Eventi socio-culturali Società

Intervista alla presidente dei Giovani per l’UNESCO

Il futuro è nella green community, la nostra intervista esclusiva a Chiara Bocchio, presidente di AIGU, Associazione italiana giovani per l’UNESCO

Siamo di fronte a un bivio: mantenere l’attuale modello economico, sociale e culturale che depreda l’ambiente e fomenta il conflitto sociale o cambiare rotta e virare verso un nuovo modello di progresso, in cui benessere e prosperità si consolidano nel rispetto dei diritti dell’uomo e del pianeta. A tracciare la rotta – in una intervista a Donna in Affari – è la presidente dell’Associazione Italiana Giovani per l’UNESCO (Aigu), Chiara Bocchio, nella sua chiamata alle armi verso la green community, la rete nazionale del futuro.

Pochi giorni fa avete presentato a Roma il Manifesto “Next Generation You”, documento in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030 con 23+12 proposte pensate dai giovani per i giovani. Quali sono i capisaldi del vostro progetto? 
Il Manifesto Next Generation You è il manifesto elaborato dall’Associazione Italiana Giovani per l’UNESCO per dare voce ai bisogni ed aspettative della nostra generazione. Il Manifesto, che abbiamo condiviso e presentato al governo e a varie istituzioni e associazioni, contiene proposte pensate dai giovani per i giovani, concrete e facilmente attuabili per un futuro più sostenibile e inclusivo, in accordo con i pilastri dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
Il Manifesto “Next Generation You” è composto da quattro aree tematiche: Nutrire il futuro, La scuola di tutti, Sei la mia città, Il New Deal della cultura. Per ognuna di queste abbiamo dato vita a un tavolo di lavoro che ha portato alla redazione di una checklist di proposte che ha visto il coinvolgimento attivo di soci e di esperti esterni.
Tantissimi gli indirizzi dati da questo Manifesto, a partire dall’introduzione della figura dello psicologo a disposizione di studenti, genitori e docenti, prodotti sostenibili nelle mense scolastiche, una borsa universale per l’accesso alla formazione ai neomaggiorenni, un piano assunzione da parte della PA di giovani professionisti culturali.

Spesso sentiamo dire che con la cultura non si mangia, eppure uno dei quattro capisaldi del vostro Manifesto si intitola proprio “Il new deal della Cultura”. Come sradicare la convinzione che la cultura sia soltanto un passatempo?  
Il professionismo culturale richiede anni di studio specifico e di esperienza sul campo. Come ogni altra professione, dovrebbe avere un’adeguata retribuzione che permetta di potersi mantenere con il risultato del proprio lavoro, riconoscendo così la dignità di figura professionale dell’operatore culturale e dell’artista. Viviamo in uno dei Paesi con la più alta concentrazione di beni culturali e designazioni UNESCO al mondo, ognuna di queste eccezionali aree necessita di un adeguato sistema di gestione per poter mantenere il suo riconoscimento…e quindi uffici strutturati, personale e ovviamente giovani. La gestione di questi luoghi, però, rimane spesso legata ai concorsi pubblici, che non vengono banditi per anni e spesso con modalità desuete. Il problema è che le strutture sono carenti di personale, vi è poco ricambio e non sono in grado di recepire una selezione di giovani. Forse l’organizzazione e il sistema del reclutamento andrebbe cambiato, considerando le professionalità specifiche e il curriculum. In Italia non vi è ancora un vero e strutturato inserimento dei giovani nel mondo della cultura, che dopo anni di studi e specializzazioni, si ritrovano con un susseguirsi di stage, lavori precari in realtà esterne alle amministrazioni, che portano a non stabilizzarsi e spesso a ricoprire ruoli impropri e senza prospettiva. Inoltre, negli enti locali vengono banditi perlopiù concorsi per istruttori direttivi amministrativi, che richiedono come unica laurea Giurisprudenza, Economia o Scienze Politiche. I bandi per istruttori culturali non vengono invece quasi mai aperti, portando quindi moltissimi ad accedere a bandi per istruttore amministrativo per il quale non viene richiesta la laurea. Tra le nostre proposte vi è l’assunzione a tempo indeterminato di giovani under 35 nei settori della conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale, con particolare attenzione alle amministrazioni che gestiscono designazioni UNESCO, oltre ad una maggior libertà da parte della pubblica amministrazione di assumere professionisti culturali. In questo contesto, si propone una programmazione periodica nella selezione delle professionalità del comparto cultura, così come la revisione e la creazione di concorsi per enti locali al fine di garantire l’inserimento di profili specifici e professionalità nel settore culturale e nella progettazione europea.

Donna, poco più che 30enne, in carriera: un connubio che ancora oggi, purtroppo, fa fatica a decollare. Ha incontrato pregiudizi e/o ostacoli durante il suo percorso professionale? Cosa si sente di consigliare alle sue coetanee? 
Purtroppo, sì, ho incontrato pregiudizi ed ostacoli nel mio percorso professionale, e penso di essere solo una delle tante donne che hanno vissuto almeno un episodio di discriminazione perché donna e giovane. Da osservazioni diffamanti sul come e perché si è ottenuto un incarico d’importanza, a interpretazioni sul fatto di “non essere all’altezza” di un determinato ruolo perché “giovane”, a commenti e nomignoli inappropriati e sgradevoli.  Una donna giovane che cerca di far carriera è spesso sottovalutata. Gli stereotipi di genere influenzano la cultura di intere generazioni, di un intero Paese per anni e anni. Scardinare una società discriminatoria richiede un vero cambio di rotta, partendo da una radicale trasformazione di mentalità, a partire dalla scuola e dal mondo del lavoro.
L’Obiettivo n. 5 dell’Agenda 2030 dell’ONU ci ricorda che la parità di genere non è solo un diritto umano fondamentale, ma presupposto indispensabile per un mondo prospero, sostenibile e inclusivo.
Un consiglio che mi sento di dare alle mie coetanee è di avere sempre fiducia in se stesse, nelle proprie capacità, di sentirsi all’altezza di un determinato incarico, aumento, avanzamento di carriera, di pretendere di essere presentate come professioniste.

Sul clima non c’è più tempo da perdere. Gli scienziati lo dicono da tempo: o cambiamo i nostri stili di vita o rischiamo seriamente di superare il punto di non ritorno. Le nuove generazioni sono molto attente e sensibili al tema, ma spesso le loro battaglie non ricevono l’attenzione che meritano. Secondo lei quali strumenti andrebbero messi in campo per sensibilizzare l’attuale classe dirigente?
In questi giorni si sta tenendo a Glasgow la Cop26, la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici.  Oltre 100 capi di Stato si sono riuniti per discutere di clima e un primo impegno e accordo emerso da questi giorni è stato lo stop alla deforestazione entro il 2030.
I movimenti bottom-up, come i Fridays4Future, emersi direttamente dai giovani, si sono rivelati un successo. Ora, Capi di Stato ringraziano i giovani per aver portato l’agenda climatica in cima al dibattito politico. La strada ovviamente è ancora lunga e in salita ed il mondo delle istituzioni deve iniziare a riconoscere il fatto che i giovani devono essere coinvolti.
Un così forte fermento tra i giovani credo non fosse presente dagli anni 60’-70’.  Se penso solo a quanto è stato conquistato in quegli anni dal punto di vista dei diritti civili, allora mi viene naturale dire di continuare a tenere alta la voce per questa battaglia per il clima.

Se il genio della lampada le concedesse soltanto tre riforme su cosa punterebbe per rilanciare il nostro Paese? 
Cercherò di raggruppare alcune proposte in tre filoni, ovvero transizione ecologica, formazione e occupazione giovanile.

Sul tema della transizione ecologica, come abbiamo sottolineato nel nostro Manifesto, pensiamo sia importante attuare riforme nel:

  • settore dei trasporti, che ancora risulta punto debole verso la decarbonizzazione. In questo contesto vi è la necessità di estendere la mobilità lenta e sostenibile, che comprenda l’allargamento delle aree ZTL nelle città,  il rinnovo del sistema di trasporto pubblico in chiave green e di infrastrutture di ricarica. Inoltre, l’introduzione di compensazioni delle emissioni di Co2 obbligatorie per i voli.  
  • settore della filiera alimentare, attraverso l’abolizione della plastica monouso ed incentivi per l’introduzione in ogni casa di filtri per l’acqua; la creazione di un “punteggio di CO2” in etichetta per visualizzare l’impatto della produzione del prodotto sull’ambiente; l’introduzione di pasti costituiti per il 50% da prodotti sostenibili o sotto i segni di origine e qualità controllata (compreso il 20% di prodotti biologici) in tutta la ristorazione collettiva; l’abolizione dell’utilizzo delle microplastiche all’interno di cosmetici, prodotti per l’igiene personale, alimenti e tessuti. Per quanto riguarda la gestione dei rifiuti e l’economia circolare,  è fondamentale l’ammodernamento e sviluppo di nuovi impianti di trattamento.

Dal punto di vista della formazione, proponiamo:

  • l’ingresso gratuito nei luoghi statali della cultura per gli under 35;
  • una  borsa universale di € 20.000 euro per tutti i ragazzi/e diplomati  (vincolati alla formazione e accreditati su un portale della PA) da distribuire in un arco pluriennale, per finanziare spese quali l’acquisto di libri, ingresso a musei, cinema, teatri e luoghi della cultura, corsi di linguistici e professionali, iscrizione all’Università, tutor per disabili, BES e DSA e qualsiasi percorso di formazione che il legislatore decida di includere;
  • seguendo il modello scolastico indiano, l’introduzione dell’insegnamento ai valori umani, ovvero Verità, Rettitudine, Pace, Amore e Non-Violenza, all’interno dei programmi scolastici. Se vogliamo costruire una società unita, forte e inclusiva, è importante che i bambini e i ragazzi coltivano valori e virtù. Il sistema scolastico risulta quindi fondamentale per offrire un terreno fertile in cui i bambini possano crescere;
  • In un contesto in cui il patrimonio culturale e naturale è sempre più minacciato da fenomeni con impatti talvolta tragici e cambiamenti climatici repentini, è fondamentale l’inserimento di corsi di formazione sul tema risk prepardness e sostenibilità ambientale all’interno degli ITS e Università esistenti. Inoltre, la partecipazione della cittadinanza (attraverso anche gruppi di volontari) si è riscontrata una strategia vincente nella gestione del rischio. Pertanto, si propongono campagne permanenti di sensibilizzazione, attività di formazione che prevedano un’esperienza diretta delle giovani generazioni, di cura e tutela del patrimonio, anche in situazioni di rischio (es. inserimento di attività specifiche nei programmi di educazione civica).

Per quanto riguarda invece l’occupazione giovanile, sarà fondamentale:

  • una programmazione periodica nella selezione delle professionalità del comparto cultura, così come la revisione dei concorsi degli enti locali per l’inserimento di professionalità culturali;
  • far sì che il mondo della scuola, delle università e del lavoro siano integrati fra loro tramite la creazione di percorsi formativi specifici. In questo contesto PA e mondo delle imprese devono avere un ruolo maggiormente attivo affiancandosi alla scuola e all’università, facendo in modo che gli istituti di formazione creino profili adatti al mondo del lavoro, in costante e continua evoluzione.

Potrebbe interessarti