Il 9 giugno si è tenuto il convegno “Il futuro dei servizi educativi per l’infanzia 0-6. L’occasione necessaria” organizzato da Esperia
Durante l’incontro sul futuro dei servizi educativi si è parlato di temi come denatalità e occupazione femminile legati al mondo dell’infanzia. I servizi educativi sono spesso lontani da casa e molto costosi: garantire la gratuità e allargare il bacino di utilizzo delle strutture di asilo nido potrebbe portare grande beneficio al futuro dei servizi educativi per l’infanzia 0-6, alla crescita dei bambini e avrebbe un ritorno immediato sull’occupazione femminile e, in ultima analisi sul PIL e sulla crescita complessiva del Paese.
Il futuro dei servizi educativi per l’infanzia 0-6, il convegno
Durante il convegno promosso da ‘Crescere Insieme’, progetto di Esperia Srl, dal 1993 impegnata nello sviluppo dei servizi rivolti all’infanzia e alla famiglia, sono intervenuti la ministra Elena Bonetti, l’assessora regionale alla Famiglia, Solidarietà sociale, Disabilità e Pari Opportunità della Lombardia Alessandra Locatelli, l’assessora con deleghe a Educazione, Scuola, Pari opportunità e differenze di genere del Comune di Bologna Susanna Zaccaria, Francesca Bettio, docente di Politica economica all’università di Siena, Nicola Iannaccone, psicologo ATS Milano, Daniela Lucangeli, docente di Scienze psicologiche dello sviluppo, della personalità e delle relazioni interpersonali presso l’Università di Padova, Rosa Ferri, direttore del Dipartimento di Psicologia della salute dell’Università Sapienza di Roma e, infine, Domenico Crea, presidente del Centro studi ‘Imparando il mondo’.
L’educazione dei piccoli al centro della ripartenza
Dal 1° luglio partirà l’assegno unico, una misura nuova per il nostro Paese, che verrà istituzionalizzata a partire da gennaio 2022 e voluta dalla ministra Elena Bonetti, che a tal proposito, nel suo saluto introduttivo, ha affermato: “Qualsiasi riflessione sul tema del servizio educativo 0-6 è un contributo prezioso, fondamentale ad una scelta che come paese stiamo portando avanti: quello di riportare al centro l’educazione e di ricominciare a progettare un’educazione a partire dai piccoli”.
Il diritto all’educazione è un diritto universale e c’è bisogno di un’azione educativa, collettiva e integrata, anche considerando i numeri relativi alla copertura degli asili nido, che ad oggi ha una percentuale del 24% e che, come affermato durante il convengo da Carlo Cottarelli, economista italiano, dovrà passare al 37%, anche se si auspica arrivi fino al 60%.
È stato sottolineato, inoltre, che un altro punto dolente è poi la distribuzione non omogenea sul territorio dei servizi per l’infanzia e che, con il PNRR, ci sarà un investimento di 3,6 miliardi di euro per l’educazione, un’occasione necessaria da non perdere per lo sviluppo dei sistemi dei servizi educativi 0-6 anni.
Il futuro dei servizi educativi: natalità e occupazione femminile
L’Italia è agli ultimi posti per la spesa nel settore educativo 0-6 in Europa. Probabilmente sarà necessario un aumento della spesa corrente per arrivare a una copertura maggiore dei servizi per l’infanzia. Questo aumento di spesa potrebbe rappresentare un investimento vero e proprio perché da qui ne potrebbe conseguire sicuramente un aumento della natalità, ma anche un incremento dell’occupazione femminile.
I servizi educativi all’infanzia sono cruciali nell’affrontare questo binomio perché sono essenziali nello stabilire che si può avere sia più figli, che più lavoro per le donne. “È possibile combinare più occupazione delle donne con più figli” ha affermato sull’argomento Francesca Bettio, fondatrice di inGenere e docente di politica economica all’Università di Siena. Secondo i dati “più cresce il numero dei figli registrato da un Paese, più cresce l’occupazione femminile di quel Paese”. Lo stesso accade se si trasla il problema all’interno dell’Italia: nelle regioni dove è maggiore l’occupazione femminile, è anche maggiore la natalità. I servizi all’infanzia, infatti, “da un lato liberano il tempo alle madri, dall’altro creano occupazione potenziale per le madri perché avere più asili significa avere più insegnanti e la scuola dell’infanzia può essere un datore di lavoro soprattutto per le donne” ha concluso Bettio.
Servizi educativi. Che cosa si può fare per migliorare la situazione nel nostro Paese?
A questa domanda Domenico Crea ha risposto: “Sicuramente i numeri hanno una loro importanza. su questi poi bisogna fare delle altre considerazioni. I servizi educativi possono essere un argine importante, determinante alla soluzione di alcuni problemi. Proprio perché ad oggi il PNRR ha riportato all’attenzione anche il problema degli asili nido, prevedendo degli investimenti che dovrebbero tradursi in circa 240.000 nuovi posti per bambini nelle strutture educative, questi riusciranno a riequilibrare l’offerta di servizi e a renderla più omogenea nel nostro territorio nazionale”. Ha poi continuato: “Spero, inoltre, che il gap all’interno del nostro paese possa essere superato grazie a questi nuovi interventi. Ricordiamo che a Roma, per poter frequentare un asilo nido del sistema pubblico-privato, le famiglie possono arrivare a pagare una quota mensile fino a 480 euro al mese. Questo fa risultare evidente la difficoltà di sostenere e coniugare la contemporaneità dell’essere mamma e di essere anche protagonista nella vita lavorativa. È per questo che solo la creazione di nuove strutture rischia di essere insufficiente come misura. È necessario rendere più efficiente l’intero sistema, portando un’integrazione sempre più forte tra quella che è l’offerta pubblica e l’offerta privata, rendendo complementari tra di loro gli aspetti positivi delle due offerte per un servizio che possa garantire uno sviluppo del nostro Paese”.
Le conseguenze della pandemia sui bambini
Daniela Lucangeli, fondatrice del modello B612 docente dell’Università di Padova, ha poi parlato degli strascichi della pandemia, che saranno sicuramente pesanti soprattutto sui più piccoli. A tal proposito ha affermato: “C’è bisogno di educare alla psiche, nel senso profondo del termine, di educare a regolare, in modo che ciò che pensiamo e sentiamo non determini per il futuro delle tracce che poi dovremo ‘correre ai ripari’. È necessario sapere come funzioniamo, avere informazioni di come nelle diverse età è necessario rapportarci ai nostri figli”. Durante la pandemia è venuto fuori, infatti, che, soprattutto a livello educativo, gli adulti attuano un grande sistema di delega, di delega ad altro (scuola, sport, attività) e non optano per un ‘noi’ di responsabilità con le istituzioni. Le madri e i padri si sono ritrovati ad essere madri e padri a tempo pieno e a ‘qualità piena’ e quindi “lì è importante saper comunicare con i propri figli, saper comprendere i propri figli, saper giocare con loro, saper condividere le emozioni” ha concluso Lucangeli.
Il futuro dei servizi educativi per l’infanzia: la salute
È stato dimostrato che la scuola per l’infanzia rappresenta un momento di benessere per i bambini e, addirittura, incide anche sull’aspettativa di vita, quindi ha una funzione potremmo dire ‘a tutto tondo’. Nicola Iannaccone, psicologo ATS Milano esperto in promozione della salute, è intervenuto al convegno sul tema della salute affermando: “I servizi educativi per la prima infanzia, quindi 0-6 anni, hanno un’importanza strategica e di prospettiva rispetto alla funzione della salute. La salute non è l’assenza di malattia, ma una condizione di benessere più complessiva”. I servizi della prima infanzia sono determinanti perché incidono proprio sulla capacità, da una parte, di ridurre le disuguaglianze e, dall’altra, di introdurre degli stili di vita “che poi difficilmente si possono acquisire nel corso dei degli anni, se non si interviene e se non si fa un lavoro di educazione complessiva” ha concluso Iannaccone.
Servizi educativi. Come ha agito la Lombardia durante la pandemia?
Il tema delle pari opportunità, dell’accesso dei bambini ai percorsi di studio e della salute sono temi centrali per la Regione Lombardia. “Le strategie messe a punto in questi mesi così difficili saranno declinate anche per il futuro con lo scopo di riorganizzare, ripensare, riorientare le strategie e le azioni politiche che sono mirate proprio al sostegno della genitorialità, della natalità, dei percorsi di accesso educativi di studio. Per noi ci sono stati dei pilastri fondamentali in questi anni, che riguardano i servizi dell’infanzia: il fatto di averli disponibili, flessibili, di avere un’accessibilità economica a questi servizi e di poter offrire servizi di qualità” ha dichiarato l’assessora Alessandra Locatelli. “Garantire servizi mirati alla prima infanzia flessibili, di qualità, accessibili è un passo sicuramente anche per garantire una tutela maggiore dell’occupazione femminile. E questo significa preoccuparsi della reale possibilità di sopravvivenza dei nuclei familiari in questa crisi economica così devastante”. La Regione Lombardia a breve inizierà un ciclo di seminari: tre riguarderanno proprio le politiche della famiglia, con il supporto alla genitorialità, alla natalità e alla fragilità delle famiglie.
Il commento di Susanna Zaccaria rispetto all’andamento bolognese dei servizi educativi
Per quanto riguarda la città di Bologna, questo “è un territorio che ha dei numeri certamente soddisfacenti rispetto ad altre zone d’Italia, in termini di servizi, di copertura, di percentuale della richiesta e anche di occupazione femminile” ha commentato l’assessora Susanna Zaccaria. “Questa brusca interruzione di contatti ci ha fortemente e progressivamente sempre più preoccupato, quindi noi abbiamo cercato di utilizzare gli strumenti in contrasto alla dispersione, come la totale gratuità dei servizi all’infanzia 0-6 anni. Gli adolescenti sono rimasti connessi, perché son connessi a prescindere, i piccoli no. E quindi c’è stata molta apprensione rispetto alle situazioni delle famiglie che non potevano più socializzare, rivedendo quindi tutti i contenuti educativi per fare in modo di tenere agganciate le famiglie” ha poi concluso.
Gli elementi su cui ha puntato il comune di Bologna in questa fase così complicata sono, quindi, il sostegno alla famiglia, la flessibilità e la gratuità dei servizi, oltre che a creare soluzioni parametrate anche su singoli quartieri, perché non tutti i quartieri ovviamente hanno le stesse esigenze.
Rosa Ferri sui servizi educativi per l’infanzia a Roma
I servizi educativi per l’infanzia sono stati mantenuti aperti, dopo il primo lockdown dell’anno scolastico passato, e hanno dovuto adeguarsi alle regole di sicurezza. La nuova organizzazione ha sicuramente condizionato il modello educativo preesistente. “Nell’ambito romano sia le educatrici dei nidi che le insegnanti della scuola dell’infanzia hanno avuto una reazione quanto mai positiva, mettendo in atto tutte le loro risorse per salvaguardare la relazione tra bambini e la relazione tra i bambini e l’organizzazione in qualche modo. Quella che invece è stata molto penalizzata è stata la relazione con la famiglia perché sono saltate tutte le strategie consuete di accoglienza, di colloqui diretti e di rapporto nel quotidiano che sappiamo essere fondamentali a livello di servizi educativi per l’infanzia” ha dichiarato Rosa Ferri. “Dobbiamo lavorare nel prossimo futuro proprio in un’ottica di ricostruzione, perché l’interruzione delle attività è stata molto lunga. La qualità del benessere del bambino passa anche attraverso il benessere degli adulti, quindi credo che dovremmo anche occuparci della qualità dell’offerta formativa, non solo sulla quantità, investendo anche sulla formazione del personale docente”.
Un sistema integrato di servizi educativi pubblico e privato
La realizzazione di un sistema integrato pubblico-privato può concorrere alla soluzione dei problemi sopra citati. Il servizio pubblico diretto costa circa il 40% in più del servizio educativo privato erogato in regime di convenzione col comune, con l’ente pubblico. Addirittura, se questo viene fatto attraverso un regime di concessione di strutture pubbliche a gestione privata, il costo si abbassa di un’ulteriore 30%. “Io mi auguro che si possa parlare di gratuità all’interno di un sistema pubblico-privato realmente fondato sulla complementarità degli aspetti positivi che ogni attore di questa vicenda può portare, lavorando in maniera integrata” ha affermato Domenico Crea, presidente del Centro studi Imparando il Mondo di Crescere Insieme.
Il futuro dei servizi educativi: la flessibilità
Negli ultimi anni le condizioni lavorative, parlando soprattutto di servizi educativi, sono diventate sempre più precarie. Ed anche questo è un fattore da considerare se si vuole promuovere una buona qualità dell’intervento educativo e anche una maggiore possibilità per le donne di lavorare e, quindi, di pianificare una famiglia. Sull’argomento è intervenuta ancora una volta Francesca Bettio: “Le giovani donne, spesso ancora di più che i giovani uomini, hanno ruoli precari e più bassi salari. La combinazione di questi due aspetti fa sì che l’incentivo ad avere figli sia andato giù. Ma ha fatto anche sì che combinare figli e lavoro sia diventato molto più difficile. Questa situazione rinnova l’attualità a reinvestire sui servizi all’infanzia”. In questo scenario la flessibilità dell’orario diventa un nodo cruciale. “Secondo i dati tra le motivazioni che vengono date dai genitori che smettono di lavorare c’è la mancanza di genitori di supporto (nonni) e non tanto l’accessibilità al nido. Questo perché i nonni sono gratuiti e flessibili. Il problema dell’apertura delle strutture dell’infanzia è quindi fondamentale e sottovalutato”.