Aumento occupazione femminile e rappresentanza di genere ai vertici aziendali
La nuova frontiera lanciata dal Forum di ValoreD: generare Valore senza esclusione di genere
Si apre con un omaggio a Ipazia – la matematica e filosofa greca del IV secolo – il primo incontro del Forum nazionale di Valore D, associazione di grandi imprese creata in Italia per sostenere la leadership femminile in azienda, tenutosi a Roma in una platea affollatissima il 15 febbraio scorso.
Gli obiettivi sono decisamente ambiziosi: aumentare l’occupazione femminile, riequilibrare i carichi familiari e garantire una maggiore rappresentanza femminile in azienda.
Tuttavia il rapporto diffuso alla platea e che fotografa la condizione della donna in ambito aziendale è, ancora oggi, profondamente deludente. Non solo per la mancanza di leadership ai massimi livelli – le donne nei CdA delle grandi aziende in Italia sono appena il 6,8%, mentre raggiungono solo il 24% in tutte le linee di dirigenza – ma anche per il grande divario occupazionale che tocca tutti gli ambiti lavorativi.
Nel nostro Paese lavorano infatti solo il 46% delle donne, a fronte di una media europea che sfiora il 60%, e quelle che lo fanno, in media, dedicano al lavoro fuori casa appena il 50% del tempo dedicato dagli uomini. Tuttavia – altra situazione inquietante – sommando il monte delle ore dedicate al lavoro in casa e fuori, le donne lavorano 30/40 minuti al giorno in più degli uomini, ma contribuiscono dal 20 al 40% in meno al reddito familiare.
Insieme a questi dati sconfortanti ne girano altri che hanno attirato in misura forse maggiore l’attenzione degli economisti. In particolare, nonostante la gravissima crisi che ci sta attanagliando, sono ormai di pubblico dominio le stime che mettono in evidenza la produttività delle aziende in cui la dirigenza è affidata a una donna e che appaiono sorprendenti.
In Italia – come sottolineato da Alessandra Perrazzelli, presidente di Valore D – le aziende che hanno una dirigenza femminile hanno un indice di produttività superiore al 37% rispetto alle altre ed inoltre, se il capo è donna, l’ottimizzazione del capitale per gli investimenti strutturali sfiora quasi l’ 80%.
Un risultato che ormai molti studi concordano possa attribuirsi semplicemente al valore aggiunto che la diversità di genere apporta anche in ambito aziendale.
Ed è proprio sulla valorizzazione del talento femminile e sul concreto sostegno al suo sviluppo che sono indirizzate le azioni dell’associazione Valore D. Programmi di mentorship che supportino le donne nel percorso di carriera; azioni che favoriscano una formazione continua per migliorare l’accrescimento professionale; una promozione costante di donne leader che possano essere esempio e modello per le più giovani ed infine l’indicazione di quelle best practice che possano favorire l’innovazione nei diversi settori di appartenenza.
Ma come riuscire concretamente a sfondare il famigerato “tetto di cristallo”?
Secondo l’amministratore delegato di Nokia Siemens Italia, Maria Elena Cappello, ad esempio con l’introduzione di codici etici che rispecchino la diversity in azienda e soprattutto con azioni che abbattano certezze storiche. A breve Nokia Siemens abolirà infatti l’obbligo di timbrare il cartellino. Questo, secondo Cappello, significa introdurre l’abitudine ad un lavoro flessibile che punti sulla qualità, sul valore del tempo dedicato dal lavoratore rispetto alla quantità. Una misura che, migliorando da una parte per l’azienda le capacità di performance dei singoli, permette dall’altra di aprire concretamente una strada per una conciliazione fra tempi lavorativi e familiari.
E sull’effettiva necessità per l’Italia di introdurre per legge le quota rosa, Elisabetta Oliveri, Consigliera delegata di Snam Rete Gas e ATM, ricorda a questo proposito un piccolo aneddoto della sua carriera lavorativa: quando, arrivata ai vertici aziendali di un’altra importante azienda italiana, si accorse che, nonostante le numerose ristrutturazioni edilizie che lo avevano interessato, al piano dell’altissima dirigenza non erano stati materialmente previsti i bagni per le signore. Sicuramente una svista, ma indubbiamente indicativa di una condizione sociale che continua a persistere.
L’attenzione del Forum non si è limitata comunque solo alle sfere più alte dei comparti aziendali.
Dalle donne imprenditrici è infatti partito un deciso appello alla Ministra del Welfare, Elsa Fornero, intervenuta al Convegno, per sollecitare l’impegno alla reintroduzione della norma che impedisce le dimissioni in bianco, con la speranza che la ministra ponga definitivamente la parola fine ad una delle più antipatiche worst practice italiane e che impone, aggirando subdolamente la legge, il licenziamento delle lavoratrici che aspettano un bambino.
Cristiana Persia