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Amministrazione, finanza e controllo: come le imprese potrebbero risparmiare

aula sda bocconi

Amministrazione, finanza e controllo: come le imprese potrebbero risparmiare

I risparmi dovuti all’ottimizzazione della funzione AFC sarebbero del 39% se le imprese seguissero alcuni semplici consigli. I risultati dell’Osservatorio sulla funzione Amministrazione Finanza e Controllo delle medie imprese italiane della SDA Bocconi in collaborazione con la Ernst & Young

Per essere credibili nei riguardi degli investitori, per gestire il rapporto con le banche, magari per ambire alla quotazione in borsa, le imprese hanno bisogno di presentare dei “buoni numeri”; ciononostante in Italia la funzione AFC, preposta a ciò, è decisamente sottovalutata e ciò inficia molti sforzi economici delle imprenditrici e degli imprenditori, limitandone le possibilità di crescita.

Secondo il rapporto dell’osservatorio, a questo delicato e vitale settore aziendale vengono dedicate poche risorse umane e (in media 16 persone) e in una bassa collocazione gerarchica (per l’84% sono semplici impiegati e poco formati). Secondo i responsabili dell’Osservatorio (Franco Amigoni, Ariela Caglio, Stefania Boschetti e Andrea Dossi) ci sarebbe bisogno di un salto di qualità che, oltre a far prendere in considerazione nel modo dovuto l’impresa, farebbe anche calare i costi del 39%.

Nelle imprese in cui questa funzione è relegata alle attività tradizionali di contabilità, tesoreria e fiscalità, il costo corrisponde all’1,73% del fatturato aziendale e comprende personale, sistemi informativi, servizi esterni e spese generali. Quando invece alla funzione AFC si affida un ruolo istituzionale, il costo si abbassa all’1,05% del fatturato riducendosi pertanto del 39%.

Per arrivare a questo punto di risparmio, le imprese devono effettuare uno step intermedio, ovvero le attività tradizionali devono affiancarsi a quelle di programmazione e controllo di gestione, pianificazione strategica, fusioni ed acquisizioni, politiche di finanziamento e acquisti. Si tratta di un periodo intermedio in cui il costo della funzione sale al 2,56% del fatturato, costo che deve essere inteso come un investimento essenziale per la crescita dell’azienda.

Il motivo di questa necessità e di questo aumento temporaneo dei costi, lo spiega Andrea Dossi: “quando si aggiungono queste attività si deve spesso duplicare la contabilità, il che comporta impegno e costi, ma quando si passa al ruolo istituzionale – che comprende anche le funzioni di auditing, relazioni con gli investitori, compliance, risk management e internal auditing – la contabilità torna a essere una e l’organizzazione rigorosa necessaria a svolgere questi compiti riesce anche ad abbattere i costi. È assolutamente indispensabile, perciò, affrettare la transizione ai ruoli più maturi”.

Il problema delle medie imprese italiane (con un fatturato medio di 110 milioni di euro) è che purtroppo dimensioni e competenze per le funzioni di Amministrazione, Finanza e Controllo fanno difetto. E lo fanno sia per una corretta comprensione della rilevanza di queste funzioni da parte delle imprenditrici e degli imprenditori, sia per la mancanza di direttori amministravi o CFO (Chief Financial Officer) con un’adeguata formazione e competenza all’interno del mercato del lavoro italiano.
Solitamente la figura media del direttore amministrativo in questo asso portante dell’economia italiana, è quella di un maschio (82% dei casi) di 47 anni laureato (69% dei casi), raramente con un master (17% dei casi), e con un’anzianità nella posizione di circa otto anni. Questa posizione viene quasi sempre ricoperta da una risorsa interna e con limitati spazi di indipendenza.

I direttori stessi esprimono insoddisfazione per l’inefficienza con la quale il proprio ufficio riesce a svolgere i compiti ai quali è delegato. Per migliorare l’efficienza dovrebbero adottare un ruolo istituzionale e avere a disposizione personale qualificato (laureato) e ben inquadrato (ruolo dirigenziale).

Stefania Boschetti dichiara che “i dati indicano che le funzioni Afc che già svolgono un ruolo institutional hanno una maggiore efficacia di presidio della value-chain informativa e, per questa via, raggiungono una migliore efficienza complessiva nonostante svolgano maggiori attività”. Per questa ragione gli obiettivi dei prossimi tre anni, indicati dai responsabili delle funzioni stesse, sarebbero quelli di “di supportare proattivamente la definizione delle strategie, di adottare metodologie di Erm (Enterprise Risk Management, ndr) e di gestire in modo più attento la comunicazione verso l’esterno costituiscano le grandi aree di sviluppo della funzione”.

 

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