Politica e donne Società

Intervista esclusiva a Darya Majidi

Imprenditrice, mamma e Presidente di Un Women Italy, comitato italiano dell’ente delle Nazioni Unite per l’uguaglianza di genere: conosciamo meglio Darya Majidi.

La violenza di genere ha bisogno di politiche attive e di interventi mirati e molto urgenti. A Ottobre 2024, l’ente delle Nazioni Unite per l’uguaglianza di genere e l’empowerment femminile Un Women, ha lanciato il suo Comitato Nazionale in Italia. Una rete di 13 Comitati Nazionali attivi in tutto il mondo, impegnati nella promozione della parità di genere e dell’emancipazione delle donne. La Presidente di Un Women Italy è Darya Majidi, imprenditrice italo-iraniana, donna 4.0 che lotta per le donne con cuore, coraggio e competenza. Di lei dice di essere una mamma, un’informatica, quindi una tecnologica. “Sono un’attivista, un’imprenditrice, una persona che ha voglia di cambiare le cose e il mondo in meglio”.

Darya Majidi, quali azioni per cambiare le cose e il mondo in meglio
Sia come mamma, sia come imprenditrice e come attivista, ormai a questa età – ho 56 anni – penso di aver fatto tutta una serie di iniziative, associazioni, aziende, per coniugare il più possibile le tecnologie con l’impatto sociale, per far capire alle donne che le tecnologie sono una grande opportunità di crescita e di empowerment e che il ruolo delle donne nella creazione di un mondo nuovo è fondamentale. Ho una figlia femmina e questo è proprio il messaggio che voglio dare a lei, alle sue amiche, alla sua generazione; tutte le attività di mentoring, di speaking che faccio, vanno proprio in questa direzione.

Darya Majidi, una donna 4.0
Donne 4.0 è il titolo di una delle pubblicazioni della Presidente Majidi insieme a Sorellanza Digitale. Due libri che inviano messaggi importanti in questo momento storico in cui – come afferma Darya Majidi – “purtroppo sta ritornando il machismo, il maschio alfa, sta tornando addirittura la campagna di Trump per eliminare la parola diversità, ritornare a un concetto binario. Tutto il lavoro che è stato fatto di mettere in risalto l’unicità, la diversità, il ruolo delle minoranze, il ruolo dei diritti, sta venendo calpestato. Mai come ora penso che le persone di buon cuore, debbano proprio attivarsi per difendere i diritti e per lottare per i nuovi”.

Darya Majidi, come e quando ha capito che era importante lottare per la parità di genere?
Quando ho iniziato non ricordo, ma i miei amici dell’università mi dicono che già all’epoca dicevo che dovevamo fare qualcosa e che non avrei cercato un lavoro, ma lo avrei creato. Avrei fatto l’imprenditrice a Livorno, nella mia città, perché non c’era l’azienda che avrei voluto creare. Il mio primo progetto europeo risale al 1996 ed era per le donne e si chiamava Woman. Verso gli anni 2000, ho fatto un progetto che si chiamava Donne Net Economy, per avvicinare le donne alle tecnologie.

Darya Majidi e l’importanza delle tecnologie
Le tecnologie sono il volano: se noi sappiamo che cos’è il movimento MeToo è grazie alle tecnologie, se sappiamo quanto è importante la voce di una singola persona, penso a Malala (Yousafzai – ndr), penso a Greta (Thumberg – ndr) è grazie alle tecnologie. Le tecnologie sono nostre amiche, se le sappiamo usare bene.

Darya Majidi, come nasce Un Women Italy?
Dalle tecnologie intese come strumenti di empowerment femminile. Lì ho capito che mancava il Comitato Italiano in Italia; abbiamo intrapreso una strada dura e tosta di verifiche, di business plan per realizzare il Comitato Italiano Un Women Italy, nato dopo un anno circa di lavoro. Il 4 ottobre dello scorso anno l’abbiamo lanciato in concomitanza con il G7 e da lì siamo partiti con tutta una serie di progettualità di cui siamo molto fieri.

Darya Majidi, la soddisfazione più grande con Un Women Italy
Il coinvolgimento degli uomini, il fatto che gli uomini stanno scendendo in campo. È noto che non è più una questione di uomini contro donne, ma di uomini e donne che credono nei diritti a favore dei diritti di tutti. Nel nostro comitato abbiamo uomini molto combattivi e molto attivi. Daremo vita a un progetto che si chiama HeForShe, che mi dà molta speranza.

Darya Majidi, la parità di genere spiegata ai più piccoli
La parità di genere è quella cosa per cui una ragazza la sera non può uscire, mentre il suo amichetto sì. La parità di genere è che in alcuni paesi le ragazze non possono studiare. In nessun paese al mondo le donne hanno gli stessi diritti degli uomini. Di fatto stiamo vivendo una specie di apartheid di genere. Le bambine se ne accorgono subito perché basta andare in bicicletta: la bambina cade e la reazione tutta intorno è poverina, non andare più in bicicletta, mentre se cade il bambino, gli si dice di non fare la femminuccia e di risalire subito in sella. Quindi il bimbo è stimolato a essere determinato, a sviluppare il coraggio, a crederci, mentre alla bimba arriva il messaggio di stare nella sua comfort zone. Questo, soprattutto alle bambine più coraggiose, sta subito stretto e si chiedono perché lui esce e io no, perché lui può fare delle cose e io no?

Darya Majidi, prossimi obiettivi di Un Women Italy
Abbiamo istituito un comitato scientifico di altissimo livello, di cui siamo veramente grati e felici, con presenza delle istituzioni, del mondo accademico. Questo comitato scientifico ci deve dare una mano a creare delle proposte di legge per andare incontro alle criticità che conosciamo. La prima criticità è la bassa presenza delle donne nel mondo del lavoro. In Italia siamo intorno al 52-53% contro l’Europa che è al 70%, e la presenza maschile al 70%. Queste donne che non lavorano, quando poi arriveranno all’età di pensionamento saranno povere, non avendo mai versato contributi. Di questo nessuno parla, nessuno discute del fatto che 1 donna su 3, quando diventa mamma, lascia il posto di lavoro, perché non avendo servizi, non avendo asili, non avendo uno Stato che garantisce il welfare intorno è quasi obbligata a lasciare il proprio posto. Nessuno parla del fatto che solo il 6% dei CEO sono donne e che, quindi, il potere vero è in mano agli uomini. Vogliamo creare proposte di legge per cui asili nidi statali, congedo parentale paritario il più possibile, in modo che la coppia possa scegliere chi sta a casa e chi no. Avanzare proposte legislative per agevolare la presenza delle donne nei ruoli apicali e su temi come la violenza e la prevenzione.

Darya Majidi, il 2030 è lontano?
Rispetto a trent’anni fa, abbiamo raggiunto tanto. È vero che siamo distanti dalla reale parità e dall’Agenda 2030 dell’Onu, ma in tantissimi paesi sono state finalmente varate leggi, ad esempio contro i matrimoni delle bambine, contro le mutilazioni genitali, contro la non possibilità per le ragazze di studiare. Tanto è stato fatto ed è merito delle Nazioni Unite, delle varie agenzie, tanto è stato fatto in ottica peace keeping. Il ruolo della donna nella sicurezza e nella pace è determinante, da questo siamo distanti ed eravamo distanti qualche mese fa, ma ora soprattutto con Trump, le cose sembra che possano peggiorare. Il nostro slogan per l’8 marzo è March Forward for all women and girls in the world, quindi avanti per tutte le ragazzine e tutte le donne nel mondo.

Darya Majidi, cosa porta con sé della recente esperienza alle Nazione Unite?
Al CSW69 di New York ho respirato un’aria di speranza, di lotta, di attivismo che molto probabilmente è stata riaccesa da queste politiche contro la diversity: l’acronimo DEI sta per Diversity Equity and Inclusion. Musk ha scritto un post su X secondo “DEI must DEI” cioè tutto ciò che è stato creato sulla diversità deve morire. Questo sta scatenando proteste nelle università americane, i giovani stanno scendendo in campo, i giudici si stanno schierando per dire che tutto questo è semplicemente anticostituzionale. Molti paesi che nella nostra mente pensiamo essere indietro, penso all’Arabia Saudita, piuttosto che alla Cina, all’India, stanno varando velocemente proposte pro-donne. Se una parte del mondo si è un po’ congelata, l’altra parte, invece, si sta attivando.

Darya Majidi, come vede il futuro?
Sono ottimista e fiduciosa, fa parte del mio DNA e penso che le tecnologie possano accelerare il raggiungimento della parità. Però, anche le donne devono uscire dalla comfort zone, devono darsi voce, devono parlare e gli uomini devono essere sentinelle sociali, accanto a noi, con noi, non solo per le loro figlie, ma per le figlie del mondo!

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