propriamente scienza, l’evoluzione dell’intelligenza artificiale, un’evoluzione che va governata affinché non ci siano distorsioni non etiche nella sua applicazione. Di questo si è parlato nel convegno dal titolo “Governare l’intelligenza artificiale. Dove siamo, dove dobbiamo arrivare” che si è tenuto l’8 febbraio 2024 a Roma presso il Tempio di Adriano e Vibia Sabina, a cura della Camera di Commercio di Roma e della Maker Faire Rome.
Governare l’evoluzione dell’intelligenza artificiale
L’intelligenza artificiale è un’evoluzione della scienza e della tecnologia propria dei nostri giorni che sta suscitando numerose polemiche per la sua applicazione che presta il fianco a distorsioni poco etiche, così come è successo in precedenza con l’avvento dei social network e prima ancora con l’apertura della rete internet a tutti. Come sempre, ciò che conta è dunque l’uso che si fa di ogni nuova tecnologia resa disponibile grazie al progresso scientifico. Abbiamo dunque bisogno di alcune linee guida e l’UE sta per approvare l’AI Act, ovvero il Regolamento europeo sull’intelligenza artificiale, che dovrà essere seguito da tutti i Paesi membri dell’Unione. “Con l’intelligenza artificiale siamo alla vigilia di una rivoluzione epocale, una delle più importanti dell’umanità” ha detto al convegno il presidente della CCIAA di Roma Lorenzo Tagliavanti. “Questa nuova tecnologia è in grado di generare un grande valore. Secondo le stime grazie all’applicazione dell’evoluzione dell’intelligenza artificiale, la crescita potenziale del Pil globale potrebbe aumentare fino al 16% (dunque di 13 trilioni di dollari) entro il 2030”.
Le aziende alle prese con l’evoluzione dell’intelligenza artificiale
Secondo Tagliavanti è importante non lasciare questi argomenti ai tecnici anche perché oggi, chi in un modo chi in un altro, tutti sono coinvolti da questo cambiamento. E tutte le imprese, direttamente o indirettamente, stanno lavorando con l’intelligenza artificiale ma “purtroppo oggi l’Italia è un Paese intermedio dal punto di vista della tecnologia e le scelte più importanti si fanno negli Stati Uniti e in India. Non dobbiamo perdere tempo e subire le conseguenze. È importante che noi europei creiamo un polo in grado di controllare l’evoluzione dell’intelligenza artificiale”. Mostrando soddisfazione per il fatto che l’Europa abbia elaborato l’AI-Act, Tagliavanti ha anche aggiunto che “con la Maker Faire seguiamo l’andamento dell’innovazione e vogliamo continuare a tenere questo dibattito aperto”.
Il regolamento europeo sull’intelligenza artificiale
Presente all’evento anche l’eurodeputato Brando Benifei, relatore dell’AI Act. Ha spiegato che il Parlamento europeo ha ampliato il regolamento con le regole di safety (per la sicurezza) e con quelle sulla trasparenza, per la riconoscibilità dei contenuti prodotti dall’intelligenza artificiale. “Li renderemo riconoscibili con una etichetta invisibile, una filigrana digitale, che verrà letta da tutti i dispositivi, come televisori, computer e cellulari. Poi abbiano lavorato sulla trasparenza sul copyright, una tutela per il diritto d’autore molto sostenuta e apprezzata dal settore”. Per quanto riguarda la governance, l’Italia dovrà decidere quale Autorità dovrà assumere questo ruolo di controllo.
L’AI Act è stato approvato il 9 dicembre 2023 da Commissione, Consiglio e Parlamento Europeo ed è il primo regolamento al mondo di questo tipo. Secondo i rappresentanti istituzionali europei si tratta di una “iniziativa legislativa faro che ha il potenziale di promuovere lo sviluppo e l’adozione, da parte di attori sia pubblici che privati, di un’IA sicura e affidabile in tutto il mercato unico dell’UE. L’idea principale è quella di regolamentare l’IA sulla base della capacità di quest’ultima di causare danni alla società seguendo un approccio ‘basato sul rischio’: tanto maggiore è il rischio, quanto più rigorose sono le regole. In quanto prima proposta legislativa di questo tipo al mondo, può fissare uno standard globale per la regolamentazione dell’IA in altre giurisdizioni, come ha fatto il regolamento generale sulla protezione dei dati, promuovendo in tal modo l’approccio europeo alla regolamentazione della tecnologia sulla scena mondiale”. Si tratta comunque di un accordo provvisorio, i cui elementi principali sono approvati ma quelli accessori ancora in corso di definizione. Ecco intanto il link all’ultimo testo (in inglese) approvato lo scorso dicembre: https://www.europarl.europa.eu/RegData/etudes/BRIE/2021/698792/EPRS_BRI(2021)698792_EN.pdf sulla base di quello presentato dalla Commissione europea (qui in italiano) https://data.consilium.europa.eu/doc/document/ST-14954-2022-INIT/it/pdf modificato con le aggiunte di cui ha parlato il relatore Benifei.
La posizione dei garanti italiani
Il Commissario Agcom, Antonello Giacomelli, ritiene che serva “un’intesa con gli Stati Uniti, perché su questo tema il mondo occidentale non può avere formule variabili di governo ma deve presentarsi unito. Per quanto riguarda l’Italia penso che serva grande collaborazione fra le diverse istituzioni: è inimmaginabile che un tema come l’intelligenza artificiale venga declinato in modo diverso o in modo parziale e settoriale dalle diverse istituzioni”. Il giurista Guido Scorza, nella sua qualità di componente dell’Autority Garante della privacy si è mostrato preoccupato per l’uso che l’IA deve necessariamente fare dei dati personali: “per noi i dati personali sono tessere rappresentative di diritti fondamentali delle persone, che vengono convertiti in asset tecnologici e commerciali da parte di quattro o cinque grandi società nel mondo, che si trovano per di più in un paio di Paesi, ovviamente con un impatto, oltre che in termini di mercato, anche geopolitico significativo”. Giovanni Calabrò, capo di Gabinetto dell’Autorità Garante della concorrenza e del mercato ha sottolineato che l’evoluzione dell’intelligenza artificiale è più rapida rispetto alla regolamentazione e che è importante che questa sia europea per evitare differenze a livello nazionale e che sia effettivamente implementata da parte dei vari Stati, “ma soprattutto che non si sovrapponga alle regole ordinarie del gioco. Quindi, se emergono comportamenti scorretti dal punto di vista regolamentare, questi dovrebbero avere rilievo non solo come infrazione regolamentari ma anche come possibili comportamenti suscettibili di un intervento Antitrust”.