La paura delle conseguenze economiche del lockdown e del Covid hanno portato a un boom del risparmio in Italia che vale quanto il MES
Il boom del risparmio è stato evidenziato dal Rapporto Censis-Assogestioni “Il valore della diversità nelle scelte d’investimento prima e dopo il Covid-19” presentato oggi, 9 luglio 2020, realizzato dal Censis in collaborazione con Assogestioni, associazione italiana del risparmio gestito.
La paura fa 90 ed è boom del risparmio
Gli italiani sono impauriti e accantonano i propri risparmi, tanto che l’aumento di liquidità nel lockdown vale quanto il “famigerato” MES (Meccanismo europeo di stabilità). Vince dunque la cautela, dal momento che il 68% dei cittadini italiani ha paura per la situazione economica familiare anche se le entrate del 71% dei percettori di reddito (considerando l’enorme numero di dipendenti pubblici, che ha continuato a percepire regolarmente lo stipendio, al contrario dei privati, imprenditori e dipendenti) non sono state intaccate. Si tratta di una paura radicata nei territori e trasversale ai diversi gruppi sociali. La percentuale sale al 72% tra i millennial e le donne, sfiora il 75% nel Sud, supera il 76% tra gli imprenditori e arriva all’82,6% tra le persone con i redditi più bassi. Nella fase post-emergenza, poi, la biopaura da contagio e la minaccia alla salute si saldano ai timori per le incerte prospettive economiche. La paura diventa così il principio regolatore emotivo di questa nuova stagione – spiegano gli analisti del Censis.
Gli italiani preferiscono investire nell’imprenditoria femminile
Diversificare è la parola d’ordine per gli italiani che hanno dato origine al boom del risparmio, e con una particolarità: il 40,3% degli italiani preferirebbe investire in un’azienda o in fondi di investimento guidati da donne. E il 39,9% sceglierebbe un consulente finanziario donna. Spicca il fatto che tra le donne le quote che optano per la preferenza di genere per decidere in cosa investire (42,4%) o per il consulente a cui dare fiducia (39,9%) sono prossime a quelle dei maschi (rispettivamente, 38,1% e 39,9%).
Italiani sempre più attenti agli investimenti
Quando si tratta di soldi, vince un sano pragmatismo – spiegano gli analisti del Censis. Lo confermano anche i consulenti finanziari intervistati, tra i quali il 76,4% ha una clientela molto diversificata per genere, età, istruzione, disponibilità economica. Il 95% di loro ritiene che la diversity conti molto più che in passato, motivo per cui l’86% pensa che ci sia bisogno di una formazione ad hoc per affrontare meglio e gestire la diversity.
Perché il boom del risparmio in Italia
L’epidemia del Covid-19, oltre ad aver diffuso la paura, ha generato una grande incertezza economica ed esistenziale. Lo pensa il 49,7% degli italiani (il dato sale al 58,9% tra gli imprenditori). L’unica certezza è che “tutto può succedere”: la possibilità che un evento inedito e inatteso possa cambiare in un attimo la vita delle persone fa esplodere un senso di vulnerabilità. Da qui la necessità emersa di una grande cautela anche sul piano economico, soprattutto nella gestione dei propri soldi. Lo pensa il 39,7% dei risparmiatori (il dato sale al 45% nel Nord-Est).
Più risparmi da investire
Il 38,9% degli italiani ha incrementato il proprio risparmio nel periodo del lockdown e la percentuale sale al 49,1% tra i risparmiatori abituali. Del resto, nel periodo della quarantena sono stati 28 milioni i percettori di reddito le cui entrate non sono state intaccate (pensionati, dipendenti pubblici, lavoratori del settore privato non in Cassa integrazione o congedo parentale), pari al 71,2% del totale. Il risparmio forzoso è dovuto alla continuità nelle retribuzioni e ai contemporanei tagli nei consumi. E gli investimenti di questa liquidità aggiuntiva fanno nascere qualche dubbio di scelta; ad esempio per quanto riguarda i titoli di Stato: il 43,7% degli italiani li comprerebbe, il 51,3% no, il 5% è incerto. Più propensi ad acquistarli i residenti del Nord-Ovest (47,5%), le persone con redditi elevati (55,9%), i dirigenti e i quadri (59,3%), mentre i più scettici sono gli operai (54,5%) e i residenti del Sud (54%). Vince il timore per un debito pubblico che nel lungo periodo può generare rischi anche per i propri risparmi.
Investimenti responsabili per questo boom del risparmio
Buona la propensione all’acquisto di strumenti finanziari Esg (Environmental, Social, Governance), basati su criteri di investimento responsabile: il 52,3% degli italiani si dice interessato a investirvi (il 68,2% tra i laureati, il 70,2% tra i dirigenti e i quadri). Una voglia di sostenibilità che oggi si lega al tema della tutela e promozione della salute, balzato in cima alle priorità delle persone con l’emergenza sanitaria.
Boom del risparmio equivale a boom della liquidità
La liquidità nei portafogli delle famiglie italiane è aumentata di 34,4 miliardi di euro nei tre mesi più neri dell’epidemia (febbraio-aprile): una cifra quasi uguale al valore del Mes per l’Italia di cui oggi tanto si discute. Sono risorse che si aggiungono ai 121 miliardi di euro di liquidità aggiuntiva accumulata negli ultimi tre anni, prima dell’esplosione dell’epidemia (+8,4% in termini reali nel triennio): una cifra pari a nove volte le risorse del Piano Marshall destinate al nostro Paese per la ricostruzione del dopoguerra rapportate ai valori attuali. Paura, incertezza e cautela fanno decollare ancora il “cash cautelativo”, da tempo in crescita, come strumento familiare di autotutela.
Il futuro dei risparmiatori
Se il trend proseguirà allo stesso ritmo del triennio trascorso, nel 2023 ci saranno altri 135 miliardi di liquidità aggiuntiva per le famiglie. Per il prossimo futuro il 34,1% degli italiani considera la liquidità lo strumento principale per la propria protezione, insieme all’ampliamento del sistema di welfare pubblico (34%) e all’acquisto di strumenti assicurativi, mutualistici, integrativi (18,6%).