Celebrazione di una donna che sappia affermarsi senza snaturarsi. Questa l’idea alla base della manifestazione internazionale realizzata dalla WIN (Woman’s International Networking)
Si è svolta presso l’Ergife Palace Hotel a Roma, dal 28 al 30 Settembre 2016, la 19° edizione della Global Win Conference. La tre giorni di incontri, discorsi, dibattiti e workshop dedicata alla leadership al femminile è il punto di riferimento internazionale dell’universo rosa, sempre più dinamico e determinato, e ogni anno accoglie centinaia di partecipanti di 17 nazionalità (quest’anno ne sono arrivati più di 900), accendendo i riflettori sulla professionalità, le doti manageriali, il successo lavorativo e personale delle donne.
Win significa Woman’s International Networking (Rete internazionale delle donne) ed è proprio dal contatto tra loro che le donne esprimono al meglio le loro potenzialità.
Quest’anno il tema della conferenza è stato: “Leading the way with beauty, connection and confidence” (farsi strada con bellezza, connessone e fiducia), per sottolineare come la donna oltre a fare rete debba credere in se stessa e non snaturarsi nel percorso di affermazione rinunciando alla propria femminilità.
Nel 1998, da un’idea visionaria della norvegese Kristin Engvig (diplomata alla Bocconi con un master in International economics and management), nascono l’organizzazione Win e la Global Win Conference, per portare all’attenzione del mondo tutto quello che le donne sono in grado di fare attingendo a quelle caratteristiche che sono loro proprie, come empatia, passione, competenza, intuizione, e che le portano a vivere la carriera come una vocazione dalla quale non esiste una scissione con la vita privata.
Kristin Engvig non parla mai di discriminazione nei propri interventi, credendo maggiormente nel valore di atteggiamenti positivi e propositivi che portano per naturalezza alla parità di genere e mette in luce i traguardi raggiunti come spinta a raggiungere ciò che ancora manca.
Nel pensiero di Kristin ci sono alcuni processi mentali fondamentali che consentono alle donne di farsi strada nel lavoro e nella società: diventare consapevoli di essere parte della società e agire per aprire in essa nuove porte che serviranno anche ad altri, avere coraggio e passione, non lasciarsi fermare dall’ostilità che si può trovare nel tentativo di affermare la propria leadership, perché andare avanti è portare avanti la trasformazione.
Il suo benvenuto ai partecipanti alla 19° Global Win Conference è stato all’insegna del potere di ognuno nel progresso generale: “a breakthrough for one is a breakthrough for many” (una svolta per uno è una svolta per molti). Inoltre, non ha mancato di sottolineare lo spirito con cui approcciarsi al meeting: “I welcome to Win with a request: to be present and open, ready to connect, quick to contribute, to take risks, to never accept the unacceptable and to expect magic” (Vi do il benvenuto in Win con una richiesta: essere presenti e aperti, pronti a entrare in connessione, a contribuire, ad assumervi rischi, a non accettare mai l’inaccettabile e a credere nella magia).
L’intervento di Virginia Raggi che ha suscitato tanto scalpore
Durante la plenaria di apertura della tre giorni, ricca di momenti motivazionali in stile internazionale e performance artistiche, è intervenuta, come esempio virtuoso di affermazione femminile, la Sindaca di Roma Virginia Raggi. La prima donna a ricoprire questa carica nella Capitale e incarnazione di un passaggio storico fondamentale in un “momento in cui le pari opportunità in Italia sono una chimera”, come la stessa Sindaca ha evidenziato nella sua prima conferenza stampa. Concetto che ha ribadito anche nel suo discorso all’evento, sostenendo come in Italia qualche passo per la parità di genere sia stato fatto con grande fatica e sia veramente piccolo rispetto al resto d’Europa. Si è espressa con parole dure sulle quote rosa definendole “un recito dentro il quale si è voluta circoscrivere la presenza femminile perché questa avesse una rappresentanza”, rinforzando con “non garantiscono né democrazia né meritocrazia”.
Concetti che mostrano come il nostro Paese non stia affatto dibattendo su quale sia il prossimo passo per la vera parità. Un’alternativa infatti alle quote rosa al momento non esiste e non vi è stato alcun annuncio che la lasci presagire in un panorama, il nostro, in cui ad oggi non è ancora possibile affidare al buon senso rispetto e parità.
Le dichiarazioni della sindaca hanno suscitato reazioni contrastanti, anche in seguito da parte dei politici italiani e degli opinion leader italiani, e sul momento, in un ambiente internazionale in cui nella maggior parte dei casi lo spirito di Win è già ampiamente rappresentato. Ma il rispetto delle idee è stato l’atteggiamento generale, impersonato da Kristin Engvig, la quale ha sottolineato: “Non tutte erano d’accordo ma dobbiamo rispettare le opinioni diverse” ed ha aggiunto “ L’intervento di Raggi è stato un grande successo qui, le donne vogliono che abbia successo perché ci rappresenta, è giovane, sta affrontando sfide importanti, incarna strade nuove indipendentemente dalla sua appartenenza politica e noi siamo qui proprio per aprire strade nuove”.
La Sindaca infatti si è anche soffermata su empatia, cooperazione, intuizione, solidarietà, cura, che sono elementi fondamentali nella sfida dell’affermazione e ha invitato a non pensare che il tempo che le donne dedicano al lavoro sia l’unico tempo per il quale vadano giudicate, perché le donne fanno molto altro, in casa, in famiglia, per i figli. Con un richiamo a Eleanor Roosevelt ha esortato a realizzare la visione di futuro di ognuna non perdendo la speranza nella realizzazione dei propri sogni e ha concluso con le parole del Dalai Lama, per una società più lungimirante e più accogliente: “Lasciamo che i valori femminili sboccino nella nostra società affinché cambino la mentalità delle persone. È indispensabile per costruire una pace duratura e per il futuro dell’umanità”.
Il messaggio della 19° Global Win Conference è quello di concentrarsi sulla persone e sul percorso per una rivoluzione della percezione dei ruoli nella società, che non siano più visti come ruoli di genere, ma come ruoli di competenza, in cui le proprie caratteristiche naturali siano un valore aggiunto e creino unione non distanza.